Parla lo scrittore
Intervista a Erri De Luca: “Caso Iuventa, magistratura lenta per volontà politica”
«Il verso di un poeta brasiliano, Ledo Ivo, riassume bene la questione migranti per come viene vista dalle nostre classi dirigenti: 'Occupano i nostri posti pure quando/ loro viaggiano in piedi e noi siamo seduti'. Destra o sinistra? Oh, su questo non vedo differenze»
Interviste - di Graziella Balestrieri
Sono passati sette anni, sette lunghissimi anni, prima che la procura di Trapani chiedesse il “non luogo a procedere” nell’udienza preliminare contro quattro volontari dell’equipaggio della Iuventa. Imbarcazione che per sette anni, essendo sotto sequestro, non ha potuto operare in mare e salvare altre vite.
Morti su morti, anni su anni, sinistra come la destra. Anni su anni, come il primo anno già trascorso dalla tragedia immane di Cutro. I deboli spinti verso il fondo, respinti, picchiati anche, e per altre strade, per altri versi cercando la pace dove pace non c’è. Ogni diritto, da quello a vivere fino a quello a manifestare, scompaiono tra le mani dei potenti, dei forti e dei manganelli.
“Vigliaccherie di forti contro i deboli”, così Erri De Luca, scrittore, poeta e mente illuminata del nostro paese e non solo, si rivolge ai fatti di Pisa, ergo ai manganelli strumenti di violenza da parte della polizia contro giovani minorenni, che a volto scoperto e senza armi andavano nella direzione giusta, quella della pace e non come tv e robe varie vogliono far credere.
Ci sono voluti sette anni perché una procura decidesse che salvare vite umane in mare non è reato: è normale tutto questo, quando si sta parlando di neonati, donne…?
La lentezza della nostra macchina giudiziaria avvantaggia i colpevoli abbienti che con buoni avvocati ottengono dilazioni e infine prescrizioni di reato. La lentezza nell’amministrazione della giustizia è una volontà politica. Poi questa sentenza dimostra che la magistratura comunque mantiene un’indipendenza dai governi di turno e non si lascia condizionare in materia di flussi migratori.
Quando si avviano questa sorta di inchieste, per altro lunghissime, c’è sempre la volontà di voler dimostrare il legame tra trafficanti e ONG: perché secondo lei?
Per facile discarico di responsabilità di chi dovrebbe gestire il regolare fenomeno delle migrazioni nel Mediterraneo. Ecco lì a dare colpa agli avidi scafisti, non a chi è incapace di gestire. Ma gli scafisti ormai neanche s’imbarcano sui battelli, affidando il timone a uno dei passeggeri. Quanto alle navi di soccorso, l’intralcio alle loro operazioni non si è interrotto sotto nessun governo. Quest’ultimo ha scoperto la geografia d’Italia e impone alle navi di portare i salvati nei porti più lontani possibile.
La ONG Iuventa avrebbe potuto salvare in questi sette anni, altre persone: chi si fa carico, chi si prende le responsabilità di questi morti ora?
Nessun responsabile della catena di comando si fa carico di responsabilità. Del resto, abbiamo un parlamento che rinnova ogni anno fondi alla pirateria libica, spacciata per guardia costiera, perché acciuffi e riporti indietro le imbarcazioni con il loro carico di vite da respingere.
Ora la sinistra sbraita contro la destra sul tema dei migranti…però l’inchiesta allora venne avviata mentre era in carica il governo Gentiloni, ed era sato appena varato il codice anti-Ong preparato dal ministro dell’Interno Minniti…stiamo parlando di sinistra: che cosa c’è che non va nei migranti, mi spiego: le persone che cercano di salvarsi e scappano sono davvero solo numeri per alzare o abbassare l’asticella nelle elezioni?
Ho smesso da tempo di usare la parola sinistra per le formazioni politiche in Italia. In Italia ci sono molte persone di sinistra e nessun organismo che le rappresenti. Da qui l’allargamento dell’astensione dal voto, che non è indifferenza ma attesa di una figura nuova. Ministri hanno pagato bande di contrabbandieri libici per delegare a loro respingimenti che sono fuorilegge e particolarmente infami nel caso di minori. Di sinistra hanno solo tasche di giacche e pantaloni.
Siamo davvero arrivati al punto che non ci si riconosce più tra persone? Non esiste più la solidarietà?
Esistono eccome la solidarietà e la fraternità nel nostro paese che ha il maggior numero di persone che si dedicano al volontariato. Esiste un’economia del gratis che tiene insieme le fibre sociali di questa nostra comunità. Non esiste invece in nessuna sede ufficiale.
Le tv, i giornali: in questo momento i migranti sono poca roba, (nonostante questa notizia clamorosa della Iuventa) non occupano certo le prime pagine. La comunicazione quanto pesa in Italia riguardo a questa tematica?
L’informazione è ondivaga per natura, passa da una guerra all’altra, da un naufragio all’altro se particolarmente massiccio come quello di Cutro. Fa eccezione nella stampa solo il quotidiano Avvenire che ha più spesso degli altri una pagina sulle migrazioni e informazioni di prima mano. Poi c’è l’informazione indipendente in rete che mantiene l’attenzione attraverso le cronache dei salvataggi.
È passato un anno dalla strage di Cutro. Lo Stato non si è proprio visto, dopo un anno, nessun rappresentante delle istituzioni che fosse venuto in Calabria a posare un fiore…
Lo Stato e la sua attuale e scomposta maggioranza governativa sono complici di omissioni di soccorso con le loro miserabili leggi d’intralcio ai salvataggi. Dunque, hanno fatto bene a tenersi alla larga da un luogo del loro delitto.
Migrante uguale a clandestino uguale a delinquente uguale a trafficante uguale a stupratore uguale a gente che ruba il lavoro agli italiani: perché, secondo lei, siamo arrivati a questo punto?
Questa è propaganda da quattro soldi. La forza lavoro manca in Italia in ogni settore e puoi attingerla solo dai flussi migratori. Ma la quota ammessa è insufficiente. Quello che fa da attrazione per gli sbarchi in Italia è la possibilità di trovare un lavoro senza contratto e la geografia che permette di raggiungere altri paesi europei attraverso le nostre articolate frontiere.
Quando il ministro Salvini e la destra parlano di “difesa dei confini”, secondo lei di quali confini stanno parlando? Ha un senso dire “difesa dei confini”
La difesa dei confini ha un senso molto preciso in Ucraina. Ma questa propaganda di destra usa la parola invasione, termine specificamente militare, per nominare l’arrivo alla spicciolata di persone disarmate, donne e bambini compresi. Questa destra spaccia vocabolario falso per suscitare sentimenti di paura. È da spaventapasseri lo spauracchio dei confini da difendere.
La Chiesa potrebbe avere un ruolo più importante o non può fare di più?
La Chiesa, attraverso la Comunità di sant’Egidio per esempio, organizza ingressi legali. La diffusa macchina delle chiese pratica accoglienza di pronto soccorso alimentare, applica con qualche reticenza le direttive del suo pontefice che inaugurò il suo servizio con un pellegrinaggio a Lampedusa. La chiesa fa opera di supplenza dimostrando che la buona volontà corregge i torti.
“Sono nato e ho lavorato in ogni paese e ho difeso con fatica la mia dignità. Sono nato e sono morto in ogni paese e ho camminato in ogni strada del mondo che vedi. mio fratello che guardi il mondo ma il mondo non somiglia a te, mio fratello che guardi il cielo e il cielo non ti guarda”(è un testo di Ivano Fossati): secondo lei dov’è la dignità per una persona che rischia la propria vita e quella dei suoi cari?
La dignità si manifesta in molti modi. In condizioni di emergenza, per fornire un sostegno alla propria famiglia, gli emigranti affrontano ogni specie di pericolo e di umiliazione. In questa missione individuale riconosco la grandezza della parola dignità.
Quando vediamo in tv immagini di bambini morti, sembra che tutti siano assaliti da un senso si vergogna e orrore, però poi…?
La televisione significa visione da lontano. Anche quando usa lo zoom per avvicinarsi resta il doppio vetro divisorio dell’obiettivo che riprende e dello schermo che trasmette. Quello che si vede in televisione è un dettaglio governato dai limiti dell’inquadratura. Perciò l’emozione arriva filtrata e dura il tempo del servizio messo in onda. Per conoscere bisogna stare sul posto oppure sentire le voci di chi è presente. La trasmissione di Marco Damilano per l’anniversario del naufragio di Cutro è stata uno di quei rari casi di prossimità.
Vuole aggiungere qualcosa a tutto questo ?
Chiudo col verso di un poeta brasiliano Ledo Ivo: “Occupano i nostri posti pure quando/ loro viaggiano in piedi e noi siamo seduti”.