Il nuovo libro dello scrittore
Erri De Luca, il nuovo libro “L’età sperimentale”: “Abbiamo abolito il termine vecchiaia, l’Albania di Meloni una cialtronata”
“La vecchiaia è come la risalita di un bosco: vedi la luce in cima e immagini il futuro senza di te. La libertà è disobbedienza, si fonda su regole e rinunce. Ma ai giovani di questo tempo manca insolenza”
Interviste - di Graziella Balestrieri
È L’età sperimentale, l’ultimo libro di Erri De Luca, scritto con la collaborazione di Ines de la Fressange, celebre stilista e amica dello scrittore. Uscito il 12 novembre, per Feltrinelli, L’età sperimentale è un libro chiarificatore quasi, da leggere per chi non ha raggiunto questo tempo della vita, e per chi in questo tempo c’è e magari fa anche molta fatica a starci.
Un libro talmente chiarificatore, che fa capire che per ognuno di noi, il raggiungimento della terza età avrà un valore unico e specifico, che impone la necessità di ascoltarsi di più e ascoltare quello che il corpo ci racconta ogni giorno. E di ascoltare anche i ricordi, le mancanze che si fanno sempre più vicine. Sono tutti temi che conferiscono unicità a queste pagine, pagine di due persone e personaggi diversi che si raccontano, che sperimentano in maniera diversa questa età e raccontano quanto sia difficile ed emozionante anche svegliarsi al mattino e alzare le persiane di una stanza. Pagine che dicono soprattutto una cosa, ineluttabile: ci si deve abituare ad un corpo che sembra essere di un altro o da un’altra parte.
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Ecco, L’età sperimentale di Erri De Luca e Ines de la Fressange pare raccontare un’altra parte di un tempo e di una quotidianità che per chi ancora non ha raggiunto questa età sembra lontanissima ma che in realtà è molto più vicina a noi di quanto ci possiamo immaginare e intorno a noi, e forse non gli concediamo abbastanza spazio. Tutto arriva in fretta, tutto corre, e per correre ci vogliono gambe allenate, e per avere le gambe allenate ci vuole una gran lavoro, sempre. Il tempo che passa: è la vita. L’età che non somiglia a niente se non sappiamo ascoltarci e se non sappiamo riconoscerci allo specchio.
“A che somiglia quest’età?”, si chiede De Luca. “Alla risalita di un bosco di montagna. Nel fitto delle conifere entra poca luce, vedo giusto quello che mi sta stretto intorno, ma verso l’alto si diradano, si aprono radure, c’è più luce. In questa età da cima del bosco vedo lontano, scorci di futuro, non il mio, quello senza di me. Il poeta Goethe morente pronuncia le sue ultime parole: ‘Mehr Licht’, più luce. Non è una richiesta, è la sorpresa di vederla splendere. Oggi vedo una gioventù che sente il proprio futuro tutt’uno con quello della Terra intera. Guarda lontano, avvista l’avvenire. Anche io, anche i nuovi vecchi vedono più lontano, in cima al loro bosco”.
Il suo ultimo libro, “L’età sperimentale”, si avvale della scrittura e della presenza della sua amica Ines de la Fressange, molto meno preoccupata di lei in alcuni tratti … come mai questa scelta?
Avevo bisogno, dopo aver girato il filmato L’età sperimentale di allargare il discorso su questa esperienza dell’invecchiamento. Così ho proposto a lei di scambiarci pagine. Lei che ha meno anni di me e una struttura fisica in ottima forma, non è ancora dentro quest’impresa del corpo e della mente, ma ha accettato di affacciarsi.
In questo libro parla di lealtà nell’amicizia: che valore ha oggi la lealtà?
Sulla lealtà si basano anche gli affetti familiari, oltre che le amicizie e i rapporti di affari. Senza di questa giochiamo ai pirati.
Quando scrive che l’età che avanza non è più saggia e non è più pacata, a che cosa si riferisce?
Si riferisce a me, questo libro non è un prontuario per l’uso della vecchiaia, ma il resoconto di vari esperimenti che considerano la vecchiaia un percorso in salita da esplorare e non una discesa tra le dimissioni.
Quando Ines scrive che ai giovani le piace dare fiducia piuttosto che affidargli la scrittura della sua biografia, è un caso abbastanza raro e molto confortante… i cosiddetti anziani di oggi, molti almeno non sono diventati un po’ troppo vanitosi e invadenti?
Gli anziani sono diventati per la prima volta maggioranza della popolazione. I progressi della medicina, la nascita di una scienza, la nascita di una scienza dell’alimentazione, la mancata decimazione dentro una guerra, condizioni uniche riunite a fare in modo che si tratta di una vecchiaia da inventare. Dunque, sono demograficamente invadenti, ma vanitosi no, anche perché è la vanità è connessa all’aspetto fisico e c’è poco da compiacersi.
Perché la chiama età sperimentale e non vecchiaia? Nel senso è un modo per dilatare ancora di più il suo tempo?
Chiamo vecchiaia l’età sperimentale, per me lo è più della gioventù che aveva qualche modello di riferimento. Mentre questa mia di adesso non ne ha, al punto di farmi dire che nessuno è stato vecchio prima di me. Quando succede al corpo di una persona è per la prima volta e inaugura un’impresa.
Ha paura della morte? E di morire?
Dovrei inventarla una paura, ma la sua assenza in me non ha a che vedere con la parola coraggio. Non attingo a questa virtù. Semplicemente non mi scatta l’effetto paura. Frequento pericoli, ma questi stimolano la mia attenzione.
Certe volte ci si vergogna quasi di essere anziani: Perché l’anzianità deve essere un tabù?
Gli anziani hanno abolito per loro il termine vecchiaia. Non si vuole ammettere di esserci dentro. Io sì, ci sono e mi ci trovo bene perché imparo a giocarci.
Il termine anticonformista presente in queste pagine, oggi a che cosa si può riferire?
Non trovo esempi. Forse solo la meteorologia oggi è anticonformista.
La libertà, scrive lei in queste pagine, si fonda sulle rinunce…a che cosa ha rinunciato lei?
La libertà si fonda sulle regole e queste impongono rinunce a vantaggio della comunità. Io fondai la mia libertà sulla disobbedienza, rinunciando a un futuro apparecchiato come una tavola imbandita. Dovevo solo sedermi, invece lasciai il posto vuoto. Sperimentai una forma di deserto. Ma anche questa definizione è personale.
“Eppure i giovani di Woodstock sono gli anziani di oggi “. Come definisce invece questo passaggio di età ovvero dal giovane di Woodstock al banchiere/manager in giacca e cravatta?
Molti della mia generazione sono morti di droghe, hanno scontato prigioni, hanno svolto i più vari e umili mestieri. Per una manciata di ben sistemati non screditerei una gioventù del tutto opposta.
La parola clandestino che cosa c’entra con questo passaggio dell’età?
Clandestino mi posso sentire io personalmente. Al plurale invece non esistono i clan destini. Esistono i destini.
Parla di un quadro di Gisella Fioroni, un quadro sulla guerra, case e stelle che piovono addosso: il conflitto Israele/Palestina va avanti, quello in Ucraina ormai è arrivato a un livello di sfinimento…perché nessuno ha la volontà della pace?
Le guerre finiscono tutte quando hanno esaurito tutte le possibilità di reciproca sopraffazione. Finiranno anche queste e la loro interruzione sarà chiamata pace.
Il premier israeliano Netanyahu è stato considerato criminale di guerra, ricevendo un mandato di cattura internazionale…
All’incirca mi sembra un avviso di garanzia.
Cosa ha pensato quando ha sentito della costruzione di centri di accoglienza in Albania voluti dal governo Meloni?
Il centro in Albania è una cialtronata impraticabile sul piano giuridico ma ha dato i suoi dividendi in termini di consenso elettorale, dunque aspetto la prossima trovata pubblicitaria.
La magistratura ha avuto un ruolo principale in questa vicenda…secondo lei la magistratura ha davvero così tanto peso in Italia?
La magistratura è un potere dello Stato, nettamente distinto dagli altri poteri, dunque, con funzione di bilanciamento. Al potere esecutivo, specie quello in carica, disturba proprio perché ne limita gli abusi.
Cosa ne pensa della vittoria di Trump?
Temo per la sua vita: se davvero vuole fermare le guerre manda in bancarotta l’industria bellica, che non la prende bene. Poi con un ministro no vax alla sanità si mette contro le potenze farmaceutiche che fatturano vaccini. Se il mio timore è infondato allora gli Stati Uniti saranno isolazionisti dando ufficialmente le dimissioni dalla cabina di comando del pianeta.
Di che cosa ha più paura per i giovani di oggi?
Mi preoccupa nei giovani di oggi la mancanza d’insolenza nei confronti della gerontocrazia dilagante, insomma nei confronti dei vecchi al governo della società.