La rubrica

Ernesto Galli della Loggia l’ultrafiloisraeliano e la sua prosopopea sui due Stati: Israele Über alles non porta bene

Israele è l’unico Stato al mondo che non ha ancora fissato i propri confini. Fino a quando Israele non definisce i confini, dov’è la sicurezza per i palestinesi e gli altri popoli arabi?

Editoriali - di Mario Capanna

25 Febbraio 2024 alle 14:53

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Ernesto Galli della Loggia l’ultrafiloisraeliano e la sua prosopopea sui due Stati: Israele Über alles non porta bene

Molte persone credono di pensare, ma in realtà stanno solo riorganizzando i loro pregiudizi.
(W. James)

Oh presuntuosa alterigia! Nel suo articolo di fondo sul Corriere della Sera del 19 febbraio, dal titolo autoesaltante (“Domande scomode su Israele”), Ernesto Galli della Loggia ci ammannisce la sua… salvifica ricetta per risolvere il problema dei “due popoli, due Stati” in Palestina.

Secondo lui la condizione irrinunciabile è “la garanzia assoluta della sicurezza di Israele”. Della sicurezza dei palestinesi non si cura minimamente. Ora: tutti sanno che Israele ha armi nucleari, oltre a un esercito fra i più potenti al mondo, che ha sconfitto quelli arabi in almeno tre guerre. E gli Stati arabi, non a caso per lo più filoamericani, hanno imparato la lezione e non sono masochisti: infatti molti hanno allacciato, o sono in procinto di farlo, regolari rapporti con Israele.

Pigramente continuiamo a parlare di “conflitto israelo-palestinese”, mentre sarebbe appropriata la definizione di conflitto impari fra palestinesi da una parte e Israele-Usa-Ue dall’altra. Dunque: non c’è chi non veda che la “sicurezza” di Israele è l’asino volante con cui si cerca di occultare la politica di oppressione predatoria dei sionisti contro i palestinesi. E’, semplicemente, psittacismo di ingannatori.

Infatti: Israele è l’unico Stato al mondo che non ha ancora fissato i propri confini, perché insegue il sogno fondamentalista dell’Eretz Israel (il Grande Israele). A questa mostruosità, giuridica e politica, i cantori occidentali non danno alcun peso. Fino a quando Israele non definisce i confini, dov’è la sicurezza per i palestinesi e gli altri popoli arabi?

Ma il Nostro tira dritto. Afferma addirittura che, dopo il 7 ottobre, “uno Stato arabo ai propri confini – quale per l’appunto era di fatto Gaza e sarebbe qualunque Stato palestinese – rappresenta comunque per Israele una minaccia mortale e dunque inaccettabile” (corsivo mio).

Dio buono! Qualcuno avverta l’animoso che lo Stato sionista è da sempre confinante con diversi Stati arabi che, stando alle sue parole, rappresenterebbero “una minaccia mortale e dunque inaccettabile”. Sicché che si fa? Radiamo al suolo anche loro, come la Striscia di Gaza?

Imboccata la strada dell’oltranzismo brado, Galli della Loggia è irrefrenabile. Se la prende pure con il ritorno dei “cosiddetti profughi palestinesi” nel loro Stato, dato che il “ritorno di codesti ‘profughi’ nei luoghi di origine (…) delegittima con ciò stesso l’esistenza di Israele” (!?!). Non stropicciatevi gli occhi: ha scritto proprio questo.

A tal punto il Nostro ce l’ha con i profughi che afferma: “In tutti questi anni l’Occidente, sia pure senza rendersene ben conto, ha indirettamente alimentato la minaccia antiisraeliana. Lo ha fatto finanziando massicciamente l’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, l’Unrwa”.

Mannaggia a noi, superficialoni! Occidentali… cretini, che non ci… “siamo resi ben conto, finanziando massicciamente l’Unrwa”, di alimentare la minaccia contro Israele! Che sbadati: avremmo potuto farli morire di fame e di malattie… Guarda caso, Netanyahu la pensa allo stesso modo, e infatti vorrebbe smantellare l’agenzia dell’Onu.

Il succo del ragionamento (si fa per dire) di Galli della Loggia è chiaro: lo Stato palestinese è subordinato a condizioni talmente iugulanti che non ci potrà – non ci dovrà – essere né ora né mai.
Esattamente quanto vorrebbero Netanyauh e i suoi ministri religiosi-fascisti. Così come gli Usa e l’Ue, sebbene facciano finta di parlare di Stato palestinese (le parole non costano nulla), dato che si avvicinano le elezioni.

Se gli Usa e l’Ue fossero davvero convinti della necessità dello Stato palestinese, come soluzione reale e unica per pacificare il Medioriente, basterebbe che convocassero il Consiglio di Sicurezza dell’Onu e lì approvassero una mozione che lo istituisce. Perché non lo fanno, al di là delle chiacchiere? Invece pongono continuamente il veto su ogni mozione volta a frenare la prepotenza israeliana.

Il 7 ottobre 2023 viene preso dal Nostro come la data spartiacque. Se ne infischia che il problema israelo-palestinese sia aperto da ben 76 anni, da più di tre quarti di secolo. Si evita così, in ogni modo, di immaginare quella che sarebbe la realtà effettuale: una volta che ci fosse il loro Stato, i palestinesi non alzerebbero un dito contro Israele (a patto, beninteso, che esso rispettasse la loro autonomia e sovranità), impegnati, “forsennatamente” direi, a dedicarsi all’agricoltura, alle arti, a costruire fabbriche, ospedali, università, artigianato e commerci con tutti i vicini, in una gara costruttiva.

Esattamente il contrario di un popolo autolesionista, come se fosse voglioso di apartheid, bramoso di essere bombardato a tappeto come a Gaza, e godesse a essere vessato di continuo con violenza sanguinosa in Cisgiordania.

L’alternativa alla edificazione dello Stato palestinese, che conviva in pace con quello israeliano, è la guerra permanente, come i fatti si incaricano di dimostrare. Senza quello Stato, Israele non avrà mai – mai! – vera sicurezza né tranquillità. Il 7 ottobre l’ha appunto dimostrato, nella sua drammaticità.

Questa è la convinzione della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica mondiale, oltre che dell’Assemblea generale dell’Onu. Le torpide e complici cancellerie, come i loro corifei di complemento, sono una esigua minoranza.

Tuttavia si sbaglierebbe a derubricare le parole di Galli della Loggia a vanagloriose facezie a senso unico. E’ vero che, anziché “domande scomode”, le sue sono comode banalità, ma, insieme, anche goffaggini pericolose perché, nel loro apodittico vaniloquio, così estremista, incentivano la tabe dell’antisemitismo di ritorno.

Il che è un’aggravante per un docente universitario (poveri studenti…). Egli è libero di essere ultrafiloisraeliano, ma si renda conto che non è obbligatorio stare sull’attenti. Israele Über alles (Israele sopra tutto) come ieri Deutschland Über alles (la Germania sopra tutto): non portano bene.

Al tempo stesso la prosopopea del… pasdaran non va sopravvalutata. Se la sua è la linea del giornalone su cui scrive, come autorizza a pensare il suo editoriale in prima pagina, si capisce perché certi giornali vendono sempre meno. I lettori sono mediamente più avanti, si vaccinano contro i pregiudizi. In questo senso l’esergo, posto in capo a questo articolo, è quanto mai pertinente.

25 Febbraio 2024

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