Rinviato il decreto
Perché il Tribunale ha disposto il rientro in Italia di altri 7 migranti dall’Albania
I giudici di Roma preferiscono il rinvio a una decisione autonoma. Salvini attacca: “Sentenza politica”. Il Pd: “Nuova figura barbina del governo”
Cronaca - di Angela Stella
La sezione immigrazione del tribunale di Roma ha rimesso ieri il caso dei migranti trattenuti nel centro in Albania alla Corte di Giustizia europea sospendendo il provvedimento di convalida del trattenimento. La decisione, lunga 50 pagine, riguarda sette migranti, provenienti dall’Egitto e dal Bangladesh, che sono stati portati venerdì dalla nave Libra nel centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader in Albania. Il giudizio sulla convalida viene ora sospeso e ne consegue la liberazione e quindi il ritorno nel nostro Paese. Non si sa ancora se nel Cara di Bari o in un altro centro di accoglienza per richiedenti asilo che ha disponibilità di posti.
La presidente di sezione, la dottoressa Luciana Sangiovanni, ha emanato un comunicato stampa per spiegare le decisioni arrivate dopo che ieri mattina si erano tenute le udienze per l’esame delle richieste di convalida dei trattenimenti effettuati dalla Questura di Roma – ai sensi del Protocollo Italia-Albania – successivamente all’emanazione del decreto legge n.158/2024, il cosiddetto dl Paesi sicuri. “Il rinvio pregiudiziale è stato scelto – si legge nella nota – come strumento più idoneo per chiarire vari profili di dubbia compatibilità con la disciplina sovranazionale emersi a seguito delle norme introdotte dal citato decreto legge, che ha adottato una interpretazione del diritto dell’Unione europea e della sentenza della CGUE del 4 ottobre 2024 divergente da quella seguita da questo Tribunale – nel quadro della previgente diversa normativa nazionale – nei precedenti procedimenti di convalida delle persone condotte in Albania e ivi trattenute”.
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La scelta del rinvio alla CGUE, ha spiegato la giudice Sangiovanni, “è stata preferita ad una decisione di autonoma conferma da parte del Tribunale della propria interpretazione”. Secondo i giudici “i criteri per la designazione di uno Stato come Paese di origine sicuro sono stabiliti dal diritto dell’Unione europea. Pertanto, ferme le prerogative del Legislatore nazionale, il giudice ha il dovere di verificare sempre e in concreto – come in qualunque altro settore dell’ordinamento – la corretta applicazione del diritto dell’Unione, che, notoriamente, prevale sulla legge nazionale ove con esso incompatibile, come previsto anche dalla Costituzione italiana”. Infine “l’esclusione di uno Stato dal novero dei Paesi di origine sicuri non impedisce il rimpatrio e/o l’espulsione della persona migrante la cui domanda di asilo sia stata respinta o che comunque sia priva dei requisiti di legge per restare in Italia”.
La decisione ha ovviamente scatenato il profondo disappunto – per usare un eufemismo – del vice premier Matteo Salvini: “Un’altra sentenza politica non contro il governo, ma contro gli italiani e la loro sicurezza. Governo e Parlamento hanno il diritto di reagire per proteggere i cittadini, e lo faranno. Sempre che qualche altro magistrato, nel frattempo, non mi condanni a sei anni di galera per aver difeso i confini…”. “Ancora una figura barbina da parte del governo – ha commentato al contrario la responsabile giustizia del Pd Debora Serracchiani – che dimostra che con le forzature e con i trucchetti per aggirare la legge non si va da nessuna parte. L’unico effetto è quello di condannare persone esauste, che arrivano in Europa per scappare da violenze e discriminazioni, a nuovi viaggi e trasferimenti estenuanti. Una scelta crudele e vergognosa che sta peraltro determinando danni enormi al bilancio dello stato”.
Per Riccardo Magi, deputato di +Europa, “Siamo stati facili profeti: da mesi affermiamo che la maggior parte dei migranti deportati in Albania sarebbero stati riportati in Italia. Anche stavolta abbiamo avuto ragione. A questo punto, il governo ha l’obbligo di interrompere le deportazioni”. “Prosegue contro ogni logica e contro il buon senso – ha dichiarato pure il deputato Alfonso Colucci, capogruppo M5S in commissione Affari Costituzionali – il gioco dell’oca del governo Meloni sulla pelle dei migranti , che al costo di un miliardo di euro dei cittadini italiani viaggiano avanti e indietro per il Mediterraneo tra l’ Albania e l’Italia. Una ignobile speculazione fatta sulla pelle delle persone”.
Invece il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha annunciato la presentazione di un atto di sindacato ispettivo rivolto al numero uno di Via Arenula: “Ho presentato una interrogazione al ministro Nordio per chiedere, ancora una volta, una ispezione, (vedo che se ne dispongono troppo poche), per capire come stanno le cose, come funzionino i meccanismi decisionali di alcuni tribunali. Quali sono le competenze e la riservatezza di alcuni organi, visto che le notizie sembrano circolari anche a beneficio di persone che non dovrebbero sapere quando vengono depositati dei verbali e, soprattutto, cosa contengono”. Secondo il parlamentare la giudice Silvia Albano, durante la festa dei 60 anni di Magistratura democratica, di cui è presidente, “aveva dato l’impressione di conoscere una sentenza che è stata emessa oggi (ieri, ndr) da un giudice monocratico sul rientro dall’Albania di due immigrati destinati al centro gestito dall’Italia in quel Paese. Mi era sembrato singolare che la Albano, che non è titolare di questo procedimento, sapesse che era già stato depositato un verbale”.
In realtà le cose stanno diversamente. La Albano faceva riferimento all’art. 47 quater dell’ordinamento giudiziario per cui nelle sezioni dei tribunali, soprattutto quando si devono decidere questioni nuove, come in questo caso relativamente al rapporto tra normativa nazionale e sovranazionale, il presidente organizza riunioni tra tutti i giudici, anche quelli che non decideranno le singole questioni. Lo scopo è quello di creare un diritto giurisprudenziale coerente e di evitare, per quanto possibile, decisioni contrastanti all’interno di una stessa unità organizzativa. Di queste riunioni viene redatto un verbale.
Intanto i pm di Perugia procedono per il reato di minacce aggravate nel fascicolo avviato, dopo la trasmissione degli atti dalla procura di Roma, in relazione ai messaggi di minacce recapitati sulla mail della Albano, che si era espressa insieme ad altri colleghi lo scorso ottobre sui provvedimenti di trattenimento in Albania. Tra i messaggi recapitati anche sulla mail e i social di Magistratura democratica alcuni come “Magistrato militante e corrotto spero che qualcuno ti spari molto presto”. Da quanto appreso sarebbero arrivate negli ultimi giorni nuove minacce alla giudice che andranno a rimpinguare gli atti all’attenzione dei magistrati perugini.