Il vicepresidente Pd-Idp alla Camera

Parla Paolo Ciani: “La sconfitta di Putin è un’illusione”

«Si sarebbe potuta risparmiare tanta sofferenza agli ucraini che ora sono stanchi e vogliono smettere. Anche Zelensky lo sta capendo: l’ideologia della vittoria militare è un fake che ha travolto tutti e credo che Schlein lo abbia presente»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

4 Dicembre 2024 alle 07:00

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Photo credits: Alessandro Amoruso/Imagoeconomica
Photo credits: Alessandro Amoruso/Imagoeconomica

Paolo Ciani, segretario nazionale di Democrazia Solidale, Vicepresidente del gruppo Pd-Idp alla Camera dei deputati: un atto d’accusa molto pesante, quello che lei ha rivolto in Parlamento al governo: al posto del decreto flussi, un nuovo minestrone ideologico contro i migranti. Quali sono gli “ingredienti” di questo immangiabile “minestrone”?
Ritengo che la legge sia una grande occasione sprecata. Infatti, il decreto, che prende il nome di decreto Flussi non a caso, dovrebbe regolare l’ingresso legale di cittadini stranieri nel nostro territorio per rispondere a esigenze molto concrete, quali esigenze di lavoro, esigenze economiche. Esigenze che il Governo dovrebbe desumere dalla conoscenza del territorio e dall’interlocuzione con i soggetti economici presenti nel Paese. Invece, purtroppo, quello che dovrebbe essere il decreto flussi diventa un nuovo decreto omnibus in materia di immigrazione o, meglio, piuttosto un minestrone in materia di immigrazione, in cui si inseriscono norme molto diverse tra loro, disomogenee e che vanno a intervenire su tanti altri aspetti relativi ai cittadini stranieri. È un’occasione persa perché noi sappiamo, invece, che la nostra economia richiede lavoratori, che tante aziende richiedono lavoratori e che dovremmo concentrarci, come sistema Paese, su norme che regolino virtuosamente l’ingresso regolare dei cittadini stranieri, anche per contrastare l’odioso traffico di esseri umani. Purtroppo, invece, anche questo decreto-legge è un nuovo decreto bandiera, ideologico, del Governo su un argomento su cui il Governo ha già legiferato tanto. Basti pensare ad alcuni provvedimenti: dall’aver chiamato con il nome del luogo di una strage – decreto Cutro – una norma contro i migranti, in cui si sono peggiorate alcune norme precedenti; penso a quella norma che ha fatto sì che la legge italiana possa trattare i minori stranieri come si trattasse di maggiorenni, con un artifizio piuttosto fantasioso; o a quella norma che punisce le ONG che cercano di salvare le vite in mare, spedendole in porti lontani dalla zona di azione; fino ad arrivare alla norma e all’accordo sull’Albania, manifesto ideologico della destra sulle migrazioni, che ha dimostrato tutta la sua inefficacia a danno di povere persone, poche, pochissime, e a danno delle tasche dei contribuenti italiani. Nel decreto attuale c’è anche un altro artificio interessante: quello di trasformare, con un emendamento, un decreto legge, il “decreto Paesi sicuri” e inserirlo all’interno di una legge in discussione. Tuttavia, c’è un ultimo aspetto che mi ha colpito e mi colpisce – e penso che sia un segno un po’ del decadimento anche della discussione e della riflessione generale su questo tema ed è il discorso sulla “protezione”. In questo provvedimento, c’è un ulteriore abbassamento relativo alla protezione di chi giunge in Italia e in Europa e tutto ciò accade nel momento in cui il mondo esplode, nel momento in cui il mondo presenta nuove guerre, in cui ogni giorno assistiamo al dramma di tante persone che muoiono, prima ancora di provare a scappare, e il Governo abbassa gli standard di protezione del nostro Paese. Non mi sembra la linea migliore che potremmo adottare, di certo non in un provvedimento in cui dovremmo occuparci dell’arrivo legale di lavoratori stranieri in Italia

Il decreto flussi è sulla scia di una legge finanziaria che taglia pesantemente le risorse alla sanità pubblica e favorisce l’industria degli armamenti.
In una finanziaria che si definisce di galleggiamento aumenta considerevolmente in un anno la spesa per le armi di 3,5 miliardi e in prospettiva ancora di più, se si pensa che nei 10 anni sono previsti circa trenta miliardi. Cifre importanti, che mostrano come l’Italia predilige un’industria della guerra, della morte rispetto ad altre industrie. La creazione dell’esercito europeo può anche essere condivisibile, ma non si capisce perché bisogna allora continuare a finanziare gli eserciti nazionali come fanno tutti gli Stati, compresa l’Italia. Colpisce perché parliamo proprio di industria di guerra, e quindi sarebbe interessante riflettere su cosa acquisteremo, per farci cosa con questi finanziamenti. Nel dibattito sull’automobile c’è un confronto aperto, sulle armi non si sa nulla. Ma le cifre stanziate per la sanità sono largamente insufficienti e si collegano con i tagli agli enti locali. Dopo il Covid si è promossa la sanità di prossimità, con l’investimento dei fondi del Pnrr. Peccato che dopo aver realizzato le strutture non si prevedano fondi per il personale. E con i tagli agli enti locali rimarranno delle cattedrali nel deserto. I tagli agli enti locali, poi, a cascata diventano un taglio ai servizi. Dal trasporto pubblico ai servizi sociali. Sarà inevitabile intaccare le garanzie per i più fragili. La sanità pubblica diverrà di serie B. Questo è molto pericoloso.

Il mondo pacifista chiede alle opposizioni, e al PD che ne è la forza principale, chiarezza e coerenza su temi cruciali quali il no alla guerra, la condanna del genocidio in atto a Gaza, una forte riduzione delle spese militari. Il centrosinistra sta recependo queste istanze?
C’è grande confusione sulla guerra e anche nel centrosinistra c’è una pluralità di posizioni, così come nel centrodestra d’altronde. Com’è noto la posizione prevalente è passata dalla autodifesa del popolo ucraino, su cui c’era un larghissimo accordo, alla volontà di vittoria sulla Russia considerata un nemico esistenziale. Quest’ultima è l’idea del NB8 (nordici e baltici) e della Polonia. Ma non è quella degli altri paesi. Credo che l’ipotesi di una vittoria militare su Mosca sia oltre che sbagliata, soprattutto un’illusione. La Russia non si vince e se si spezzasse la situazione sarebbe molto peggiore. Su tale crinale esiste una divisione anche nel PD: c’è chi è rimasto all’idea che occorra far vincere l’Ucraina e far perdere la Russia. Per questo si votano nuove armi e così via. Credo che sia una strada senza uscita. Ci vuole il negoziato ma alcuni dicono che non si può parlare senza una “vittoria” ucraina, senza recuperare tutti i territori. Si tratta di una posizione di principio che non guarda in faccia la realtà. È vero che le sinistre europee e anche i verdi su questo sono divisi: gli ‘idealisti’ in questo caso sono coloro che coltivano l’illusione della vittoria mentre i realisti -come me- sono coloro che vedono le cose come stanno e cercano la pace alle condizioni reali e possibili. Nella situazione attuale anche nel PD molti sono ancora alla ricerca della chimerica vittoria mentre per la pace si vada verso uno scambio “pace per territori”: è la sola “pace giusta” possibile ormai. Mi pare che anche gli americani stiano pensando questo e si dice che Trump risolverà ma non è solo lui: è tutto l’apparato militar-industriale Usa che si sta rendendo conto pragmaticamente che Mosca resiste e che non c’è altro modo. È quello che abbiamo sostenuto dall’inizio: se non ci si imbarcava in questo avventurismo della vittoria si poteva risparmiare tanta sofferenza agli ucraini che ora sono stanchi e vogliono smettere. Anche Zelensky lo sta capendo: l’ideologia della vittoria militare è un fake che ha travolto tutti e credo che Elly Schlein lo abbia presente.

A proposito di crimini di guerra. Per aver “osato” sostenere una inchiesta per accertare se a Gaza siano stati commessi atti genocidiali da parte dell’esercito israeliano, Papa Francesco è stato tacciato di antisemitismo.
La parte politica del premier Netanyahu taccia tutti coloro che le si oppongono di antisemitismo. È molto pericoloso perché manipolare così l’antisemitismo rischia di svuotarlo di senso. L’antisemitismo è un tema molto serio e ancora dobbiamo batterci per vincerlo un po’ dovunque nel mondo. Ma asservirlo alla difesa del governo Netanyahu è una strumentalizzazione assurda che ci rende la battaglia molto difficile. L’ala politica estremista, suprematista e razzista diretta dai ministri Ben Gvir e Smotrich sta utilizzando addirittura la Shoah rendendola un’arma dialettica contro i propri avversari. Anche in questo caso si rischia di banalizzare la Shoah e svuotare di senso la parola stessa. Papa Francesco ha solo detto che va fatta un’investigazione: è quello che chiedono tutti, da ogni parte del mondo, per uscire dalla nebbia della propaganda e dalla guerra delle parole. D’altronde la corte penale internazionale (CPI) può condannare anche per crimini contro l’umanità senza usare la parola genocidio: non è altrettanto grave? Ha ragione Anna Foa che vede in questo governo israeliano un pericolo gravissimo per Israele tutto, con la possibilità di una divisione interna che porterebbe al “suicidio” del paese. In molti avevano avvisato Israele di stare attento alle indagini della CPI ma Netanyahu si sentiva sicuro. Ora il danno reputazionale per tutto Israele è enorme: le accuse della Corte gli stringono una gabbia attorno che lentamente si aggrava. Non sarà facile liberarsene senza liberarsi di Netanyahu. La CPI stabilisce un limite al diritto di autodifesa di Israele, così come esiste tale limite nell’autodifesa personale: non si può fare ciò che si vuole. Tale limite è essenziale per il rispetto del diritto internazionale che tuttavia Israele non vuole riconoscere considerandosi un’eccezione assoluta tra le nazioni. Ma così facendo dà ragione a chi lo considera un’eccezione in senso opposto. Nessun paese è un’isola. Il 7 ottobre è stato atroce ma non può giustificare tutto, né diventare un’arma contro i civili. Gli oltre 45000 palestinesi vittime di Gaza sono per l’85% civili: non è umanamente accettabile. Non lo è nemmeno per tanti israeliani che contestano, e nemmeno per tanti militari israeliani che vivono il trauma di ciò che hanno dovuto fare. Netanyahu sta condannando Israele ad un futuro assurdo.

Dai migranti alla Palestina. L’Europa, anche nel profilo della Commissione von der Leyen 2, sembra o essere assente (Palestina) o proseguire su una linea securitaria (migranti).
Purtroppo, abbiamo la commissione più a destra mai avuta. Il PD l’ha votata ma io penso che abbia ragione Marco Tarquinio che ha votato contro. Deve essere chiaro a tutti che PD e FdI hanno votato assieme: ne sono tutti consapevoli? Ursula von der Leyen sta usando ciò che in Italia chiamavamo la politica dei due forni: una maggioranza variabile a seconda degli argomenti. Sull’immigrazione con ECR, sull’ambiente coi verdi europei. Non è accettabile. Comunque, credo che VDL2 sia per queste ragioni molto più debole del VDL1: la presidente cercherà di accentrare le decisioni, ma non ci riuscirà e la guerriglia tra commissari sarà più evidente, con sorprese continue nei voti dell’Europarlamento. Nel PD si dice che occorre essere “responsabili” ma prevedo invece continue trappole. Il pensiero del PD sta evolvendo, ma paga un atteggiamento istituzionale e ingessato su vecchie posizioni che lo limitano nel muoversi più liberamente sullo scacchiere politico. Ci vuole invece un atteggiamento più agile, libero dagli impegni del passato che non valgono più, come dimostrano le destre, molto più abili a muoversi. Purtroppo, vedo in alcuni un’evoluzione securitaria che passa dai migranti alla difesa: armi, armi, armi, facendo il processo alle intenzioni di “nemici esistenziali” e affermando una narrazione vittimistica dell’Europa. Questo ci porta lontano dalle intuizioni dei fondatori dell’Europa unita e dal “never again”. Ci vuole una nuova cultura perché la culture war di questi ultimi due decenni è stata vinta dalle destre. Dobbiamo svegliarci e trovare un nuovo pensiero sull’Europa: fare solo i “corretti” ormai è troppo poco.

4 Dicembre 2024

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