Continua l'offensiva jihadista

Cosa sta succedendo in Siria: Isis verso Damasco, Assad rifiuta l’aiuto turco

Il Presidente siriano non risponde alle proposte di soccorso dell’omologo turco. Chiuse le frontiere libanesi con la Siria. L’Isis ha già conquistato Aleppo, Hama e Homs

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

7 Dicembre 2024 alle 11:00

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Saudi Press Agency via AP
Saudi Press Agency via AP

Dopo Aleppo, Hama. Dopo Hama, Homs. E ora l’obiettivo è Damasco. A una settimana esatta dall’inizio della loro offensiva partita dal Nord, che ha colto di sorpresa il regime di Bashar al-Assad, i ribelli jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham, affiancati da fazioni filo-turche, sono entrati ad Hama, nel centro del Paese, e avanzano verso la città di Homs. Le truppe siriane e le milizie filo-Iran si sono ritirate dalle zone che controllavano nella provincia nord-orientale di Deir Ezzor. Lo ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani, un’organizzazione di base a Londra con una vasta rete nel Paese mediorientale.

La provincia di Deir Ezzor è divisa tra le forze curde a est dell’Eufrate e le forze governative siriane sostenute dall’Iran e gli alleati a ovest. «Le forze siriane e i loro alleati sostenuti dall’Iran si sono ritirati completamente dalle aree che controllano nella provincia di Deir Ezzor e le forze curde stanno avanzando verso di queste», ha affermato il direttore dell’Osservatorio, Rami Abdel Rahman. Secondo due fonti della sicurezza citate da Reuters, le Forze Democratiche Siriane (Sdf), dominate dai curdi e sostenuta da Usa, hanno preso il controllo della città di Deir Ezzor. Daraa e Suwayda, i due principali capoluoghi della Siria meridionale sono ora sotto il controllo delle rispettive forze locali antigovernative. Lo riferiscono media siriani e panarabi, secondo cui gli insorti sunniti a Daraa hanno preso il controllo delle postazioni governative dopo il ritiro dei soldati di Damasco.

I ribelli jihadisti filo-turchi, dopo aver conquistato Hama, hanno abbattuto i simboli del regime che finora aveva saldamente in mano la città siriana dal 2011, tra cui l’enorme statua del padre dell’ex presidente siriano, Hafez al-Assad, tra le urla dei miliziani. Lo riportano i media internazionali. La televisione Al Jazeera ha trasmesso le immagini dei combattenti ad Hama, alcuni dei quali salutano i civili vicino a una rotonda mentre altri guidano veicoli militari e ciclomotori. A Suwayda, a maggioranza drusa, le élite locali hanno – dal canto loro – assicurato il passaggio di consegne tra le forze governative in ritirata e le autorità locali druse. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che le forze filo-turche stanno puntando a raggiungere Damasco: «La marcia delle forze di opposizione continua. Ci auguriamo che questa avanzata in Siria continui senza incidenti o problemi». Intanto il capo delle forze curde in Siria, vicine agli Stati Uniti e che in passato hanno combattuto contro i jihadisti dell’Isis, si dice aperto ai colloqui con i ribelli islamici e ha affermato che le loro conquiste annunciano una “nuova” realtà politica.

Il Libano, fino a nuovo ordine, ha annunciato la chiusura di tutti i valichi frontalieri con la Siria. «Abbiamo lanciato un appello a Bashar al-Assad, abbiamo detto “forza, determiniamo assieme il futuro della Siria”. Purtroppo, non abbiamo ricevuto una risposta positiva riguardo a questo», sostiene Erdogan. Dopo avere interrotto le relazioni con Assad nel 2011, avendo sostenuto le proteste dell’opposizione, negli ultimi anni il Presidente turco ha chiesto più volte un incontro all’omologo siriano, per tentare di ristabilire le relazioni. Intanto Abu Mohammad al-Jolani, leader della milizia Hts che guida l’opposizione armata in Siria, ha affermato, nella prima intervista da anni alla Cnn, che l’obiettivo dei ribelli filo-turchi è di rovesciare il regime di Bashar al-Assad. L’intervista è stata condotta, come fa sapere la Cnn, in una località segreta della Siria, proprio mentre Hts conquistava Hama. «L’obiettivo della rivoluzione è il rovesciamento di questo regime. È nostro diritto usare tutti i mezzi disponibili per raggiungere tale obiettivo», ha affermato Jolani. «La Siria merita un sistema di governo istituzionale, non uno in cui un singolo sovrano prende decisioni arbitrarie».

In questo quadro si moltiplicano gli appelli e i contatti tra i principali sostenitori dell’una e dell’altra parte. L’Iran, che con la Russia è schierato al fianco di Assad, ha ribadito il proprio sostegno “al governo, al popolo e all’esercito siriano nella lotta contro i gruppi terroristici”, denunciando il loro ritorno nella regione “come una seria minaccia per la pace, la sicurezza e la stabilità”. Così come il leader di Hezbollah, Naim Qassem, che accusando gli Usa e Israele di aver “orchestrato l’aggressione alla Siria”, ha confermato l’appoggio del Partito di Dio libanese – seppure indebolito dalla guerra – a Damasco.

L’esercito israeliano (Idf) afferma di voler aumentare le proprie forze al confine tra Israele e la Siria, nel contesto degli sviluppi della guerra civile. La decisione è stata presa in seguito alle nuove valutazioni effettuate ieri dal Capo di stato maggiore dell’Idf, il tenente generale Herzi Halevi, e dal capo del Comando settentrionale, maggiore generale Ori Gordin. Ulteriori forze terrestri e aeree sono state dispiegate sulle alture del Golan e stanno “aumentando la loro prontezza in base ai vari scenari”. Lo riporta il Times of Israel. In Siria è guerra totale. Agli inizi.

7 Dicembre 2024

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