La guerra in Medioriente
Quando Israele attaccherà l’Iran, la previsione della Cnn: “Prima del voto Usa”
Situazione molto complessa a Gaza per l’Unrwa: “Vicini al punto di rottura” ha dichiarato il commissario generale. 20 gli attacchi contro Unifil e 5 i feriti. Schlein chiede il riconoscimento dello Stato di Palestina
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
«Chiediamo al governo di riconoscere lo Stato di Palestina come parte di un processo di pace che in questo momento è completamente sparito dai radar». Lo ha detto ieri in aula alla Camera la segretaria del Pd, Elly Schlein, dopo le comunicazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Riconoscerlo, prima che della Palestina non resti traccia. A cominciare da Gaza.
Dall’inizio della guerra di Israele nella Striscia, almeno 42.409 palestinesi hanno perso la vita e 99.153 sono rimasti feriti. È il bilancio fornito dal ministero della Salute di Gaza, gestito da Hamas, precisando che nelle ultime 24 ore i morti sono stati 65. Apocalisse umanitaria. L’Unrwa è vicina al punto di rottura per quanto riguarda le sue operazioni nella Striscia di Gaza a causa di condizioni sempre più complicate. È l’allarme lanciato dal commissario generale dell’agenzia Onu per i palestinesi, Philippe Lazzarini. «Non nasconderò il fatto che potremmo raggiungere un punto in cui non saremo più in grado di operare», ha dichiarato a Berlino. «Siamo molto vicini a un possibile punto di rottura. Quando sarà? Non lo so. Ma ci siamo molto vicini», ha ribadito.
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Il Regno Unito ha chiesto, insieme a Francia e Algeria, una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu per affrontare la situazione umanitaria “terribile” a Gaza. È quanto si legge in una nota del Foreign office. «Israele deve garantire la protezione dei civili e consentire il passaggio degli aiuti vitali alla popolazione palestinese», ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico David Lammy. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato ieri, durante una discussione in Parlamento, che il suo governo sta valutando di imporre sanzioni contro i ministri israeliani Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir. Lo riferisce Haaretz. Alla domanda se il governo avrebbe sanzionato Smotrich per i suoi commenti secondo cui affamare i civili a Gaza potrebbe essere giustificato, e Ben-Gvir per aver definito eroi i responsabili della violenza dei coloni in Cisgiordania, Starmer ha risposto: «Stiamo valutando questa possibilità perché sono chiaramente commenti ripugnanti».
Gaza e Libano: la guerra continua
Intanto, la guerra continua. A Gaza. In Libano. Sono almeno sei i morti e 43 i feriti nei raid israeliani che hanno colpito la sede del comune di Nabatieh e altri uffici comunali di questa città nel sud del Libano. È questo il bilancio ufficiale aggiornato e confermato dal ministero della Salute libanese e riportato dall’agenzia Nna. Secondo la stessa agenzia, l’area è stata colpita da più di dieci raid. Tra le vittime, stando all’agenzia Afp, c’è il sindaco Ahmad Kahil, in riunione con altri funzionari per discutere della distribuzione di aiuti ai civili colpiti dalla guerra, e il direttore dell’unità operativa delle forze di difesa civili libanesi. “Violenti scontri ravvicinati” tra l’esercito israeliano ed Hezbollah si sono verificati alla periferia di un villaggio vicino al confine tra Israele e Libano. Lo ha riferito la milizia filo-iraniana in una nota, secondo cui si tratta di combattimenti “con vari tipi di armi automatiche”. Nella stessa area Hezbollah ha rivendicato di aver di aver lanciato un missile “guidato” contro un carro armato israeliano.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che qualsiasi negoziazione per porre fine ai combattimenti in Libano deve essere condotta “sotto il fuoco”. «Israele continuerà a fare tutto quello che è necessario dentro e fuori i nostri confini per smantellare le infrastrutture terroristiche di Hezbollah», gli ha fatto eco l’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon. «Le postazioni Unifil nel sud del Libano sono state attaccate almeno venti volte dal primo ottobre e cinque soldati sono rimasti feriti». Lo ha detto il portavoce dell’Onu, Stephane Dujarric, nel corso dell’incontro quotidiano con i media, ricordando come gli attacchi alle forze di pace “possono costituire un crimine di guerra”. La “volontà condivisa di esercitare la massima pressione politica e diplomatica su Israele, affinché non si verifichino ulteriori incidenti” è stata espressa dai ministri della Difesa di 16 Paesi europei che partecipano ad Unifil in una videoconferenza promossa dal ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, e dal ministro francese, Sébastien Lecornu. «Allo stesso tempo, è stato chiarito che Hezbollah non può utilizzare il personale di Unifil come scudo nel contesto del conflitto», spiega la Difesa.
«L’assalto al presidio Onu mi ha preoccupato perché è il simbolo più palese della mancanza di diplomazia». Così l’ex premier e presidente della Commissione europea, Romano Prodi, in un’intervista all’Osservatore Romano. «Ci sono avvenimenti che mai avevamo potuto vedere nella nostra storia – spiega – sparare contro le truppe dell’Onu è qualcosa di diverso dal solito. Inoltre, ho proprio un problema personale, nel senso che la organizzazione più forte di questa missione l’ho proprio curata con il mio governo, con il segretario generale dell’Onu e con grande soddisfazione della ministra degli Esteri israeliana». La strategia di Netanyahu nella guerra in Medio Oriente, secondo Prodi, è quella di «conquistare tutto il territorio, sostanzialmente un’azione di espulsione di tutta la presenza palestinese».
Gli Usa pronti ad attaccare l’Iran
La guerra totale rischia di estendersi ulteriormente. I funzionari statunitensi si aspettano che Israele risponda con la sua rappresaglia contro l’Iran prima del giorno delle elezioni presidenziali statunitensi, ha riferito ieri la Cnn. La tempistica e i parametri della risposta di Israele sono oggetto di intensa discussione da parte del governo israeliano, secondo il rapporto. “Il primo ministro Benjamin Netanyahu sembra essere estremamente consapevole di qualsiasi potenziale conseguenza politica delle azioni di Israele”, hanno affermato i funzionari statunitensi. Il 1° ottobre, l’Iran ha lanciato 180 missili balistici verso Israele, in risposta alle uccisioni del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e del comandante senior dell’Irgc, Abbas Nilforoushan. Israele si è impegnato a rispondere all’attacco nel momento e nel modo da lui scelti. Quel momento si sta avvicinando.