L'udienza alla Consulta
Presentazione delle liste elettorali con la firma digitale, basta discriminazioni
La decisione verterà su possibili violazioni dei diritti relativi di partecipazione politica, attiva e passiva, in occasione delle elezioni.
Politica - di Marco Perduca
Oggi la Corte costituzionale si esprimerà sulla possibilità dell’utilizzo della firma online per la presentazione di liste elettorali. Dal luglio 2024 è attiva la piattaforma pubblica per sottoscrivere referendum e proposte di legge d’iniziativa popolare, ma il Governo non l’ha aperta alla sottoscrizioni digitali nel momento elettorale.
L’udienza della Consulta è stata richiesta dal Tribunale di Civitavecchia a seguito del ricorso di Carlo Gentili, malato di SLA e paralizzato dalla nascita, che nella primavera dell’anno scorso avrebbe voluto sottoscrivere online per una lista per le regionali nel Lazio ricevendo un no perché “la legge non lo consente”. La decisione verterà su possibili violazioni dei diritti relativi di partecipazione politica, attiva e passiva, in occasione delle elezioni.
Carlo Gentili è il fratello minore di Marco, co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni, che insieme a Mario Staderini e il movimento Eumans, fondato e diretto da Marco Cappato, negli ultimi sette anni hanno incardinato iniziative pubbliche, giurisprudenziali e nonviolente per ottenere la firma digitale per depositare referendum e leggi popolari e successivamente perché si potessero presentare liste elettorali. Nel 2019 l’Onu ha messo in mora l’Italia per gli irragionevoli ostacoli creati alla partecipazione civica e politica. Nel 2022 centinaia di persone si erano candidate nella lista “Referendum e Democrazia con Cappato” per partecipare alle elezioni politiche solo online e sollevare la questione firma digitale. Le firme furono ricevute dalle Corti d’Appello ma rigettate perché la legge non consente la sottoscrizione online di liste né la loro presentazione.
L’udienza di oggi potrebbe rappresentare un altro segmento di riforma contro le limitazioni della Repubblica italiana che non garantiscono il pieno godimento dei diritti civili e politici enunciati dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, dalla nostra Costituzione e che negli anni ‘60 sono stati ulteriormente articolari nel Patto internazionale sui diritti civili e politici. L’articolo 21 della Dichiarazione universale, tra le altre cose, afferma infatti che “La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni a suffragio universale ed eguale, a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione”.
L’Onu non è un club di democrazie ma nel 2007 l’Assemblea generale ha proclamato il 15 settembre Giornata mondiale per la democrazia per “incoraggiare i governi a rafforzare e consolidare la democrazia […] per offrire l’opportunità di parteciparvi sollecitando i governi a rispettare i diritti delle persone”. Marco Pannella, alla cui politica si richiamano le persone coinvolte oggi in Corte costituzionale, compresa l’avvocata Filomena Gallo in rappresentanza dell’Associazione Luca Coscioni, ricordava che la “durata è la forma delle cose”. Una durata non fine a se stessa ma creatrice di occasioni di conquista di riforme di Diritto e libertà. Ai giudici l’ardua sentenza.
*Associazione Luca Coscioni