Vaffa di Conte a Grillo: “Zitto o niente più soldi”
Secondo Grillo la Costituente sarebbe solo “una farsa per farlo fuori” e consentire a Conte di farsi “un partito tutto suo”. Chi di (non) democrazia dal basso ferisce, di democrazia dal basso perisce.
Politica - di Francesco Lo Dico
Caro Beppe, se continui a impicciarti del Movimento ti lascio a secco. Niente più quattrini, bye bye palanche, per dirla in genovese. Giuseppe Conte lo scrive nel codice morse tipico degli azzeccagarbugli, ma nella pratica il senso della furibonda lettera che il capo politico del Movimento ha inviato al Garante, chiusa con un beffardo “Cordialmente, Giuseppe Conte”, si riduce a un vaffa di quelli che neanche ai tempi d’oro di San Giovanni.
A far perdere le staffe all’azzimato Giuseppi è stata la triplice impuntatura del Fondatore, il quale aveva ammonito più volte popolo e avvocato del popolo che non si tocca il simbolo M5s, non si tocca il nome del M5s, e non si tocca la sacra legge “dei due mandati e poi a casa”. Conte rimbrotta il comico dicendogli innanzitutto che con le sue esternazioni “sta alimentando il dibattito pubblico con connessi accenni a futuri contenzioni legali e a potenziali scissioni”. Tradotto: stai facendo una caciara mediatica che sta mandando a gentili signorine il processo (ri)costituente del Movimento. Gli dice ancora a muso duro che tanta acrimonia ha l’unico effetto di “compromettere gli sforzi che una intera Comunità sta portando avanti per rilanciare – con forza e decisione – l’azione politica del Movimento, coinvolgendo anche i simpatizzanti non ancora iscritti”. Per poi arrivare al tipico climax da matrimonio in avaria che Conte sciorina nella bifida lingua del leguleio: “Ti aggiungo che queste esternazioni sono del tutto incompatibili con gli obblighi da te specificamente assunti nei confronti del Movimento con riferimento sia alla malleveria sia ai contratti di pubblicità e comunicazione: ciò mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l’esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria, e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione”.
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A che cosa si riferisce Conte? In soldoni, si tratta della consulenza d’oro che il Movimento, nella persona del capo politico grillino aveva deciso di destinare ai servigi del guru genovese. Più che un contratto ex novo, un lauto rinnovo, per dirla con il gergo del calciomercato. A parlarne era stato lo stesso Conte alla Festa del Fatto quotidiano dello scorso anno. Il garante e fondatore del partito dalla primavera del 2022 ha una consulenza con il Movimento, una cifra attorno alle 300 mila cucuzze, per “aiutarci nelle campagne elettorali, per quanto riguarda suggerimenti nella comunicazione, per elaborare proposte e progetti comunicativi”, aveva spiegato l’ex presidente del Consiglio.
Solo che, nel Conte pensiero, questi “suggerimenti” Grillo avrebbe dovuto sussurrarli al suo orecchio, e non al banchetto della piazza mediatica. Nella gelida missiva Conte rende edotto l’amico Beppe che “la custodia dei valori fondamentali dell’azione politica del movimento e il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme statutarie, si risolvono in una moral suasion, ma di certo non si estendono all’esercizio di un supposto diritto di veto o addirittura alla inibizione della consultazione assembleare su uno o più temi della vita del Movimento”. Ovvero, se proprio hai qualcosa da obiettare, dimmela sotto a un caruggio, in uno di quei localini al riparo dal mondo, ma non pensare d’imporre niente a nessuno perché qui comando io, e la democrazia dal basso da allora è diventata un’invenzione senza futuro.
Ma è nel passaggio successivo che la tragedia ritorna come farsa. L’avvocato del popolo, salito sul piedistallo di De Gasperi e Berlinguer, più sopraelevato dell’elevato, ma sopraelevato di brutto, bacchetta il livoroso Beppe come un qualsiasi turista della democrazia. “Un insuperabile ostacolo a questa tua visione – sdottoreggia Conte – è il principio democratico su cui si fonda ogni esercizio di attività associativa politica. Questo è un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico – a prescindere da specifiche previsioni statutarie – che vale per tutti gli organismi associativi, ancor più per le associazioni politiche, e che attribuisce all’Assemblea degli iscritti un potere sovrano.” Sì, avete capito bene. Conte spiega a Grillo che il Movimento 5 Stelle è un partito politico, e che il requisito fondamentale di ogni partito è la democrazia interna, che è sacra ed inviolabile anche da parte di chi quella creatura l’ha forgiata nel metallo scintillante del Non Partito.
Nell’ora velenosa e infinita dei rimpianti, delle accuse reciproche, delle ripicche, dei notisti esilarati da un tramonto tanto livido e pirotecnico, i retroscena raccontano l’alba della battaglia definitiva. Asserragliati a Campo Marzio, i colonnelli della Salò grillina osservano che Grillo ha ormai scelto la strada della “guerriglia legale e mediatica”. Grillo, “da un lato si fa scrivere lettere dagli avvocati per intralciare il processo costituente, dall’altro si lamenta delle risposte a tono che le sue diffide sollecitano”. Secondo fonti a lui vicine, Beppe Grillo da parte sua sarebbe rimasto “estremamente infastidito” per la lettera, i cui toni e contenuti sarebbero ritenuti dal Garante del M5s al “limite del ricatto”. Grillo avrebbe espresso “pieno disappunto” per le scelte di Conte, compresa l’ultima foto che ha visto la partecipazione del leader M5s al patto della birra con i vertici di Avs e la leader del Pd Schlein. Secondo Grillo la Costituente sarebbe solo “una farsa per farlo fuori” e consentire a Conte di farsi “un partito tutto suo”. Chi di (non) democrazia dal basso ferisce, di democrazia dal basso perisce .