La resa dei conti a 5 stelle

Costituente M5s, Conte al capolinea: punta a fare fuori Grillo ma rischia di doversi dimettere

Per validare la linea dell’Avvocato del popolo, e far fuori Grillo, serve una maggioranza qualificata. E Beppe lo sbeffeggia: “È l’ultimo giapponese”

Politica - di Francesco Lo Dico

21 Novembre 2024 alle 17:30

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Foto Roberto Monaldo / LaPresse
17-06-2023 Roma
Politica
Manifestazione contro il lavoro precario organizzata dal Movimento 5 Stelle
Nella foto Giuseppe Conte, Beppe Grillo

17-06-2023 Rome (Italy)
Politics
Demonstration against precarious work organized by the Five star movement
In the pic Giuseppe Conte, Beppe Grillo
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 17-06-2023 Roma Politica Manifestazione contro il lavoro precario organizzata dal Movimento 5 Stelle Nella foto Giuseppe Conte, Beppe Grillo 17-06-2023 Rome (Italy) Politics Demonstration against precarious work organized by the Five star movement In the pic Giuseppe Conte, Beppe Grillo

Da Movimento Cinque Stelle a Movimento Cinque per Cento. Per lo meno nelle aspirazioni più alte. In Emilia-Romagna i grillini sono rimasti inchiodati al 3,5 e al 4,7 in Umbria, un pelino al di sotto dei fasti di una forza politica che soltanto nel 2018 aveva raccolto nel proscenio nazionale oltre il 32% dei consensi.

Non servirebbe aggiungere altro per fare una sintesi della gestione Giuseppe Conte. Che da fantaministro prima (ve lo ricordate da Floris?), e due volte presidente del Consiglio poi (una volta a capo della destra, e una della sinistra per non dispiacere nessuno) è riuscito nell’impresa di mettere in fuga tutti gli elettori. Che non erano né di destra, né di sinistra, come si portava all’epoca, ma se ne sono tornati dov’erano venuti: a destra o a sinistra che purtroppo (nel caso della destra) o per fortuna non sono sogni ma solide realtà. Epperò l’Avvocato del popolo ha mangiato la foglia: il Popolo gli ha ritirato l’incarico di rappresentante legale da un pezzo. Con numeri del genere, non ti lascerebbero gestire neppure il pianerottolo di uno dei condomini di Volturara Appula.

E così Conte ha pensato: Rifondazione. Che non sta per una nuova alleanza, stavolta con Fausto Bertinotti, ma per Assemblea costituente del M5s, per dirla con le parole sempre sobrie e poco evocative dell’avvocato. Nei sogni di Giuseppi la pomposa kermesse che si terrà nel fine settimana doveva essere il personale vaffa al padre fondatore del “vaffa”, uno scintillante e collettivo sventolio di pochette che avrebbe dato l’estremo saluto all’odiato Padre Padrone che pure sette anni fa gli ha messo di colpo il pane della politica sotto ai denti, con allegata scatoletta di tonno.

Ma Nova, così si chiama la solenne costituente post-grillina che andrà in scena al Palazzo dei Congressi il 23 e 24 novembre, rischia di essere ricordata invece come una Supernova, un’esplosione stellare che travolgerà per sempre la galassia contesca. Detta come si direbbe al bar, senza pastrocchi para-legali, Conte ha indetto l’appuntamento di questo week-end per cercare di restare in sella, unto e bisunto dai Padri Costituenti del nuovo partito, nel quale simbolo e doppio mandato non sono che vecchi slogan per grillini imbruttiti, da accompagnare alla porta e spedire verso i giardinetti dell’antico rancore. Ma Nova dovrebbe essere, per Conte, anche e soprattutto, il solenne funerale politico di Beppe Grillo, il Garante che tiene in ostaggio le ambizioni del Napoleone di Volturara, che “serve pensando al regno” come il lamentoso e oscuro Bonaparte prima di diventare Imperatore.

Ma qui sta il busillis, e qui veniamo alla sostanza. Le votazioni online che intervalleranno le decisioni di Nova richiedono la partecipazione del 50% più uno degli iscritti, mentre per approvare la modifica allo statuto e dare quindi il benservito al Garante e ai suoi 300mila euro di compenso annui serve la maggioranza qualificata. Non sono obiettivi a portata di mano, se soltanto si guarda alla recente storia della partecipazione on line del Movimento. Specie se, come teme il nostro, il vecchio Beppe non si metta in testa di sventare semplicemente con un invito all’astensione il progetto del Bruto in pochette. Ed ecco che i rumors dell’ultima ora, pronunciati a mezza bocca dai parlamentari grillini, assumono senso. Parecchio senso. Se la linea rifondativa non dovesse passare, Conte passerebbe la mano. Questo si dice, e non si vede perché dovrebbe andare diversamente. Chiara Appendino frattanto si affaccia timidamente alla finestra. Fa sapere che il Movimento che vuole lei non è quello di Conte, e che non vuole farsi fagocitare dal Pd. Sembra un’autocandidatura. E non è una mossa ingenua, in un contesto politico in cui ormai è sempre più una battaglia tra leader donne.

E poi c’è Dibba, c’è Fico, c’è Raggi, e perché no, Di Maio: chillo è nu buono guaglione e ha pure abolito la povertà. Come che sia, Beppe da Genova se la ride. Dice del mai amato Giuseppi che è «specialista in penultimatum», che ha la «faccia meno espressiva di un avatar», che «ha preso più voti Berlusconi da morto che lui da vivo». O ora le ultime perle della collezione, gustosissima. Lo chiama “Mago di Oz”, e lo paragona a Onoda, il proverbiale ultimo giapponese che, dopo quasi 30 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale, nel 1974, nella giungla sull’isola filippina di Lubang, fu arrestato perché si rifiutava di credere che la guerra fosse finita. Inutile spiegare la metafora.

Conte intanto mastica amaro, suda freddo. Suda così tanto che suda pure la pochette. «Non possiamo più, dopo avere assunto responsabilità di governo, riproporre la logica del vaffa. Devono prevalere le soluzioni per migliorare la qualità della vita dei cittadini», sillaba tutto compunto. Ci sono due cose che forse gli sfuggono. La prima è che i suoi elettori, come ampia parte degli elettori di destra, non è in cerca di «soluzioni per migliorare la qualità della vita dei cittadini», ma è in cerca della logica del “vaffa”, in questo momento più liberatoria di una cartella di Equitalia finita in prescrizione. La seconda è che, se proprio l’Avvocato del popolo fosse in cerca di soluzioni per migliorare la qualità della vita dei cittadini, potrebbe fare una cosa molto utile. Dimettersi.

21 Novembre 2024

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