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Cutro, Roccella Jonica e Lampedusa: tre stragi costate quasi 200 vite tra cui 64 bambini

Negli ultimi mesi a Cutro, Roccella Jonica e a Lampedusa sono morte, per mancati soccorsi, 195 persone, e 64 di loro erano dei bambini.

Cronaca - di Ammiraglio Vittorio Alessandro

20 Novembre 2024 alle 14:30 - Ultimo agg. 20 Novembre 2024 alle 15:02

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Italian Coast Guard via AP
Italian Coast Guard via AP

Ai primi di settembre l’acqua del mare era calda, quest’anno, e la gente in Sicilia ha continuato a fare il bagno fin quasi all’inizio dell’autunno. Proprio in quei giorni, nello stesso mare, venticinque adulti e tre bambini sono rimasti immersi per molto tempo in attesa dei soccorsi italiani. La motovedetta, giunta tardi, ha salvato soltanto sette superstiti, in acqua già da quarantadue ore.

Sea-Watch (“organizzazione criminale”, secondo Elon Musk) ha documentato che la loro barca era partita quattro giorni prima da Sabratha, in Libia. Un velivolo della Ong l’aveva intercettata il 2 settembre per tre volte consecutive mentre dirigeva verso Lampedusa e nelle immagini appare chiaramente sovraccarica e ferma, forse perché si vuol far credere che il motore sia in avaria (secondo i più recenti protocolli sul soccorso, infatti, se l’elica gira, non c’è pericolo). Gli occupanti appaiono tranquilli e questo clima di serenità c’era anche sul caicco di CutroSono arrivato, papà, sto bene. Sono in Italia, papà», è stata l’ultima telefonata di un bimbo di sei anni) e circolava perfino sul veliero senza viveri affondato al largo di Roccella Jonica.

Ad ogni passaggio aereo, Sea Watch aveva inoltrato la notizia e le coordinate alle autorità competenti, senza ottenere riscontro. Poi, un’ora dopo il terzo passaggio aereo, l’imbarcazione ha cominciato ad imbarcare acqua e inutili si sono rivelati i tentativi di svuotarla, usando come secchio il coperchio del motore. Lo scafo, ormai allagato, è rimasto a galleggiare sul pelo dell’acqua; tre o quattro volte si è rovesciato e i naufraghi lo hanno raddrizzato per sistemarvi almeno i tre bambini, rimanendo quarantasei ore immersi nelle acque tiepide di questa lunga estate. I bollettini meteo riportano che il 2 e 3 settembre il mare era 5 da Sud/Sud-Est: onde alte due metri e mezzo, quanto la parete di una stanza. Il tramonto è arrivato quattro ore dopo l’affondamento e all’alba molti naufraghi, un po’ per volta, si erano ormai lasciati andare.

«I tre bambini che viaggiavano con noi sono morti. Il primo aveva dodici anni, si chiamava … e veniva da Idlib. Era solo. Una delle onde l’ha trascinato via. Siamo riusciti a recuperarlo e abbiamo provato a rianimarlo, ma non c’è stato nulla da fare. Il secondo bambino si chiamava … ed era il figlio del fratello di mia moglie. Una notte ha visto qualcosa e si è buttato in mare per raggiungerla e non l’abbiamo più visto. Il terzo aveva quattro anni e viaggiava con il papà. Si chiamava …, non ricordo il cognome. È stato trascinato dalle onde. Per due volte l’abbiamo recuperato, ma la terza volta era con suo papà ed era notte e li abbiamo persi entrambi». Uno dei superstiti racconta ancora: «Le onde erano alte e a ogni onda perdevamo uno di noi. Il secondo giorno eravamo senza cibo né niente e abbiamo iniziato ad avere delle allucinazioni: vedevamo dei palazzi in mezzo al mare, delle navi e cercavamo di raggiungerli… ricordo che anche io ho visto un edificio in mezzo al mare, ho provato a nuotare in quella direzione ma poi mi sono reso conto che non era reale e sono tornato indietro».

L’elicottero della Guardia di Finanza individua il relitto con i sette superstiti alle 9,38 del 4 settembre, a una decina di miglia da Lampedusa e, un’ora dopo, sopraggiunge la motovedetta.
L’Ansa e molti organi di stampa battono subito la notizia di un naufragio verificatosi “in acque territoriali libiche” (come informare che una bufera in Val Brembana ha affondato un panfilo a Porticello); Sea-Watch diffonde la foto del relitto accanto a quella della barca fotografata due giorni prima: appare con evidenza che si tratta della stessa imbarcazione. L’Unità ipotizza che il dramma non si sia consumato in Libia, ma ai confini delle nostre acque, e che si sia soltanto concluso al largo di Lampedusa; una interrogazione parlamentare sull’argomento di Alleanza Verdi e Sinistra rimane senza risposta. Ora, l’esposto.

Negli ultimi mesi a Cutro, Roccella Jonica e a Lampedusa sono morte, per mancati soccorsi, 195 persone, e 64 di loro erano dei bambini. Sessantaquattro. Possiamo starne quasi certi: anche stavolta nessuno ha ordinato alle motovedette di non uscire perché, per come vanno queste cose, basta girarsi un attimo dall’altra parte, basta che una direttiva induca a farlo. Il mare, le onde, fanno il resto.

20 Novembre 2024

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