Il rinvio della legge Giachetti/Nessuno tocchi Caino
Governo Meloni fuorilegge e bugiardo sulle carceri
Ha rimandato l’esame della legge sulla liberazione anticipata speciale perché, dicono, il decreto di Nordio toccherebbe lo stesso tema. Non è vero, il dl carceri del governo non ha nulla a che fare col sovraffollamento, neppure lo cita e, anzi, peggiora la situazione
Giustizia - di Rita Bernardini

Quanto è accaduto il 24 luglio alla Camera dei deputati sulla proposta Giachetti/Nessuno Tocchi Caino sulla liberazione anticipata speciale avrebbe dell’incredibile e del vergognoso se non ci avessero tartassati da tempo con comportamenti istituzionali tanto inconcludenti quanto ipocriti: la maggioranza non ha avuto il coraggio né di dire SÌ né di dire NO, ha rinviato. Ha rinviato con la motivazione che occorre attendere che giunga alla Camera (dal Senato) il ddl di conversione del decreto Nordio “Carcere sicuro” perché – dicono – il disegno di legge toccherebbe lo stesso argomento di cui si occupa la proposta Giachetti. Niente di più falso: il decreto Nordio nulla ha a che fare con l’emergenza sovraffollamento, basta leggere le premesse che argomentano le motivazioni di necessità e di urgenza che giustificano il dl. La parola sovraffollamento non figura proprio nel testo di tutto il decreto.
Non bisogna mollare di un millimetro perché siamo dalla parte della ragione e del diritto. Lorsignori sanno – e lo sanno anche i magistrati che per pene brevi decidono il carcere anziché una misura alternativa o la custodia cautelare nei i confronti di presunti innocenti – che la pena che si sconta nei nostri istituti penitenziari è una pena illegale che contrasta con la nostra Costituzione e con la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. Non si può comminare, sapendolo, una pena illegale. Ci impegneremo a farlo valere in ogni sede, anche giudiziaria.
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n Gran Bretagna (dove il sovraffollamento praticamente non c’è, visto che in 100 posti ci sono 98 detenuti) sono allarmati e si attivano per varare provvedimenti di liberazione anticipata. Ce lo ha raccontato sabato scorso Elisabetta Zamparutti nella pagina che Nessuno tocchi Caino cura ogni settimana su questo giornale. Questa attenzione al sovraffollamento tiene conto di una raccomandazione del Consiglio d’Europa secondo la quale se il tasso di occupazione carceraria supera il 90% della sua capacità, allora occorre subito correre ai ripari. E non si tratta solo del nuovo corso del governo laburista del primo ministro Starmer, l’attenzione al de-congestionamento delle celle c’è stata sempre, anche con i governi conservatori. In Gran Bretagna non vogliono correre il rischio del sovraffollamento, qui da noi in Italia invece continuiamo ad alimentarlo (tanto che siamo al 130% con punte del 230%) pur sapendo benissimo che comporta trattamenti disumani e degradanti della popolazione detenuta e di chi in carcere ci lavora. Ce lo ha detto e continua a dircelo la Corte EDU con condanne umilianti, ma l’Italia, imperterrita, se ne frega.
Quanto è accaduto il 24 luglio scorso alla Camera dei deputati sulla proposta Giachetti/Nessuno Tocchi Caino sulla liberazione anticipata speciale avrebbe dell’incredibile e del vergognoso se non ci avessero tartassati da tempo con comportamenti istituzionali tanto inconcludenti quanto ipocriti: la maggioranza non ha avuto il coraggio né di dire SÌ né di dire NO, ha rinviato. Ha rinviato con la motivazione che occorre attendere che giunga alla Camera (dal Senato) il ddl di conversione del decreto Nordio “Carcere sicuro” perché – dicono – il disegno di legge toccherebbe lo stesso argomento di cui si occupa la proposta Giachetti. Niente di più falso: il decreto Nordio nulla ha a che fare con l’emergenza sovraffollamento e per comprenderlo basta leggere le premesse che argomentano le motivazioni di necessità e di urgenza che giustificano il decreto-legge. La parola sovraffollamento non figura proprio nel testo di tutto il decreto. Addirittura, alcune misure che il decreto definisce di “razionalizzazione” di alcuni benefici e di “semplificazione” dell’accesso ai benefici, secondo diversi magistrati di sorveglianza rallenterebbero l’iter per ottenerli. Si rimanda dunque. Come se non ci trovassimo nel bel mezzo di una delle estati più torride degli ultimi decenni, come se dall’inizio dell’anno non ci fossero stati i 58 suicidi di detenuti e i 6 di agenti di polizia penitenziaria, come se centinaia di detenuti non avessero già tentato di farla finita, come se questo stato delle cose non soffiasse sul fuoco della violenza, delle rivolte, della mancanza di speranza. Quella speranza dei carcerati invocata in queste ore dal Presidente della Repubblica Mattarella, ancora una volta inascoltato.
Quello che è certo è che non bisogna mollare di un millimetro semplicemente perché siamo dalla parte della ragione e del diritto. Lorsignori sanno – e lo sanno anche i magistrati che per pene brevi decidono il carcere anziché una misura alternativa o la custodia cautelare nei i confronti di presunti innocenti – che la pena che si sconta nei nostri istituti penitenziari è una pena illegale che contrasta con la nostra Costituzione e con la Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo. Non si può comminare, sapendolo, una pena illegale. Ci impegneremo a farlo valere in ogni sede, anche giudiziaria.