Più di mezzo milione gli sfollati dal Libano
Rifugiati siriani in fuga dal Libano: nessun luogo per loro è sicuro
Per gli sfollati siriani fuggiti dalla guerra civile e ora costretti a scappare di nuovo dal luogo in cui avevano trovato rifugio, sembra un pellegrinaggio senza lieto fine. Tornare in patria sanno che rischi può comportare, ma al momento restare nel sud del Libano per molti di loro avrebbe significato morte certa.
Esteri - di Martina Ucci
Sono più di mezzo milione gli sfollati dal Libano. Da quando Israele ha iniziato la sua offensiva nel sud del Paese, la situazione dei profughi è precipitata molto velocemente. Tra chi scappa, il numero più alto è quello dei siriani (circa l’80%), che erano fuggiti dal loro Paese a causa della crisi politico-economica e della guerra civile.
Così, solo qualche anno dopo aver abbandonato la Siria, sono costretti a farci ritorno, per fuggire – questa volta – dagli attacchi delle forze israeliane nel nord del Paese in cui, seppure in condizioni precarie e con pochissimi diritti, avevano trovato rifugio. Si stima che siano circa 1,5 milioni i rifugiati siriani in Libano. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ad oggi sarebbero oltre 137 i rifugiati siriani, di cui 40 minori, ad essere stati uccisi dai bombardamenti israeliani in meno di dieci giorni. Queste persone oggi si trovano ad un bivio: rimanere in Libano sotto le bombe dell’Idf oppure scappare e tornare in Siria, dove è molto alta la preoccupazione per ciò che il governo del presidente Bashir al-Assad potrebbe riservagli. Fonti locali di Homs, città della Siria occidentale, hanno riferito al quotidiano panarabo Asharq al-Awsat, che il numero di persone arrivate nella zona è in continuo aumento. «Tra i rifugiati siriani di ritorno dal Libano c’è il timore di ciò che li attende da parte delle autorità siriane, che non hanno annunciato come li tratteranno, né se assegneranno loro dei rifugi e gli forniranno degli aiuti», hanno dichiarato le fonti.
Questa paura nasce da episodi documentati di ritorsione contro rifugiati rientrati in patria. Secondo un rapporto del 2021 sulla Siria di Amnesty International, i servizi di sicurezza siriani hanno commesso numerose violazioni dei diritti umani su 66 ex rifugiati, tra cui 13 bambini. Cinque di loro sono morti in carcere e altri 17 risultano scomparsi. «Le attività militari si saranno anche ridotte, ma non è così per la propensione del governo siriano a compiere gravi violazioni dei diritti umani. Le torture, le sparizioni forzate, le detenzioni arbitrarie e illegali che avevano costretto tanti siriani a lasciare il paese sono di attualità ancora oggi. Quel che è peggio è che proprio il fatto di aver lasciato la Siria è sufficiente per essere presi di mira dalle autorità», ha dichiarato Marie Forestier, ricercatrice di Amnesty sui diritti dei migranti e dei rifugiati. Il presidente Assad, la scorsa settimana ha annunciato un’amnistia per i cittadini siriani che hanno disertato all’obbligo di leva e hanno lasciato il paese. Come riferisce il quotidiano online Daily Sabah, questa dichiarazione sembra rivolta in maniera più o meno esplicita ai rifugiati siriani che si trovano in Turchia – che ad oggi è il paese che ospita il maggior numero di cittadini provenienti dalla Siria con status di protezione internazionale.
Secondo molti esperti questa mossa di Assad non deve creare troppe illusioni. Si potrebbe, infatti, trattare solamente di una mossa politica per migliorare i suoi rapporti internazionali, senza che le promesse di amnistia e perdono per chi aveva lasciato il paese vengano davvero rispettate dal suo governo. «Queste persone sono entrate in Siria attraverso un passaggio illegale al confine, solo per aspettare che gli attacchi israeliani finiscano. Il loro obiettivo è quello di tornare in Libano a conflitto concluso, perché la paura delle ritorsioni del governo siriano sono tante. Ho sentito qualcuno parlare della possibilità di rimanere in Siria, facendo un accordo con i servizi di sicurezza di Assad, ma al momento non c’è nulla di chiaro». Per gli sfollati siriani fuggiti dalla guerra civile e ora costretti a scappare di nuovo dal luogo in cui avevano trovato rifugio, sembra un pellegrinaggio senza lieto fine. Tornare in patria sanno che rischi può comportare, ma al momento restare nel sud del Libano per molti di loro avrebbe significato morte certa.