Il report dell'Onu
Gaza, il report dell’Onu: “Sulla Striscia di Gaza la potenza di due bombe nucleari”
Sganciate oltre 25mila tonnellate di esplosivi. L’Ambasciata israeliana presso la Santa Sede risponde al Papa: “Il genocidio c’è stato il 7 ottobre”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Ebbe a scrivere Edward Said, il più grande intellettuale palestinese, scomparso il 25 settembre 2003, che l’essenza della tragedia del suo popolo è quella di essere “vittime delle vittime”. E ciò diventa ancor più tragico quando le vittime, pur trasformandosi in carnefici, pretendono di essere considerate ancora tali. E di avere il monopolio della sofferenza e dell’essere vittime di genocidio.
Ieri all’Assemblea generale delle Nazioni Unite è stato presentato il rapporto di una Commissione speciale dell’Onu, creata nel 1968 per monitorare le azioni israeliane nei territori occupati, che usa per la prima volta la parola genocidio per descrivere quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza da 13 mesi. Il documento, redatto da esperti di Sri Lanka, Malaysia e Senegal e pubblicato il 14 novembre, afferma che “le politiche e le pratiche di Israele sono coerenti con le caratteristiche del genocidio”. Non si tratta di un’accusa generica: il rapporto elenca una serie di azioni specifiche che secondo la commissione dimostrano l’intento di distruggere la popolazione palestinese di Gaza.
Il rapporto dell’Onu
Tra queste, il documento cita i “bombardamenti indiscriminati che hanno ucciso in massa i civili”, il blocco deliberato degli aiuti umanitari e l’uso della fame come arma di guerra. Gli esperti Onu denunciano anche la creazione di “condizioni di vita insostenibili” attraverso la distruzione di ospedali, case e infrastrutture essenziali, che hanno portato a “un aumento di aborti spontanei e bambini nati morti”. Il rapporto presenta un quadro dettagliato della devastazione. Secondo il documento delle Nazioni Unite, nei primi mesi del 2024 sono state sganciate su Gaza oltre 25.000 tonnellate di esplosivi, “una potenza equivalente a due bombe nucleari”. Questa massiccia campagna di bombardamenti ha causato quello che gli esperti definiscono “un disastro ambientale che avrà impatti duraturi sulla salute” della popolazione.
Il documento denuncia l’uso deliberato della fame come strumento bellico. “Dall’inizio della guerra”, si legge nel rapporto, “i funzionari israeliani hanno pubblicamente sostenuto politiche che privano i palestinesi delle necessità indispensabili per sostenere la vita: cibo, acqua e carburante”. Gli esperti sottolineano come queste azioni, unite all’interferenza sistematica con gli aiuti umanitari, dimostrino l’intento di strumentalizzare le forniture salvavita per fini politici e militari. Inoltre, viene spiegato che la distruzione delle infrastrutture civili va oltre le necessità militari. Il rapporto documenta il “collasso dei sistemi idrici e igienico-sanitari” e denuncia come Israele abbia “reso inabitabili ampie aree di Gaza “attraverso demolizioni sistematiche, distruggendo intenzionalmente “scuole e istituzioni religiose e culturali, anche dopo che le ostilità erano ampiamente cessate in un’area”.
Secondo il comitato, l’enorme bilancio delle vittime civili nella Striscia di Gaza solleva serie preoccupazioni sull’uso da parte d’Israele di sistemi di puntamento potenziati dall’intelligenza artificiale. “L’uso da parte dell’esercito israeliano di sistemi di puntamento potenziati dall’intelligenza artificiale, con una minima supervisione umana, combinato all’uso di bombe ad alto potenziale, è un chiaro segnale del mancato rispetto da parte d’Israele dell’obbligo di distinguere tra combattenti e civili, e di adottare misure di protezione adeguate per questi ultimi”, si legge nel rapporto. Il comitato ha espresso preoccupazione anche per le notizie di nuove direttive che abbassano i criteri di selezione dei bersagli umani, permettendo all’esercito di usare l’intelligenza artificiale “per generare rapidamente decine di migliaia di bersagli, nonché per seguirli fino alle loro case, anche di notte, quando sono riuniti ai loro familiari”.
La presentazione del rapporto avviene il giorno dopo l’intemerata dell’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede. «Il 7 ottobre 2023 c’è stato un massacro genocida di cittadini israeliani e da allora Israele ha esercitato il proprio diritto di autodifesa contro i tentativi provenienti da sette diversi fronti di uccidere i suoi cittadini. Qualsiasi tentativo di chiamare questa autodifesa con qualsiasi altro nome significa isolare lo Stato ebraico». La bordata su X prende di mira le parole di Papa Francesco che, nel libro La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore, aveva affermato che è necessario verificare se a Gaza, come rilevano molti esperti, sia in atto un genocidio. Nello specifico il Papa ha scritto che occorre «indagare con attenzione per determinare se (ciò che sta accadendo a Gaza) s’inquadra nella definizione tecnica di genocidio formulata da giuristi e organismi internazionali». Giuristi come quelli che ieri al Palazzo di Vetro hanno documentato il genocidio di Gaza.