Ennesimo guaio per il governo
Perché Delmastro è stato condannato, il sottosegretario: “Non mi dimetto”
Il ministro Nordio: “Fiducia incondizionata. Sono disorientato e addolorato per una condanna di uno dei collaboratori più cari e capaci”
Giustizia - di Frank Cimini

Il tribunale di Roma ha condannato a 8 mesi di reclusione nonostante la richiesta di assoluzione della procura il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove accusato di violazione del segreto d’ufficio per l’aver spifferato al collega di partito Giovanni Donzelli informazioni segrete sulla detenzione dell’anarchico Alfredo Cospito. Il pm Paolo Ielo aveva parlato nella requisitoria di mancanza dell’elemento soggettivo del reato. Del Mastro non sapeva secondo il pm che quelle informazioni apprese in virtù della sua funzione istituzionale erano segrete. I giudici hanno deciso in modo praticamente opposto. Il sottosegretario presenta in aula al momento della lettura del verdetto ha commentato: “Spero ci sia un giudice a Berlino, non mi dimetto”.
Le informazioni spifferate a Giovanni Donzelli erano state poi utilizzate nel confronto in Parlamento per attaccare gli esponenti delle opposizioni alcuni dei quali costituiti parte civile nel processo a carico di Del Mastro. Si è trattato di una delle pagine più nere nella storia del dibattito politico in Italia negli ultimi anni. La storia al di là della rilevanza penale poi accertata quantomeno in primo grado era comunque brutta dal punto di vista politico e morale oltre che deontologico. I partiti avevano regolato i loro conti sulla pelle di un anarchico detenuto che protestava digiunando a rischio della vita contro il 41bis, specificando oltretutto di non farlo per se ma per cercare di tutelare i 700 e passa reclusi, un numero infinitamente superiore a quello del periodo relativo alle stragi di mafia.
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Intervistato nei giorni scorsi Del Mastro aveva messo le mani avanti preannunciando che sarebbe stato condannato. I giudici del Tribunale di Roma in un certo senso lo hanno “accontentato”, nonostante fin dal primo momento la procura avesse chiesto l’archiviazione, ma era il gup a imporre l’imputazione coatta per poi decidere il rinvio a giudizio che ha portato al processo concluso ieri pomeriggio dopo una riunione in camera di consiglio durata un’ora e mezza. Intanto in attesa del famoso giudice a Berlino ipotizzato dal sottosegretario ci saranno da leggere le motivazioni e il ragionamento con cui i giudici hanno smentito la tesi sia della procura sia dei difensori. Quello delle dimissioni è un problema politico e sicuramente al sottosegretario non mancheranno appoggio e solidarietà da parte del governo e degli alleati che apprezzeranno sempre l’impegno di Del Mastro a perseguire e perseguitare un anarchico detenuto e torturato con il regime del 41bis.