L'apocalisse nella Striscia

Gaza capitale mondiale dei bambini amputati: ospedali al collasso

Mancano le risorse primarie. La malnutrizione è endemica e la carestia imminente. Gli ospedali sono continuamente sull’orlo del collasso

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

4 Dicembre 2024 alle 15:00

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AP Photo/Abdel Kareem Hana – Associated Press / LaPresse
AP Photo/Abdel Kareem Hana – Associated Press / LaPresse

Cosa è Gaza? Un inferno dai tanti gironi. Gaza è il luogo che, dopo un anno di guerra, conta il maggior numero di bambini amputati al mondo.

«La catastrofe di Gaza non è altro che un crollo totale della nostra umanità comune. L’incubo deve finire. Non possiamo continuare a distogliere lo sguardo. È tempo di agire». Così il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres nel suo discorso alla Conferenza dei donatori, che è stato letto da Amina Mohammed, la vicesegretaria generale dell’Onu. «La situazione a Gaza è spaventosa e apocalittica» – ha aggiunto, esortando la comunità internazionale a gettare le basi per una pace duratura a Gaza e in tutto il Medio Oriente. Il segretario generale dell’Onu inoltre ha sottolineato il bilancio devastante del conflitto e l’urgente necessità di un’azione internazionale: «La malnutrizione è endemica… La carestia è imminente. Nel frattempo, il sistema sanitario è crollato», ha osservato. La Striscia di Gaza, dove la guerra tra Israele e Hamas infuria da oltre un anno, «conta ormai il maggior numero di bambini amputati per abitante al mondo», ha sottolineato Guterres. «Molti perdono gli arti e subiscono operazioni chirurgiche persino senza anestesia. Ciò a cui stiamo assistendo potrebbe essere uno dei crimini internazionali più gravi».

Le testimonianze dal campo

Testimonianza intensa quella della dottoressa Tanya Haj-Hassan, pediatra statunitense specializzata in terapia intensiva e medico istruttore per Medici Senza Frontiere, all’Onu nella Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese. Haj-Hassan, infatti, è rientrata da poco da Gaza, dove ha prestato servizio diverse volte negli ultimi 14 mesi, cioè dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas. «Là ho visto il preludio della fine dell’umanità» ha detto la dottoressa, parlando di massacri, famiglie distrutte, bambini senza più genitori e riportando i racconti dei medici ancora impegnati nei pochi ospedali rimasti in piedi. «Il precedente che si è creato a Gaza si diffonderà ovunque nel mondo, simbolo della scomparsa dello stato di diritto. Se la solidarietà con i vostri simili non è una ragione valida per agire, pensate a come questa cosa potrebbe diffondersi. Dovrebbe essere spaventoso per chiunque». Haj-Hassan si è interrotta più volte per via della commozione e ha concluso il proprio intervento chiedendo all’assemblea: «Cosa stiamo rischiando?».

A Deir al-Balah, l’ospedale da campo di Msf che gestisce le attività ambulatoriali e i ricoveri pediatrici è a corto di antibiotici e antidolorifici per i bambini. Questo non permette di curare adeguatamente i pazienti, ad esempio chi ha infezioni del tratto respiratorio inferiore, e impedisce un’adeguata terapia del dolore per i bambini ricoverati. Mancano anche i farmaci per l’ipertensione, una condizione comune ma potenzialmente letale, esponendo i pazienti senza cure al rischio di gravi complicazioni, tra cui l’ictus. Al Nasser Hospital, nel sud della Striscia di Gaza, le équipe di Msf non riescono ad allestire un laboratorio di batteriologia clinica, indispensabile per fornire diagnosi corrette e somministrare gli antibiotici adeguati, perché la catena del freddo necessaria al funzionamento del laboratorio viene costantemente aperta e danneggiata dalle autorità israeliane al valico.

Da mesi la popolazione di Gaza sta cercando di sopravvivere nonostante la massiccia carenza di beni di prima necessità come farina, sapone e uova. L’inverno, il freddo, la fame, le forti piogge e le conseguenti inondazioni stanno aumentando i bisogni medici, spingendo le persone al limite. «Da mesi le organizzazioni umanitarie avvertono che una quantità inadeguata di aiuti avrebbe peggiorato ulteriormente la situazione nella Striscia. Ora abbiamo veramente raggiunto un punto di non ritorno. È indispensabile garantire un flusso massiccio di aiuti per iniziare a rispondere adeguatamente ai bisogni della popolazione, che altrimenti dovrà affrontare conseguenze letali nei prossimi mesi invernali. È necessario un cessate il fuoco immediato e duraturo in tutta la Striscia per evitare ulteriori morti, sofferenze e il collasso dell’intera comunità», afferma Caroline Seguin, Coordinatrice dell’emergenza di Msf a Gaza.

Un anestesista di Gaza che ha lavorato all’ospedale al-Shifa fino a quando non è stato preso d’assalto dalle truppe israeliane a novembre ha detto a Reuters che l’ospedale a volte gestiva 20 amputazioni al giorno: «C’erano per terra bambini coperti di ustioni con i piedi amputati, neonati senza mani. Ricordo un bambino piccolo a cui erano stati strappati via il braccio destro e la gamba destra e che sembrava avere un’emorragia, non avevamo nemmeno un tubo toracico, non avevamo nulla da dargli per alleviare il dolore». Il chirurgo britannico-palestinese Ghassan Abu Sitta, specialista in medicina di guerra, che ha lavorato 43 giorni negli ospedali Al-Shifa e Al-Ahli a Gaza, prima di essere evacuato dalla Striscia a novembre, ha detto al New Yorker: «Le truppe israeliane avevano circondato la banca del sangue, quindi non potevamo fare trasfusioni. Se un arto sanguinava copiosamente eravamo costretti ad amputarlo». Gaza, per non dimenticare.

4 Dicembre 2024

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