La tregua Hamas-Gaza
Così Netanyahu e Trump vogliono ridisegnare il Medio Oriente: in bilico la tregua nella Striscia di Gaza
Ma l’obiettivo di Trump è il patto di normalizzazione tra Israele e l’Arabia Saudita: Riad non accetta una nuova invasione della Striscia
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

Bibi abbraccia l’amico Donald. Con un obiettivo dichiarato: ridisegnare il Medio Oriente. Benjamin Netanyahu è volato negli Stati Uniti – tra i pochi Paesi dove non rischia l’arresto su mandato della Corte penale internazionale – per essere ricevuto oggi da Donald Trump alla Casa Bianca come primo leader straniero dall’insediamento del tycoon.
“Sto partendo per un incontro molto importante con il presidente Trump a Washington. Il fatto che questo sia il primo incontro del presidente Trump con un leader straniero dal suo insediamento è significativo. Penso che sia una testimonianza della forza dell’alleanza israelo-americana, è anche una testimonianza della forza della nostra amicizia personale”, ha detto il premier sulla scaletta dell’aereo prima di partire. “In questo incontro affronteremo questioni importanti, questioni critiche, che riguardano Israele e la nostra regione: la vittoria su Hamas, il rilascio di tutti i nostri ostaggi e affrontare l’asse terroristico iraniano in tutte le sue componenti, un asse che minaccia la pace di Israele, del Medio Oriente e del mondo intero.”
L’auspicio di Netanyahu è quello di vedere confermata la collaborazione strategica con Trump, che già durante il primo mandato si dimostrò un prezioso amico di Israele, e di ricevere quel sostegno che gli serve per scacciare definitivamente Hamas dalla Striscia di Gaza e sconfiggere “l’asse terroristico iraniano in tutte le sue componenti”. “Le decisioni che abbiamo preso nella guerra hanno già cambiato il volto del Medio Oriente”, ha dichiarato ancora il premier. “Le nostre decisioni e il coraggio dei nostri soldati hanno ridisegnato la mappa. Ma credo che lavorando a stretto contatto con il presidente Trump, possiamo ridisegnarla ancora di più, e in meglio”.
L’obiettivo del premier israeliano è di assicurarsi il pieno supporto degli Stati Uniti per perseguire lo “sradicamento” di Hamas: lo scrive Haaretz citando un membro della delegazione del premier israeliano. Il giornale riferisce che la fonte ha rifiutato di impegnare Israele ad adempiere ai suoi obblighi nella seconda fase dell’accordo sulla tregua – ritirandosi completamente dalla Striscia di Gaza e dal corridoio Philadelphi – senza raggiungere questo obiettivo. La visita di Netanyahu a Washington arriva mentre si attende l’avvio dei colloqui indiretti sulla fase due dell’accordo di tregua, entrato in vigore il 19 gennaio, che dovrebbe portare al rilascio di altri ostaggi israeliani (circa 20 devono ancora essere liberati in questa prima fase, sui 76 – vivi e morti – ancora a Gaza), al prolungamento del cessate il fuoco e al ritiro dell’Idf dalla Striscia.
In base all’accordo i nuovi negoziati sarebbero dovuti cominciare lunedì a Doha. Netanyahu, sotto pressione dall’estrema destra del suo governo che vorrebbe riprendere i combattimenti subito dopo la fase uno, avrebbe infatti rinviato la partenza per Doha del team negoziale israeliano fino al suo colloquio con Trump di oggi. Le aspettative di “Bibi” sono tante: assieme a Trump, assicura, ridisegneremo il Medio Oriente. Non è detto che l’amico Donald dia retta a Netanyahu. Il traguardo a cui tiene di più è il patto di normalizzazione tra Israele e l’Arabia Saudita: l’intesa – da Riad sono stati chiari – non può venire formulata mentre Tsahal invade di nuovo la Striscia. Soprattutto il dialogo non può cominciare senza porre le basi per la nascita di uno Stato palestinese. Senza questo passaggio, gli “Accordi di Abramo”, il fiore all’occhiello della prima presidenza Trump, non vedranno la firma saudita.
Ma uno Stato palestinese, anche in versione “bantustan”, non è contemplato in alcuna modalità dalla destra che governa Israele. «Sostengo un accordo di pace con l’Arabia Saudita, ma non può includere la possibilità di dare speranza all’Autorità nazionale palestinese e agli arabi di Giudea, Samaria (Cisgiordania) e Gaza su un percorso per uno Stato palestinese nel cuore dello Stato d’Israele». Lo ha ribadito il ministro delle Finanze israeliano e leader dell’estrema destra Bezalel Smotrich, ripreso dalla stampa locale. E Smotrich è uno dei fan più accaniti di The Donald.