Dialogo platonico tra magistrati
Il problema non sono i migranti ma lo Stato
Un incontro casuale e un lungo ragionamento, un po’ indignato, un po’ semplicemente razionale, un po’ da uomini di legge un po’ delusi dalla loro professione e molto delusi dalla politica
Editoriali - di Piero Tony
Napoli villa comunale, fontana dei paperi, sole cocente di un mezzogiorno rovente nonostante sia novembre, qualche giorno fa, per puro caso – viviamo in paesi diversi e siamo a Napoli per un convegno – ho incontrato il mio vecchio amico e collega Sabatino detto Peppiniello, procuratore della Repubblica in pensione.
“ Hai già letto i giornali di oggi? Hai sentito l’ultima?” mi fa, la stretta di mano è agitata, “siamo alla frutta, sono tutti pazzi”. “Peppiniello mio, le cose da pazzi sono tante, a quale ti riferisci?”. “Ma come a cosa? Alla manfrina del diritto d’asilo, procedure accelerate con rimpatrio immediato se quei poveretti provengono da paese definito sicuro! La sentenza della Corte di Giustizia dell’unione europea del 4 ottobre ultimo scorso, che come tutte le disposizioni indicative dà coordinate flessibili ma precise, dice una cosa ovvia, che un paese è sicuro se tutte le sue parti sono sicure. Il nostro governo nel frattempo si organizza esternalizzando il trattenimento in Albania. Il successivo 18 ottobre il tribunale di Roma, ritenendo insussistenti i presupposti di sicurezza indicati dalla Corte il 4 ottobre, non convalida i decreti di trattenimento in Albania di 12 migranti provenienti chi dal Bangladesh chi dall’Egitto e soccorsi in acque italiane. Allora dimmi tu, cosa poteva ancora succedere?”. “Non ricordo, dillo tu”. “ Il 21 successivo viene subito emesso un decreto legge che, in estrema sintesi, fa l’elenco dei paesi sicuri dopo aver premesso che la loro individuazione non è cosa da giudici ma deve essere ritenuta con legge . Non sia mai, il tribunale di Bologna con ordinanza 25 ottobre rivolge un quesito specifico alla stessa Corte di Giustizia per una interpretazione autentica, lunedì 4 novembre anche il tribunale di Catania ritiene di non convalidare il trattenimento di un migrante dall’Egitto per difetto degli estremi indicata dalla Corte e nel contempo rileva l’insignificanza di codesto decreto legge in relazione alla superiore normativa europea. Lo stesso fa il tribunale di Palermo. Ti sembra esagerato definire manfrina un balletto del genere, forse preferisci tarantella o gran casino?”.
“Caro Peppiniello, mi pare tutto chiaro, vorrebbero che i giudici fossero obbedienti mezzemaniche e si limitassero a mettere un timbro, un timbro di conformità a quello che decidono loro. Insomma non vogliono che continuino a decidere liberamente sui diritti della gente, caso per caso, secondo le informazioni acquisite; il motivo è il solito, che la giurisdizione ingombra. Meglio per i politici un decreto legge, sicuro si, sicuro no, con ciò possono pontificare imperturbabilmente, e ti sottolineo imperturbabilmente, sulla vita di quei poveretti perché – non l’hanno detto ma è implicito – esisterebbero delicate ragioni di stato di loro esclusiva comprensione e competenza. Ai miei tempi si diceva una parolaccia per indicare qualcosa di inopportunamente in mano ai guaglioni”.
“ Hai sicuramente ragione. Non è concludente, caro amico mio, che lascino famiglia e paese per luoghi ignoti, che affrontino su una barca scalcagnata il mare che forse non hanno mai visto, che rischino la vita perfino dei loro figli? E’ pensabile che simulino e che in realtà stiano tornando da una vacanza alle Maldive? Non si deve mai generalizzare, ma non posso non chiedertelo, è pensabile che affrontino tutti codesti rischi per lasciare un paese sicuro, confortevole e di diritto? E poi perché Albania e non Cilento o Salento o Maremma eccetera, più vicini e più a portata di mano e più economici e meno cervellotici quanto a ghirigori di giurisdizione esportata ? E poi – fai attenzione – sicuramente non hanno riflettuto a sufficienza, anche perché è sfuggito loro che con una esternalizzazione in altro paese, come non bastasse oltremare, rischiano di fare brutta figura ; absit iniuria verbis, per fortuna i tempi sono cambiati, ma un altro paese oltremare sa di deportazione ed evoca subito programmi ghettizzanti tipo Giudecca, Africa Orientale, Madagascar per gli ebrei, Gujana francese per Papillon e Dreyfus, Goli otok per gli avversari politici. Perché tanto impegno? Da che mondo è mondo la migrazione, non solo per il semìno portato dal vento o il pesciolino esotico che ritrovi in costiera , fa parte degli eventi naturali ed è stata da sempre un regolatore naturale delle condizioni tragiche, una naturale valvola di salvezza dalle emergenze di invivibilità, un momento importante del cammino evolutivo. Evento naturale, a differenza di quegli artifìci tipo filo spinato e muri sempre più alti che sono i confini, disegnati più o meno bene a tavolino dal più forte del momento. I confini separano nonostante che il pianeta sia di tutti. Vogliamo ricordare l’origine di americani e australiani eccetera? Oppure che anche noi emergiamo da una lunga storia di migrazioni?”.
“Eureka, caro Peppiniello, mi hai dato la chiave di lettura giusta: i ‘respingitori’ sono così incazzati ed impietosi perché i tuoi amici politici hanno paura di fare la fine dei nativi, intendo degli aborigeni ”,gli urlo addosso sghignazzando, è fuori dal mio costume e difatti perplesso mi fissa severamente. “Sai” continuo, sperando di distrarlo, “il decreto Paesi sicuri….sicuro si sicuro no… mi ricorda la vicenda del bisnonno di un mio compagno di liceo che voleva fare il corazziere ma era alto solo 182 centimetri e dunque gli mancavano esattamente 10 centimetri di altezza per poter accedere a quel reggimento. Tanto fece e tanto ruppe i cosiddetti agli altolocatissimi di allora – capisci a me – che con regio decreto, in pergamena infiocchettata, venne disposto <…a far tempo dal giorno….l’aspirante…è alto centimetri 192 >. E dunque divenne corazziere. Forma e realtà”.
“E’ proprio così, o almeno c’è il rischio che lo sia. Ma le notizie di oggi mi hanno rovinato la giornata anche per altro; ti ricordi la foto di quel bimbuccio annegato, il corpicino sulla battigia, la solita imbarcazione carica di migranti affondata nella notte? Si commosse giustamente tutto il mondo per quelle foto, per quella tragedia quasi tutti ulularono alla luna strappandosi i capelli. Oggi i giornali parlano della barca affondata qualche giorno fa e quasi tutti si compiacciono perché, per fortuna, su 272 migranti, sono annegati solo 18 bambini e 6 adulti! Capisci? Per fortuna solo 18 bambini! Mondo maledetto! A proposito, ero un giovane ed ardente giudice minorile quando i servizi sociali mi chiesero di allontanare 4 fratellini rom dai genitori, in quanto arrivavano a scuola con vestiti tanto inappropriati e maleodoranti – mi precisarono – da aver suscitato le rimostranze delle altre madri; allorché tomi tomi mi risposero che, pur avendo da anni fatto domanda per un alloggio popolare, abitavano in una baracca senza luce ed acqua nella pineta sull’Aurelia. Urlai più volte, prima e ultima volta nella vita te lo giuro, la parola ragionevolezza, come un ossesso ”.
“Caro Sabatino detto Peppiniello, ormai il meccanismo è sempre questo, adattamento e rimozione veloci! A dir il vero resi necessari dal fatto che la curiosità pubblica è morbosa, i massmedia si adeguano per ragioni di mercato, il cervello si difende dal cortocircuito; avrai notato che la notizia del femminicidio più efferato al terzo giorno scivola in quarta pagina e al quarto …scordiamoci il passato; ti sarai accorto che, addirittura, il naufragio di migranti con poche perdite sta diventando una non notizia, come quella del cane di J. B. Bogart che morde l’uomo . E poi perfino io, lo ammetto, qualche volta sono proprio stufo dei migranti. Perché vorrei continuare a vivere tranquillamente al mio paese dove sono nato, nella casa che era di mia madre, con l’orto dove ancora vive la tartaruga che avevano regalato a mio nonno per la promozione in seconda elementare, sotto il campanile che i miei antenati contribuirono a costruire. E invece sono arrivati loro e ho perso la pace, tanto che non mi azzardo più a fare le mie passeggiate serali con la famiglia…”. “Scusa se ti interrompo ma fai di tutta l’erba un fascio, imbecillità e violenza sono ormai diffuse anche tra i nostri giovani ma purtroppo i migranti risaltano di più”.
“Sarà, ma la settimana scorsa , in pieno giorno, hanno buttato a terra uno più vecchio di noi con un pugno alla nuca, gli hanno sottratto il portafoglio e perfino il cagnolino chihuahua al guinzaglio, poverino, che mia moglie , da casa, ha sentito guaire disperatamente e a lungo mentre , urlando parole straniere, lo trascinavano chissà dove. Pressappoco la stessa cosa è accaduta tempo fa a un compagno di classe di un mio nipote, una gragnuola di schiaffi da parte di un giovane di colore per prendergli un cellulare appena ricevuto in regalo. Dammi atto che le galere sono strapiene per colpa o merito loro, secondo i punti di vista. Dammi anche atto che sono chiassosi, che parlano urlando, scatarrano per terra perché così fanno al loro paese, camminano per le strade come se fossero i padroni, per un nonnulla esplodono in acting out di prepotenza ed arroganza , spesso sono violenti. Insomma , continuano a sbarcare clandestinamente, manca la sicurezza, non sono il solo a sentirmi quasi spodestato dalla mia città. Mi capisci? Mi dibatto tra due amori, quello verso quelle povere famiglie in barca e l’altro verso il mio sereno campanile” .
“ Con la tua domanda hai già fornito la risposta, è il cielo che ci ha fatto incontrare stamani. Ora ordiniamo un bel caffè con sfogliatella e poi ti rispondo”.
Così è stato, il sole sta già puntando l’Epomeo con chiare intenzioni . “ Il problema, tuo e di tanti altri, è legato non ai migranti ma alla sicurezza del campanile ed ai fantasmi, tu senza accorgertene hai parlato di fantasmi e non di migranti, è questo il busillis”, dice Peppiniello mentre appoggia la tazzina sul tavolino. “Per fantasmi intendo clandestini ossia persone senza documenti, identità, domicilio, casa, patria perché, per via di una vecchia e micragnosa legge che consentì qualche ingresso penalizzando tutto il resto, per anni sono arrivati da noi di nascosto attraverso mille peripezie ed imbrogli; persone che, non avendo diritti, almeno ufficialmente possono solo subire; persone senza risorse che non siano quelle microcriminali, persone verso le quali l’approccio può essere solo contenitivo, manette e carcere. Ricordi i clandestini di quella città toscana che, evidentemente sempre più rassegnati, per anni vennero rapinati di quel poco che avevano in tasca senza che qualcuno di loro trovasse il coraggio di denunciare? Il clamoroso processo nacque solo per via di un controllo casuale, emerse che le rapine pomeridiane ai clandestini erano divenute da anni lo sport preferito di una banda di malintenzionati. Fantasmi in balìa del mondo e di se stessi, senza alcun diritto e con un solo interesse prevalente, quello di sopravvivere nascosti e restare sconosciuti; nessun diritto di rivolgersi all’autorità tant’è che confidano nel coltello in tasca, nemmeno il diritto di non essere sfruttati, via Domiziana e Pummarola Valley bastano e avanzano. E a te, amico mio, siccome tiri fuori paroloni tipo ‘acting out di prepotenza ed arroganza?,faccio una domanda! Causa o effetto ?”.
Lo guardo senza rispondere, mi ha indispettito la domanda e l’aria un po’ da saputello. “ Il fatto che siano prepotenti arroganti brutti sporchi e cattivi è causa o effetto dei maltrattamenti che la vita ha loro riservato?” riprende con aria che chissà perché mi pare trionfante, “te lo dico io: è l’effetto, quasi tutti i maltrattati alla lunga diventano brutti e cattivi. E’ per tutto questo che io mi domando quanto durerà ancora la tragedia dei migranti decimati, l’incomodo dei fantasmi e la sceneggiata dei respingimenti guerreschi e dei rimpatri farlocchi. Quanto durerà ancora, anche tenuto conto che la forbice economica continua a divaricarsi e il cambiamento climatico sta allagando da una parte e desertificando dall’altra? Ipotesi di terzo tipo e toccata di ferro, come reagiremmo se il deserto raggiungesse alcuni paesi che, con l’ultimo filo d’erba, dovessero scegliere tra soccombere o attraversare il mare ? Ci rintaneremmo nei rifugi atomici? Ci muniremmo di bombe al neutrone? Non sarebbe più logico già oggi cercare un’altra strada? Non è atto dovuto? ”. “Te ne faccio un’altra”, azzardo, ma subito mi pento per l’evidente inconcludenza, “l’Italia è piccola e il mondo è grande, cosa si farà quando non c’entreranno più?”. Peppiniello mi guarda in silenzio mi pare severamente, il sole sta sprofondando dietro l’Epomeo con un ultimo riverbero su Capo Miseno. Per fortuna proprio mentre sorseggiavamo un altro caffè , l’ultimo, senza sfogliatella questa volta, ci siamo trovati d’accordo.
Ci siamo trovati d’accordo anche per assoluta mancanza di alternative, in quanto la strada è una sola, ampia e, particolare essenziale, non dissestata da arzigogoli ideologici ma orientata secondo l’articolo 3 della Costituzione ossia secondo ragionevolezza. Perché è davvero bizzarra una guerra ai poveri affinché non entrino nel paese, con migliaia di vittime, quando le imprese a gran voce chiedono maestranze per molti settori. Perché è paradossale che continui a vigere quella micragnosa legge dalle porte ridicolmente strette e nel contempo, per altre vie, si vada ad elemosinare personale sanitario all’estero per inzeppare gli organici, sempre carenti, di ospedali e residenze assistite. Perché insomma è urgente rendere ufficiale e chiaro ciò che è ufficioso e nebuloso, ossia far sparire i fantasmi regolarizzando quelli di loro che non hanno precedenti di polizia e non hanno perso la iniziale motivazione.
Perché il passo fatto recentemente dal governo, con i 452mila ingressi previsti dal decreto flussi, pare un apripista molto importante e fa intravedere nuovi orizzonti, anche o soprattutto con corsi professionalizzanti, visto anche che Confindustria ha già richiesto altri 170mila ingressi in più. Perché il mio amico Sabatino detto Peppiniello ha ragione da vendere, i problemi nascono, o possono nascere, non dai migranti ma dal funzionamento dello Stato. La serenità del campanile e la sicurezza delle strade dipendono soprattutto dalla grande accoppiata. Occorre cioè che siano efficienti sia sistema di sicurezza pubblica sia sistema di giustizia, uno solo non basta, devono essere presenti e validi entrambi, come un tempo si diceva dei carabinieri.
Dell’efficienza del primo pilastro non si può dubitare perché quasi tutto è sotto controllo continuo. Sono ormai anni che il mondo globalizzato, soprattutto dopo gli attentati terroristici degli ultimi decenni, ha sacrificato la privacy di tutti proprio a tutela della sicurezza. Basti pensare ai miliardi di videocamere interconnesse ed utilizzanti algoritmi AI per il riconoscimento facciale; ai controlli satellitari, anche termici ed anch’essi troppo spesso esternalizzati, sempre più sofisticati e fitti; alle miriadi di banche dati , tutte interconnesse e protette da apparati complessi di cybersecurity; alle intercettazioni preventive o dirette, autorizzate o non autorizzate, ambientali e remote, con microfoni direzionali, microfoni spia, microfoni parabolici etc etc; ai sempre più perfezionati motori di ricerca su un mare pressoché infinito di informazioni. Basti pensare, per il nostro paese, ai 350mila appartenenti alle forze dell’ordine, in via di essere integrati. Può pertanto ritenersi che il primo pilastro a tutela di serenità e sicurezza sia presente.
Quanto al secondo pilastro, quello del sistema giustizia , la situazione è differente ed impone una urgente riforma radicale, che soprattutto dia la scossa ad un potere giudiziario tanto inguaribilmente lento da evocare, secondo buona letteratura, un sonnacchioso pachiderma o perfino – lo spunto un rinvio di tre anni a udienza fissa con attore ottantaquattrenne – un bradipo depresso. Perché è inutile che la polizia funzioni, se poi l’autore del danneggiamento vandalico per economia processuale non viene incriminato con la formula dell’ irrilevanza del fatto; o se il piccolo rapinatore, prontamente arrestato, viene subito rimesso in libertà e dopo 10 anni prosciolto per prescrizione. Tutto ciò rischia di generare un senso di impunità che non può non aggiungersi pericolosamente a quel delirio di onnipotenza , dell’imbecille o del paranoide o dell’immaturo, che tra chi delinque è quasi sempre di casa nelle aule giudiziarie.
Riforma urgente del secondo pilastro perché la risposta delle istituzioni, a chi commettendo reati vìola le regole di convivenza, deve essere rapida; “rieduca più una nerbata subito che una severa reclusione tra venti anni” ha scherzato Peppiniello mentre se na parlava; “ meglio di una denuncia una schicchera sull’orecchio o un nocchino sulla capoccia, purché immediati” dicevano nelle campagne marchigiane. Per carità…nerbate schicchere e nocchini sono puniti dal codice… ma una risposta rapida si impone per chi auspica, come noi, che l’ufficioso diventi ufficiale, i fantasmi spariscano e le porte di ingresso si amplino. Per dare una scossa significativa alla giustizia penale – per il settore civile la situazione è già stata migliorata, abbastanza, dall’ultima riforma – non si può prescindere, secondo noi, da interventi strutturali: separazione delle carriere; incremento delle misure interdittive e prescrittive; nei procedimenti con detenuti , non tutti ma solo quelli arrestati in flagranza o confessi, una possibile clausola di provvisoria esecuzione della sentenza di condanna di primo grado – salvi ovviamente i diritti di impugnazione e di risarcimento in caso di assoluzione oltre che i termini di durata massima della custodia cautelare previsti dall’articolo 303 cpp – con norma di raccordo che assicuri continuità a precautelare e cautelare e pena detentiva; una pena detentiva che così, non piombando più dal cielo a bocce ferme, oltre che contenitiva possa tentare di essere davvero rieducativa; abolizione del divieto di reformatio in peius e dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’inappellabilità delle sentenze assolutorie da parte del PM.
La razionalizzazione delle possibilità rieducative previste dall’articolo 27 della Costituzione e l’uso , necessariamente pronto ed agile, delle misure interdittive e prescrittive per i reati bagattellari, in forza di codesto alleggerimento di procedure e competenze potranno consentire di affrontare, non più con la tradizionale lentezza ma con efficacia e tempestività, i procedimenti più complessi ed anche le nuove incombenze migratorie a tutela di strade, campanili, passeggiate e tartarughe del nonno. Chi sbaglia paga e subito, chi sbaglia molto paga molto e subito, chi ha grande capacità a delinquere ai sensi e per gli effetti dell’articolo 133 c.2 cp, tanto da risultare di fatto socialmente pericoloso paga ancora di più. Potrebbe essere il primo passo verso l’integrazione e, magari, verso una società in cui il confine di rispetto attorno ad ogni persona prevalga su ogni cosa, compresi i confini amministrativi.
*Ex magistrato