La sentenza
Caso Cospito, Delmastro condannato a 8 mesi: il Tribunale sconfessa la Procura ma il sottosegretario non si dimette

Otto mesi di reclusione per rivelazione di segreto d’ufficio e un anno di interdizione dai pubblici uffici, con pena sospesa. È la sentenza di condanna per Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia del governo Meloni ed esponente di primo piano di Fratelli d’Italia, per il caso relativo all’anarchico Alfredo Cospito.
Una sentenza, quella pronunciata dal presidente dell’ottava sezione del Tribunale di Roma Francesco Rugarli, che arriva a sorpresa, dopo che la Procura di Roma aveva chiesto questa mattina l’assoluzione per il sottosegretario. Una richiesta di assoluzione dovuta all’assenza di “elemento soggettivo” del reato, ovvero della consapevolezza e la volontà di commettere il reato, il dolo. In sostanza la Procura di Roma non ritiene che il sottosegretario Delmastro abbia agito con l’intenzione deliberata di divulgare informazioni segrete in modo illecito.
La vicenda è quella nata dalla divulgazione da parte di Delmastro di documenti riservati riguardanti l’anarchico Alfredo Cospito, noto per aver intrapreso una lunga protesta con sciopero della fame contro la sua detenzione in regime di 41bis.
Il sottosegretario, dopo aver ottenuto dal Dap documenti che contenevano conversazioni tenute in carcere tra Cospito e alcune detenuti mafiosi reclusi con lo stesso regime, li aveva poi passati al collega di partito e coinquilino Giovanni Donzelli: quest’ultimo aveva utilizzato quel materiale in Parlamento, per intervenire contro alcuni deputati del Partito Democratico che aveva visitato Cospito in carcere per controllare il suo stato di detenzione. “Siete con lo Stato o con i mafiosi?”, aveva urlato rivolto all’opposizione Donzelli, scatenando un putiferio in Aula.
La Procura di Roma, dopo l’esplodere delle polemiche politiche, aveva dunque aperto un’indagine per rivelazione di segreto d’ufficio sulla base di un esposto presentato dal portavoce dei Verdi Angelo Bonelli: Delmastro era stato dunque rinviato a giudizio con una imputazione coatta disposta dal Gip, ribaltando la richiesta di archiviazione della Procura capitolina.
Commentando a caldo la condanna, Delmastro ha escluso l’ipotesi dimissioni: “Spero ci sia un giudice a Berlino ma non mi dimetto”, le sue parole dopo la sentenza.