I numeri
Fmi e Confindustria tagliano le stime sulla crescita dell’Italia, arranca l’ottimismo di Meloni e Giorgetti sul Pil

Sulle prospettive di crescita economica dell’Italia di Giorgia Meloni si abbatte la scure di Fondo monetario internazionale e Confindustria.
Nella stessa giornata le due istituzioni rivedono al ribasso le stime di crescita del Paese, già alle prese con una manovra di bilancio da 30 miliardi in cui saranno necessari pesanti tagli.
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Le stime al ribasso di Confindustria
Partiamo da Confindustria. Secondo il Rapporto di previsione autunnale degli industriali, presentato martedì alla Camera, il nostro Paese dovrebbe chiudere il 2024 a +0,8%, un decimo meno di quanto stimato la scorsa primavera.
Un dato allineato a quello di Bankitalia e di due decimi più basso rispetto a quello dell’esecutivo e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ancora crede possibile raggiungere l’obiettivo di una crescita del Pil di un punto.
Una forte dose di ottimismo quella del ministro e del governo, che si scontra anche con la recente revisione delle serie storiche dell’Istat in cui viene tagliata la crescita acquisita nella prima metà dell’anno a soli quattro decimi di punto.
I dubbi dell’Fmi
Le previsioni dell’Fmi, il Fondo monetario internazionale, non sono più incoraggianti. Secondo l’istituzione di Washington, infatti, l’Italia crescerà quest’anno dello 0,7% e il prossimo dello 0,8%.
Se l’Fmi conferma il suo dato per l’anno corrente, quello riguardante il 2025 scende di un decimale rispetto alle precedenti previsioni di luglio.
Dal Fondo Monetario Internazionale e da Confindustria arrivano previsioni di crescita per l’Italia modeste, peggiori delle stime del governo e inferiori alle tendenze dei Paesi della zona Euro. Nonostante la spinta del Pnrr, la verità è che l’Italia arranca, con buona pace della propaganda del governo”, è il commento di fronte ai dati di Antonio Misiani, responsabile Economia della segreteria del Partito Democratico.