Le crisi in Medio Oriente
Israele-Hamas, pressing Usa su Netanyahu per chiudere l’accordo di tregua: anche da Gaza segnali di apertura
Un accordo di pace tra Hamas ed Israele si fa più vicino. In un Medio Oriente sempre più in fiamme e con un assetto tutto da definire, non ultimo per la caduta del regime della famiglia Assad in Siria, dove ora al governo c’è un premier ad interim indicato dai ribelli jihadisti dell’Hayat Tahrir al Sham, si riaccende un faro anche sulla drammatica situazione nella Striscia di Gaza.
Filtra infatti ottimismo dalle parole di Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, che dopo aver incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha spiegato in una conferenza stampa di aver avuto “la sensazione che il primo ministro sia pronto a fare un accordo” con Hamas per un cessate il fuoco in cambio del rilascio degli ostaggi che dal 7 ottobre 2023 sono ancora nelle mani del gruppo islamico palestinese.
L’accordo possibile tra Israele e Hamas
“Ogni giorno – ha aggiunto Sullivan – porta con sé un altro rischio e quindi c’è l’urgenza di arrivare all’accordo. Abbiamo visto tragiche morti di rapiti. Penso che Netanyahu voglia un accordo, e lo scopo della mia prossima visita a Doha è di creare una situazione in cui verrà chiuso questo mese. Non sarei qui se pensassi che arrivi al 20 gennaio, utilizzeremo ogni giorno per concludere una trattativa il più velocemente possibile”, ha detto Sullivan aggiungendo che “gli Stati Uniti ritengono che tre americani rapiti siano vivi e quattro deceduti”.
Sullivan ha quindi sottolineato che a 14 mesi dall’azione terroristica compiuta da Hamas in territorio israeliano “l’equilibrio in Medio Oriente è cambiato, e non come Sinwar, Nasrallah o l’Iran avevano pianificato. Ora Israele è più forte, l’Iran è più debole e i suoi alleati decimati”, ha aggiunto Sullivan.
Le aperture di Hamas
Aperture arrivano anche dal fronte palestinese. Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal Hamas avrebbe comunicato per la prima volta ai mediatori che da mesi si occupano del dossier che accetterà di consentire alle forze israeliane di rimanere temporaneamente a Gaza dopo l’entrata in vigore di un accordo di cessate il fuoco.
Secondo il quotidiano Usa il gruppo radicale islamista avrebbe fornito ai mediatori un elenco degli ostaggi, tra cui alcuni cittadini statunitensi, che rilascerebbe: fino a 30 prigionieri durante un periodo di cessate il fuoco di 60 giorni, in cambio della liberazione da parte di Israele di detenuti palestinesi e dell’ingresso di maggiori aiuti umanitari a Gaza.