Toghe e governo
Separazione delle carriere, si preannuncia uno scontro durissimo
A gennaio atteso il primo sì della Camera sulla riforma dell’ordinamento. Lo scontro si preannuncia durissimo. Sul decreto flussi è botta e risposta tra l’Anm e Nordio
Giustizia - di Angela Stella
L’inverno sarà caldissimo e non sarà certo colpa del cambiamento climatico bensì dello scontro durissimo che si preannuncia tra governo e magistratura in concomitanza sia del primo sì alla Camera sulla separazione delle carriere, previsto al massimo per gennaio, sia per le decisioni che arriveranno dalle toghe sui migranti portati in Albania a cui seguiranno anatemi da parte della maggioranza.
Il problema è che né il governo né le toghe arretreranno di un millimetro rispetto alle reciproche posizione in tema di riforma costituzionale dell’ordinamento giudiziario: il primo intende accelerare per giungere quanto prima al referendum, che si vuole promuovere come indice di gradimento sulla magistratura in generale, le seconde hanno convocato una assemblea straordinaria per il 15 dicembre per valutare qualsiasi iniziativa per contrastare la modifica costituzionale. Non si esclude tra le opzioni lo sciopero o subito o nei prossimi mesi. Resta accesa comunque la polemica sulla questione migratoria e il decreto flussi in discussione a Montecitorio che ingolferà il lavoro delle Corti di Appello.
Tutte le correnti, nel parlamentino che si è riunito nel fine settimana, senza distinzione alcuna, anzi con gli stessi toni accesi, hanno ribadito che non si faranno intimidire dalla politica, continueranno ad intervenire nel dibattito pubblico e si opporranno fortemente a qualsiasi tentativo di “dossieraggio” sulle loro vite private da parte di alcuni media. I magistrati hanno sottoscritto, infatti, un documento riguardante gli attacchi subiti a seguito di decisioni sgradite al governo. “Nell’ultimo periodo abbiamo assistito da parte di una certa politica ad attacchi sempre più frequenti a provvedimenti resi da magistrati italiani nell’esercizio delle loro funzioni giurisdizionali, criticati non per il loro contenuto tecnico-giuridico, ma perché sgraditi all’indirizzo politico della maggioranza governativa”. Inoltre, “a questi attacchi sono seguite operazioni di indebita ricostruzione della vita privata dei magistrati autori di quelle decisioni finalizzate a selezionare e rendere pubbliche scelte personali ritenute correlate ai provvedimenti adottati”.
Per il Cdc dell’Anm “sostenere, senza alcun fondamento, che un magistrato ha adottato un provvedimento per perseguire finalità diverse da quelle proprie dell’esercizio della giurisdizione è un’accusa grave che non può più essere tollerata”. Pertanto, si è deciso di invitare “ogni attore politico al rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri e di autonomia e indipendenza dell’ordine giurisdizionale; di trasmettere copia della presente delibera al Csm per le valutazioni dell’organo di governo autonomo e per le conseguenti iniziative a tutela della indipendenza e dell’autonomia della magistratura; di trasmettere la medesima copia al Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti”.
Ieri mattina è arrivata la puntuta replica del Guardasigilli che , in una intervista al Corriere della Sera, rispondendo ad una domanda sul fatto che l’Anm denunci attacchi mirati ad assoggettare i giudici alla politica, ha dichiarato aspramente: «Non capisco da dove traggano questa convinzione. Mi attendo argomentazioni logiche, non slogan folcloristici». Mentre il viceministro Sisto a Repubblica ha aggiunto che i magistrati non hanno legittimazione popolare. Ha replicato ad Agorà il Segretario generale del “sindacato” delle toghe, Salvatore Casciaro: «Argomentazioni logiche? Ci sono stati alcuni provvedimenti delle sezioni specializzate immigrazione che non hanno convalidato i trattenimenti di migranti, ritenendo che potesse essere a rischio la loro incolumità se fossero stati respinti in Paesi non sicuri. A fronte di questo ci sono state reazioni vibranti, impetuose, concitate di esponenti della maggioranza. I magistrati sono stati accusati di politicizzazione, magistrati comunisti, anti-italiani. Ma c’è una sentenza del 4 ottobre della Corte di Giustizia europea che dice che l’ultima parola spetta al giudice comunitario per l’individuazione dei Paesi sicuri. Sono poi state individuate soluzioni sul piano normativo, processuale che pongono il serio rischio che il nostro Paese possa perdere i finanziamenti del Pnrr. Ora, in questo contesto, è evidente, credo, che si vorrebbero dei magistrati allineati a quelle che in qualche modo sono le indicazioni della politica».
Nel dibattito è intervenuto anche il deputato di Forza Italia Enrico Costa: «L’Anm ha perfettamente ragione a lamentarsi per le intrusioni nella vita privata. Ma non c’è solo quella dei magistrati di vita privata. C’è anche quella dei cittadini ripetutamente violata da informazioni tratte da intercettazioni colorite, senza attinenza con le accuse, allegate agli atti per “chiarire il contesto” e sbattute sui giornali per dare visibilità alle inchieste. Anche quella è vita privata da proteggere, secondo la Costituzione, ma dall’Anm neanche un cenno. Due pesi, due misure». «Nessuno scontro con la magistratura: rispettiamo e tuteliamo il valore e l’indipendenza dei giudici ma siamo contrari all’uso politico della giustizia. Spetta al parlamento fare le leggi e non alle sentenze creative di qualche tribunale. La politica, tutta, dovrebbe condividere e difendere questo principio» ha aggiunto il leader di Noi moderati, Maurizio Lupi.
Da registrare che mentre è in corso il Cdc, è arrivata la notizia di una richiesta di pratica contro il segretario di Magistratura, Stefano Musolino, per alcune sue dichiarazioni sul ponte di Messina e a Piazza Pulita, da parte delle consigliere laiche del Csm Bertolini e Eccher. Per adesso Musolino non commenta, ma ha ricevuto la solidarietà di tutti i gruppi associativi, preoccupati di veder lesa la loro libertà di espressione. Ha parlato però Silvia Albano, presidente di Md: «per esserci uno scontro bisogna essere in due, ma io non mi sento parte dello scontro. Noi giudici abbiamo applicato solo la legge e cercato di garantire la legalità. Noi siamo anche giudici dell’Unione europea: con i nostri provvedimenti non abbiamo fatto opposizione politica, abbiamo fatto il nostro lavoro».
Ha aggiunto: «Quelli che più dicono che i giudici non devono parlare nei dibattiti, sono quelli che più vogliono un giudice accondiscendente col governo. Ma se i magistrati collaborassero col governo non sarebbero più imparziali e indipendenti. Io e Marco Gattuso (giudice di Bologna, ndr) siamo magistrati da molti anni: non è in discussione l’imparzialità e l’indipendenza dei singoli giudici, ma la fisionomia della futura magistratura».