La rubrica Sottosopra
Quello che Galli Della Loggia si rifiuta di vedere nella guerra: quello che non volete è la Palestina, non Hamas
Della Loggia si dispera: “Chi vorrebbe come vicino uno Stato terrorista?”. Ma è solo ipocrisia: i pasdaran filoisraeliani puntano a prendersi la Striscia
Esteri - di Mario Capanna

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati…. Serpenti, razza di vipere…
(Gesù)
Ernesto Galli della Loggia è recidivo nel suo prostrarsi a tappeto a favore di Israele. In questa rubrica ci siamo già occupati del suo alato punto di vista ben due volte (il 23 ottobre 2023 e il 2 novembre 2024). Ma egli insiste con autolesionistica petulanza. Nell’articolo di fondo in prima pagina sul Corriere della Sera del 12 febbraio, dal titolo: “Gli ostaggi e la nostra indifferenza” egli lamenta l’assenza di protesta per le torture che avrebbero subito i tre ostaggi liberati di recente da Hamas. “È il silenzio di una sostanziale indifferenza da parte del mondo”, aggiunge. E, per quanto riguarda la soluzione “due popoli due Stati”, si domanda con retorica soddisfazione: “Chi mai accetterebbe di avere come vicino uno Stato governato da Hamas?”.
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Che Hamas sia stata aiutata a nascere e finanziata lautamente da Israele – come si documenta in modo inoppugnabile nel libro Palestina Israele. Il lungo inganno, la soluzione imprescindibile, Mimesis 2024, scritto da me insieme a Luciano Neri – come carta da usare contro Yasser Arafat e la laica Olp, è un dato che il Nostro omette accuratamente. Hamas va combattuta in primo luogo per il tipo di società similtalebana che ha in mente, fondata sulla sharia, l’oppressione delle donne ecc. Ma, per Israele, al di là delle apparenze, il problema non è rappresentato da Hamas, ma dall’esistenza del popolo palestinese. È il rifiuto non di “uno Stato governato da Hamas”, ma di qualsiasi Stato palestinese, cosa che Netanyahu ha fatto votare dalla Knesset, violando i deliberati dell’Onu.
Galli della Loggia salta a piè pari, come un giocoliere da circo, questa che è la questione cardine del Medioriente da decenni. L’attuale governo dello Stato ebraico, dove i suoi ministri “giocano a chi è più fascista” (definizione del quotidiano Haarez) vuole l’Eretz Israel (il Grande Israele), che si estenda dal fiume al mare, cacciando i palestinesi da Gaza e da Giudea e Samaria, come viene chiamata la Cisgiordania. Dove una politica di feroce apartheid, anche con le irruzioni dei coloni oltranzisti protetti dall’esercito, fa scorrere il sangue tutti i giorni, con i palestinesi cacciati dalle case, dalle città e dalle campagne. Nel tentativo di nascondere i suoi crimini, Israele ha ammazzato, in modo mirato, circa 200 giornalisti (palestinesi e altri arabi), ma questo non importa nulla al nostro italico pasdaran.
Come non gli importa niente delle migliaia di palestinesi arrestati con provvedimenti amministrativi del tutto arbitrari, rinnovabili a tempo indeterminato, per cui le persone, compresi ragazzini, non sanno perché sono detenuti e vengono torturati (le prove di ciò sono a iosa). Veri e propri ostaggi. Non tre o cento, ma migliaia. Se la Corte penale internazionale si è vista indotta a emettere i mandati di cattura per Netanyahu e il suo ministro della Difesa, per crimini di guerra e contro l’umanità, è perché vede ciò che è nella realtà delle cose, quella realtà che il nostro… fine esegeta… è incapace – si rifiuta – di vedere. Non si vuole “avere vicino uno Stato governato da Hamas”? La soluzione c’è. Basta scarcerare Marwan Barghouti, in cambio dei rimanenti ostaggi israeliani.
Il leader palestinese è l’unico a essere riconosciuto come rappresentante autorevole del suo popolo, in tutti i sondaggi ha un consenso di gran lunga maggiore di quello di Hamas, e sarebbe in grado di rinnovare radicalmente, in senso democratico, l’Autorità nazionale palestinese, al posto dell’incolore e corrotto Abu Mazen. Ma è ben questo – tutto questo – che Israele non vuole, come non lo vogliono i suoi corifei, che gli rendono un pessimo servizio. Faremmo bene a mettercelo in testa tutti: fino a quando non ci sarà lo Stato Palestinese, che possa convivere in pace con quello di Israele, non ci sarà mai la pace in Medioriente, e la guerra continuerà, come i fatti si incaricano di dimostrare. Non può essere quello attuale il destino dei due popoli, che hanno entrambi diritto a un futuro di convivenza reciprocamente rispettosa. Galli della Loggia è l’emblema del fatto che non c’è peggiore ipocrita di chi decide di esserlo. Allo stato grezzo, è ancor peggio di un sepolcro imbiancato.