Una serie di raid provoca morti e feriti
Netanyahu allarga ancora il conflitto, bombarda anche la Siria e allontana la pace
Mentre si dovrebbe lavorare per un cessate-il-fuoco, Israele aumenta i fronti di guerra nel Medio Oriente e lo scontro con Hezbollah è sempre più vicino
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Più si parla di tregua, più aumentano i fronti di guerra in Medio Oriente. È di 25 uccisi, tra cui 5 civili, il bilancio di una serie di raid aerei israeliani condotti l’altra notte nella Siria centrale. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui nei sei attacchi aerei condotti dai jet dello Stato ebraico nel distretto di Masyaf, contro una fabbrica di armi iraniane e diverse postazioni militari, sono stati uccisi 11 miliziani siriani filo-iraniani, 2 combattenti degli Hezbollah libanesi, 4 militari governativi siriani, 5 civili oltre a tre persone ancora non identificate. I feriti, secondo l’Osservatorio, sono 32. Alcuni dei quali sono gravi e il bilancio potrebbe aggravarsi col passare delle ore.
I media locali hanno anche riferito di attacchi nei pressi della città costiera di Tartous. Secondo l’agenzia siriana Sana, le difese aeree siriane “hanno affrontato un’aggressione che ha preso di mira diversi punti nella regione centrale”, danneggiando un’autostrada nella provincia di Hama e innescando incendi che le squadre dei vigili del fuoco stanno cercando di domare. Israele ha lanciato diversi attacchi aerei sulla Siria dopo la strage dei kibbutz da parte di Hamas del 7 ottobre, spesso prendendo di mira obiettivi legati a milizie filo-iraniane. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha registrato finora 64 attacchi da parte di Israele contro 138 obiettivi in Siria nel 2024, che hanno causato la morte di 191 tra soldati, miliziani filo-governativi, membri dei pasdaran e di Hezbollah, oltre a 17 civili. Due droni sono stati lanciati dal Libano contro la città di Nahariya, nel nord di Israele. Uno ha colpito un edificio residenziale, danneggiandolo, ma senza provocare vittime. Lo riferiscono le forze israeliane di difesa (Idf), citate da The Times of Israel. L’attacco è stato rivendicato da Hezbollah come risposta ai recenti raid dell’Idf nel sud del Libano.
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Il ministero degli Esteri iraniano ha accusato Israele per l’attacco “criminale” in Siria. “L’Iran condanna con la massima fermezza l’attacco criminale israeliano in Siria”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanaani, in riferimento ai bombardamenti nella città di Masyaf. Kanaani ha anche reagito alle notizie secondo cui il luogo attaccato sarebbe un centro legato all’Iran in Siria. “L’affermazione è completamente priva di fondamento”, ha sottolineato. “I sostenitori del regime israeliano dovrebbero smettere di armare i sionisti”, ha detto, invitando le Nazioni unite a “prendere misure più serie contro i crimini barbari del regime sionista”. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto domenica di avere chiesto all’esercito di prepararsi a intervenire in Libano. Così la dichiarazione del premier: “Il braccio più forte dell’Iran è Hezbollah in Libano. Ho incaricato l’Idf (e tutte le forze di sicurezza) di prepararsi a cambiare questa situazione. Non possiamo continuare nella situazione attuale e siamo obbligati a riportare in sicurezza tutti i residenti del nord nelle loro case”.
“L’esercito israeliano opera con forza nel nord ed è a un alto livello di prontezza, con piani operativi pronti per qualsiasi missione necessaria”. Lo ha detto il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, generale Herzi Halevi. Halevi ha definito l’attacco con droni di Hezbollah contro un edificio residenziale a Nahariya “un incidente grave”. Lo ha riferito l’Idf. “Una guerra con Hezbollah, il gruppo terroristico sostenuto dall’Iran sul confine libanese, è imminente se Israele non raggiungerà presto un accordo per il cessate il fuoco con Hamas a Gaza”. Lo ha dichiarato l’ex ministro della Difesa israeliano Benny Gantz durante il vertice Middle east America dialogue (Mead) a Washington. A riferirlo è The Times of Israel.
Centinaia di persone si sono radunate ieri a Nablus, in Cisgiordania, per rendere l’ultimo omaggio all’attivista turco-americana Aysenur Ezgi Eygi, uccisa venerdì scorso mentre protestava contro gli insediamenti israeliani in una città vicina. Il corpo della 26enne, avvolto in una bandiera palestinese e con la testa coperta da una kefiah, è stato portato in corteo per le strade di Nablus dalle forze di sicurezza palestinesi, accompagnata da una folla. Secondo l’ufficio per i diritti umani dell’Onu, la giovane è stata uccisa con un colpo alla testa sparato dai militari israeliani. L’Idf ha ammesso di aver aperto il fuoco nella zona di Beita e ha fatto sapere che sta “esaminando i rapporti”.