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Naufragio di Lampedusa, quante bugie sulla strage di Capodanno
Le autorità sottraggono agli sguardi i naufragi, e le agenzie di stampa si limitano a rimbalzare traballanti veline. La strage è in corso.
Cronaca - di Ammiraglio Vittorio Alessandro
Anche su quest’ultimo naufragio, della notte del 31 dicembre, come su quello dello scorso settembre a sud di Lampedusa, le notizie d’agenzia sono confuse e incerte, né saranno le fonti istituzionali – così prodighe di dettagli quando si tratta di sacrosanti interventi su panfili e delfini – a fare definitiva chiarezza.
Anche stavolta le ricostruzioni ultime, archiviando in fretta le penultime, collegano un soccorso assolto a poche miglia dalla nostra costa a un naufragio avvenuto chissà dove, lasciando intendere – oggi come nella precedente tragedia – che i superstiti (persone o gusci improbabili) possano essere schizzati verso questa parte di mare in un tempo brevissimo, solcando grandi spazi: il barchino di ieri (un arnese di appena sei metri) dicevano si fosse capovolto ed invece, per il racconto ufficiale, avrebbe percorso in poche ore, benché semiaffondato, un centinaio di miglia, prima di essere provvidenzialmente raggiunto da una motovedetta.
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Una delle pratiche più diffuse del peggiore potere è l’allenamento dei sudditi all’improbabile e, d’altra parte, a molti piace essere rassicurati all’idea ignorante che “li fermeremo sul bagnasciuga”, incuranti dei piani insufficienti e che il bagnasciuga non sia la battigia, ma una parte della nave. Così, le autorità sottraggono sommariamente agli sguardi i naufragi prossimi o nelle nostre acque (quelle libiche e tunisine sono poliziescamente presidiate dalle rispettive milizie), e le agenzie di stampa si limitano a rimbalzare traballanti veline, piuttosto che sentirsi utili al ragionamento e alla verità. La strage è in corso.