Io sono ancora qua
El Shaarawhy, a complete unknown: il Faraone predestinato che ha ballato di tutto
Si è conquistato il rigore che ha consentito alla Roma di tornare alla vittoria fuoricasa, a Udine. Doveva essere la nuova "big thing" italiana, ha trovato la sua dimensione
Sport - di Antonio Lamorte

Per quanto si possa darli per spacciati, li trovi sempre lì, lì nel mezzo, o sulla fascia, o insomma da quelle parti. Passano gli anni e le stagioni, le sessioni di calciomercato o le aste del Fantacalcio, ma niente: non se ne vanno, in qualche modo resistono. Li chiameremmo i “resilienti” se la definizione non fosse stata così abusata in questi anni, arrivando a comparire persino nel piano che dovrebbe salvare l’economia dell’Europa. Ma alla fine quello sono. Calciatori, allenatori, altri attori del mondo del pallone messi in discussione una volta sì e un’altra pure, a volte gratuitamente, a volte a ragione, che però non mollano. E li trovi sempre lì, a dirlo con i piedi e con il fiato: eh già, io sono ancora qua, come canta Vasco Rossi. Questa rubrica è dedicata e ispirata a loro.
Che ci sarebbe arrivato si era capito da come era partito, si era capito subito. In qualche modo ci sarebbe arrivato su quel pallone. È sempre stato rapido, veloce, freddo quasi robotico con quella sua cresta che fendeva l’aria, il Faraone Stephan El Shaarawy. Aveva questa forza nelle gambe che sembrava neutra, senza violenza, senza nevrosi, che però quando accelerava non lo prendeva nessuno. Era qualcosa di diverso dagli altri grandi attaccanti italiani, forza bruta o fantasia pura, poteva essere un personaggio di quelli buoni dei videogiochi.
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A vederlo rincorrere quella palla lunga allo stadio Friuli di Udine, secondo tempo inoltrato, lui subentrato in una partita sull’1 a 1, sembrava di vederlo correre da sempre. Come il personaggio di un film che quando vuoi lo metti su e riparte. Forrest Gump. Sarà così perché quando ha esordito in Serie A, e già se ne parlava un gran bene, questo ragazzino di Savona classe 1992 di proprietà del Milan, aveva soltanto 16 anni: uno dei dieci esordienti più giovani di sempre del Campionato.
Prestito al Padova: miglior giocatore in Serie B. Ritorno al Milan: 14 gol in 16 partite nella prima parte di stagione 2012/2013. È la nuova “big thing” italiana, non c’è dubbio. Finalmente qualcuno di affidabile cui consegnare l’eredità di una Nazionale arida di talenti. Ha corsa, velocità, soluzioni da lontano, tocchi a effetto da vicino, sembra concentrato, sul pezzo. E invece comincia a fermarsi troppo spesso, si rompe. La coppia con Balotelli è boicottata dagli eventi: doveva essere la coppia di attaccanti della nuova Italia anche africana, uno di origini kenyane, l’altro egiziane.
Al Monaco soltanto sei mesi. Alla Roma di Sandro Sabatini e Luciano Spalletti arriva con altre prerogative, riesce a tenersi quel posto anche con Eusebio Di Francesco. Segna una doppietta al Chelsea in Champions League: è quella Champions League epica che si spegnerà soltanto in semifinale contro il Liverpool per i giallorossi. È un bel traguardo, ma alla fine lui se ne va in Cina a 16 milioni di euro all’anno. Ha 27 anni. Dura un anno e mezzo e torna a Roma: ma ormai è un altro giocatore.
È sempre un attaccante, ma è qualcosa di più duttile, tatticamente funzionale, sempre utile. Non è più il miglior attore protagonista che tutti avevano pronosticato quando era poco più che un adolescente. È il non protagonista, o il gregario addirittura: sempre utile anche con José Mourinho, con cui vince la Conference League di Tirana. Claudio Ranieri lo ha buttato dentro nel secondo tempo per acciuffare una vittoria che alla Roma fuoricasa mancava da nove mesi, 276 giorni, guarda caso l’ultima volta era stata sempre a Udine.
Che Stephan El Shaarawy su quella palla ci sarebbe arrivato si era capito subito, da come era partito. Sava lo ha toccato, giù in area, rigore, trasformato in gol da Artem Dovbyk, 2 a 1. Il fine settimana precedente sempre lui, il Faraone, aveva timbrato il cartellino con un tiro da fuori dei suoi con il Genoa. Anche se parte dietro nelle gerarchie, lo trovi sempre lì Stephan El Shaarawy, un uomo che ha ballato ogni genere nel calcio attuale: da predestinato a talento buttato, da emigrante di lusso a uomo squadra, ormai a offrire più la sua esperienza che la sua freschezza. Chi è Stephan El Shaarawy, a complete unknown.
La classifica di Serie A alla 22esima giornata di campionato
Prova di forza esaltante del Napoli che al Maradona, in casa, schianta in rimonta per 2 a 1 la Juventus di Thiago Motta. Non basta il gol del neo-arrivato Kolo Muani ai bianconeri. Agli Azzurri di Antonio Conte risponde presente l’Inter: 4 a 0 senza troppi complimenti al Lecce. Anche il Milan vince in rimonta, una vittoria al cardiopalmo per 3 a 2 contro il Parma, con tanto di sfiorata rissa finale tra Conçeiçao e Calabria. 2 a 1 importantissimo della Fiorentina in casa della Lazio. In chiave salvezza il Genoa batte 2 a 0 il Monza in casa.