La Striscia sotto controllo Usa
Gaza resort: il Mein Kampf di Trump stupisce perfino Netanyahu, perché è una soluzione finale per i palestinesi
Mettere la Striscia sotto controllo Usa. Deportare tutti i palestinesi e trasformare Gaza nella “riviere del Medio Oriente”. Donald prepara la pulizia etnica Netanyahu ringrazia
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

Washington, 4 Febbraio 2025. Una data che resterà nella storia. Nasce la “soluzione finale” della questione palestinese. A idearla è Donald Trump, a metterla in pratica, col sostegno a tutto campo degli Stati Uniti, sarà Benjamin Netanyahu. Oltre ogni più cupa immaginazione. Oltre agli stessi auspici dell’estrema destra israeliana. “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza”.
Dopo l’incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu nello Studio Ovale, martedì nel tardo pomeriggio, quando in Italia è notte inoltrata, Donald Trump compie un passo ben oltre la seconda fase della tregua e annuncia un piano per la Striscia che prevede la gestione del territorio da parte di Washington a “lungo termine”, con la possibilità che i palestinesi sfollati oggi non tornino mai più nella loro terra “simbolo di morte e distruzione da decenni”. L’amico Bibi ha ringraziato il presidente americano definendolo “il migliore amico” di Israele, riconoscendogli di essere stato determinante nel raggiungimento della tregua a Gaza e sostenendo che il suo piano per la Striscia “cambierà la storia”.
L’incontro tra Trump e Netanyahu, il primo con un leader straniero nel secondo mandato del commander-in-chief, aveva l’obiettivo di fare il punto sulla fase due del cessate-il-fuoco in vista di una definitiva cessazione delle ostilità ma The Donald ha delineato uno scenario più a lungo termine. “I legami tra Usa e Israele sono indistruttibili”, proclama Trump in una conferenza stampa con Netanyahu sottolineando che negli ultimi due anni “i rapporti sono stati messi a dura prova”. “Ma con me e te saranno più forti che mai”, ha aggiunto. “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza, un controllo a lungo termine che porterà stabilità al Medio Oriente, Gaza sarà la rivière del Medio Oriente” ha detto Trump ribadendo che “i palestinesi devono lasciare Gaza e vivere in altri Paesi in pace, Gaza è un simbolo di morte e distruzione per decenni, i palestinesi vogliono tornarci perché non hanno alternative”. Una rivière, con tanto di grattacieli e resort che si affacciano sul mare.
Deportiamo, costruiamo, vendiamo: in sintesi, la “soluzione finale”. Che non nasce oggi. Meno di un anno fa, il genero di Trump, Jared Kushner, parlava del “valore” delle proprietà sulla costa di Gaza. Secondo una fonte anonima, l’idea dell’occupazione americana della Striscia è stata partorita proprio da lui. “Dall’attacco del 7 ottobre stiamo combattendo i nostri nemici e cambiando il volto del Medio Oriente. Abbiamo devastato Hamas, abbiamo decimato Hezbollah” ha poi dichiarato un entusiasta Netanyahu. “Israele non è mai stato così forte ma per assicurare il nostro futuro dobbiamo finire il lavoro”, ha concluso, precisando “Israele finirà la guerra vincendola. La vittoria di Israele sarà la vittoria dell’America”. Infine, Netanyahu ha profetizzato: “La pace tra Israele e Arabia Saudita non solo è fattibile, ma ci sarà”.
Il sorriso di “Bibi” la dice lunga sul suo stato d’animo. Netanyahu non poteva trovare un alleato migliore, pronto a dire sì all’allargamento di Israele nei territori devastati dalle forze militari israeliane, in cambio di progetti immobiliari per creare una nuova città, un paradiso sul Mediterraneo. Per questo Trump, rispondendo a una domanda di una giornalista, non si è preso l’impegno di sostenere la nascita di uno Stato palestinese. Lui non vede spazi dove crearlo. “Devono andare in Giordania ed Egitto – ha spiegato – e mi aspetto che questi due Paesi li accolgano a braccia aperte”. È iniziata la campagna elettorale di Netanyahu, scrive Aluf Benn, editor in chief di Haaretz, il giornale indipendente di Tel Aviv, sempre più coscienza critica d’Israele. “Le dichiarazioni di Trump sul suo desiderio di controllare Gaza sono ridicole e assurde, e qualsiasi idea di questo tipo può infiammare la regione”, dichiara all’agenzia Reuters Sami Abu Zuhri, uno dei dirigenti di Hamas ancora in vita. Un piano “razzista”, volto a “sradicare la causa palestinese”: Hamas ha definito così ieri il piano-Trump.
In una dichiarazione, il gruppo palestinese ha affermato che la proposta “che mira all’occupazione della Striscia di Gaza da parte degli Stati Uniti” è “aggressiva nei confronti del nostro popolo e della nostra causa, non servirà alla stabilità nella regione e getterà solo benzina sul fuoco”. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha respinto “fermamente” il piano-Trump su Gaza e le sue ripetute richieste di trasferimento forzato dei palestinesi che vi abitano. “Il presidente Mahmoud Abbas e la leadership palestinese respingono fermamente gli appelli a impadronirsi della Striscia di Gaza e a trasferire i palestinesi dalla loro patria”, si legge in un comunicato ufficiale. “In risposta agli appelli americani per lo spostamento” dei palestinesi da Gaza, ‘non permetteremo che i diritti del nostro popolo vengano calpestati’, ha dichiarato Abbas.
Non ci sarà alcuna “normalizzazione” delle relazioni con Israele senza la creazione di uno stato palestinese indipendente. Così l’Arabia Saudita – attraverso il proprio ministro degli esteri – ha replicato alle affermazioni del presidente Usa Donald Trump durante la conferenza stampa con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il ministro ha ribadito che la posizione del regno rimane “ferma e incrollabile”. “L’Arabia Saudita continuerà i suoi incessanti sforzi per creare uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale, e non stabilirà relazioni diplomatiche con Israele senza di ciò”, ha dichiarato su X. La reazione internazionale, tutta in negativo, dalle capitali arabe alle cancellerie europee, non scalfisce la granitica determinazione di The Donald, sostenuto entusiasticamente dai “messianici” di Eretz Israel.
I leader dei coloni israeliani hanno reagito con entusiasmo alla proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di reinsediare la popolazione palestinese di Gaza in altri Paesi, chiedendo al governo israeliano di attuare immediatamente il piano e poi iniziare a costruire insediamenti ebraici nel territorio. Lo scrive il Times of Israel. Israel Ganz, capo dell’organizzazione ombrello dei coloni Yesha Council, elogia l’idea di Trump, affermando che equivale a “dichiarare la fine del sogno palestinese di distruggere Israele attraverso Gaza o di stabilire uno Stato palestinese nel cuore della terra di Israele”. Ganz, che è anche a capo del Consiglio Regionale di Mateh Binyamin – un’autorità municipale che governa diverse dozzine di insediamenti in Cisgiordania e avamposti illegali -, aggiunge che il governo israeliano dovrebbe “adottare la visione di Trump oggi e tradurla in azione”, il che, secondo lui, dovrebbe includere anche “l’applicazione della sovranità su Giudea e Samaria”, intendendo l’annessione della Cisgiordania.
L’organizzazione degli insediamenti Nachala, che ha promosso e fatto pressioni per il ripristino degli insediamenti ebraici a Gaza sin dall’inizio della guerra, lancia un appello all’azione. “Sulla base dell’assunzione che la dichiarazione di Trump sul trasferimento dei gazawi in altri Paesi venga tradotta in azione pratica, gli insediamenti dovrebbero essere costruiti rapidamente in tutta la Striscia di Gaza”, afferma Nachala, che ha già organizzato centinaia di attivisti in gruppi per creare nuovi insediamenti a Gaza nel caso in cui si presentasse l’opportunità.
Il ministro delle Finanze israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich ha promesso di fare di tutto per “seppellire definitivamente” l’idea di uno Stato palestinese, all’indomani dell’annuncio da parte di Donald Trump di un piano per l’occupazione americana di Gaza. “Il piano presentato ieri dal presidente Trump è la vera risposta al 7 ottobre”, ha affermato Smotrich, riferendosi all’attacco di Hamas contro Israele che ha scatenato la guerra. “Ora lavoreremo per seppellire definitivamente (…) la pericolosa idea di uno Stato palestinese”, ha aggiunto sul suo account Telegram. “Via i palestinesi da Gaza. È questo il piano di cui hanno discusso Donald Trump e Benjamin Netanyahu nel loro incontro alla Casa Bianca. Al posto delle case, delle scuole, degli ospedali che vanno ricostruiti perché le persone possano viverci, sorgerà la “riviera del medio oriente”.
Un progetto di vera e propria pulizia etnica: non c’è altro modo per definirlo, a cui i palestinesi si oppongono con tutte le loro forze. Ma a cui sono fermamente contrari anche Egitto e Giordania, così come l’Arabia Saudita che ha immediatamente ribadito “l’inequivocabile rifiuto” della violazione dei diritti del popolo palestinese, incluso il tentativo di spostarlo altrove, e che invece, chiede lo Stato di Palestina in cambio della normalizzazione dei rapporti con Israele. “L’Europa cosa dice? Cosa intende fare per garantire il diritto dei palestinesi a vivere nella loro terra e ad avere uno stato indipendente, come previsto dalla risoluzione Onu del 1947? Non si può certo restare a guardare davanti alla cacciata di un popolo dalla propria terra e alla sua totale eliminazione”. Così Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. Sinistra batti un colpo. Prima che la “soluzione finale” divenga realtà.