Il sistema dello stupro
Migrazioni e stupri: la denuncia del comitato Onu contro la tortura
Tra le migranti che attraversano il confine della Tunisia, da gennaio a marzo, è aumentata del 1650 % rispetto al 2023 la richiesta a organizzazioni umanitarie di poter abortire dopo violenza sessuale
Cronaca - di Sofia Toscano

Gli stupri e le torture della Guardia nazionale tunisina sui migranti documentati per il periodo che va da maggio a ottobre dell’anno scorso in un rapporto dell’Organizzazione mondiale contro la tortura. Il titolo è “Le strade della tortura: il restringimento dello spazio civico e il suo impatto sulle persone in viaggio in Tunisia”. E’ uscito un mese fa, verifica e conferma quello che molte inchieste – quella che ha avuto più risonanza è stata quella della scorsa estate del quotidiano britannico – hanno denunciato più volte e con atroci dettagli.
La novità è che la Commissione europea sarebbe sul punto di pretendere garanzie “concrete” da parte della Tunisia riguardo al rispetto dei diritti umani minacciando di chiudere altrimenti il rubinetto dei milioni di euro diretti dalla Ue agli aguzzini tunisini. La minaccia ha tutta l’aria d’essere una foglia di fico della Commissione che sa benissimo cosa accade ai migranti e a chi l’aiuta in Tunisia e mai per questo ha messo in discussione l’osceno patto con il dittatore Saied: soldi europei in cambio di lager tunisini. Ma registriamo che un portavoce della Commissione ha definito questa ipotetica iniziativa una “rivitalizzazione” delle relazioni con la Tunisia ed ha assicurato che una serie di sottocomitati saranno formati nei prossimi tre mesi per garantire che i diritti umani rimangano al centro degli scambi con il paese.
Interessante è il rapporto della Omct che accusa chiaramente le autorità tunisine di tortura e omicidi di massa, sottolinea “la responsabilità diretta dello Stato tunisino, attraverso la violenza esercitata dalle forze di sicurezza, e i discorsi di odio e xenofobia diffusi dal potere esecutivo”. Una parte del rapporto denuncia la violenza sessuale contro le migranti come arma di guerra. Descrive la sistematicità degli stupri durante l’attraversamento delle frontiere tra Algeria e Tunisia. Sostiene che la violenza sessuale ha comportato un aumento del 400% del numero di vittime bisognose di assistenza delle organizzazioni umanitarie, con un aumento vorticoso di richieste d’aborto per gravidanze in seguito di stupri. Da gennaio a marzo dell’anno scorso la richiesta di aborti è aumentata del 1650 % rispetto all’anno prima. La stragrande maggioranza delle donne in queste condizioni hanno paura di spostarsi, rimangono in condizioni disastrose negli accampamenti dove sono in aumento le nascite senza assistenza medica.
Il rapporto della Omct denuncia “la moltiplicazione dei casi di imbarcazioni lasciate alla deriva in mare per diverse ore, senza assistenza, dalla guardia costiera tunisina dopo il sequestro del motore”. Le persone che arrivano nei porti tunisini sono sequestrate in spazi riservati per diverse ore, in attesa di spostamenti forzati e arbitrari verso zone di confine, il rapporto parla di deportazione e di detenzione. Riferisce la Omct che “la modalità operativa delle forze di sicurezza segue lo stesso schema da settembre 2023: nessuna identificazione ha luogo e non viene intrapresa alcuna valutazione indipendente delle esigenze di protezione internazionale”. Tutto ciò avviene dentro quella Sar tunisina, zona di ricerca e soccorso naufraghi, fortemente voluta dall’Italia (si tratta del mare subito a sud di Lampedusa) e ufficializzata nel giugno dell’anno scorso dove però i tunisini non soccorrono nessuno, ma speronano, uccidono e deportano naufraghi.
Su trenta organizzazioni della società civile, l’Omct ha documentato almeno sedici che sono state sottoposte a controlli finanziari e amministrativi. Nove organizzazioni hanno segnalato restrizioni di accesso ai loro conti bancari, fino al congelamento dei conti per tre di loro, con o senza giustificazione, a seguito di una decisione giudiziaria. Quattordici organizzazioni hanno denunciato pressioni da parte della polizia e undici di esse hanno subito irruzioni da parte della polizia, compresi pedinamenti degli attivisti. Otto organizzazioni sono state coinvolte in un’indagine come imputate e altre otto hanno visto uno o più dipendenti o ex dipendenti convocati come testimoni. Nove organizzazioni hanno visto uno o più dei loro membri posti in custodia cautelare, poi in custodia cautelare, in relazione alle loro attività. L’accusa più frequente è quella del riciclaggio di denaro (che riguarda otto organizzazioni).
Attualmente, otto membri o ex membri di organizzazioni della società civile sono ancora in custodia cautelare. Quattordici organizzazioni hanno parzialmente riorientato le loro attività, mentre cinque hanno sospeso completamente le loro attività. E questo, senza contare le intimidazioni della polizia e le minacce sui social network, così come la criminalizzazione dell’assistenza e della difesa dei diritti dei migranti che peggiorano la situazione, aggiunge l’Omct. Queste restrizioni hanno un impatto diretti sui procedimenti di registrazione delle domande di asilo e della determinazione dello status di rifugiato, l’assenza di assistenza alle persone vulnerabili, dato l’impossibile collaborazione con le autorità tunisine.
In un recente rapporto, la mediatrice europea Emily O’Reilly ha ritenuto che la Commissione europea non avesse mostrato sufficiente trasparenza riguardo alle informazioni in suo possesso sulle violazioni dei diritti umani in Tunisia. In particolare, ha criticato la mancanza di una comunicazione chiara da parte dell’UE sugli abusi documentati e le azioni intraprese per porvi fine. Secondo la mediatrice europea, l’accordo firmato tra l’Ue punta alla riduzione del numero dei migranti che arrivano vivi in Europa senza occuparsi della violazione sistematica da parte della Guardia tunisina dei diritti umani basici.