I numeri del disastro

La furia della Meloni riempie le carceri: sovraffollamento oltre il 130%

Tasso di affollamento oltre il 130% e record di suicidi: 58 dall’inizio dell’anno. Per la prima volta sono sovraffollati anche gli istituti minorili. Il sistema penitenziario ha superato la soglia tollerabile ma il governo non fa che aumentare pene e reati

Giustizia - di Alessio Scandurra

24 Luglio 2024 alle 15:00

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La furia della Meloni riempie le carceri: sovraffollamento oltre il 130%

Ieri abbiamo presentato “Le carceri scoppiano”, il nostro dossier di metà anno in cui diamo conto della situazione del sistema penitenziario nazionale aggiorna dal primo semestre delle attività dell’Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione. Condizioni che, come dovrebbe essere ormai noto a tutti, sono ormai disperate. A fine giugno i presenti nelle nostre carceri erano ormai 61.480, a fronte di 51.234 posti detentivi regolamentari. Le donne erano 2.682, il 4,4% dei presenti, mentre gli stranieri erano 19.213, il 31,3%.

Il tasso di affollamento ufficiale medio sarebbe dunque del 120%, ma come sappiamo la capienza regolamentare, su cui è calcolato il tasso di affollamento ufficiale, non tiene conto dei posti effettivamente non disponibili che, al 17 giugno 2024 erano in totale 4.123 e di conseguenza il tasso di affollamento reale è ormai del 130,6%. Sono 56 gli istituti in cui il tasso di affollamento è superiore al 150% e ben 8 quelli in cui è superiore al 190%. Si tratta di Milano San Vittore maschile (227,3%), Brescia Canton Monbello (207,1%), Foggia (199,7%), Taranto (194,4%), Potenza (192,3%), Busto Arsizio (192,1%), Como (191,6%) e Milano San Vittore femminile (190,7%). Sono ormai solo 38 gli istituti non sovraffollati.

Ma come si è arrivati a questi numeri? Contribuisce la nostra legislazione sulle droghe, particolarmente punitiva, e che resta il principale motore della detenzione, coinvolgendo tra reati connessi alla distribuzione e quelli commessi dai tossicodipendenti circa la metà delle presenze in carcere. Ma pesa anche la scelta di questo governo di affrontare ogni vera o presunta emergenza con l’ introduzione di nuovi reati o l’aumento delle pene. Dall’insediamento del governo ad oggi abbiamo introdotto nuovi reati contro l’“emergenza rave” o in risposta al naufragio di Cutro, che ha causato la morte di 94 migranti ed un numero imprecisato di dispersi, e per il quale in queste ore la Procura di Crotone ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini, ipotizzando i reati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo a carico di quattro finanzieri e due militari della Guardia costiera. Ci sono nuovi reati per la surrogazione di maternità, per l’abbandono di rifiuti o per l’omicidio e per le per le lesioni personali nautiche. E la lista potrebbe continuare, in questo delirio securitario in cui si pensa di poter governare i fenomeni sociali con lo strumento del diritto penale, ma non possiamo non citare infine almeno il decreto Caivano, che risponde ad una grave emergenza sociale con una valanga di misure penali e di polizia che hanno avuto, tra l’altro, il malaugurato effetto di portare per la prima volta il sovraffollamento carcerario anche negli Ipm (gli istituti penitenziari per minori). Ed intanto il ddl Sicurezza prosegue il suo iter parlamentare.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Non solo il sovraffollamento, che in passato abbiamo già sperimentato anche con numeri più alti di adesso. Ma ad esempio il numero straordinario di suicidi, questo sì senza precedenti. Nel 2024 sono stati finora 58, di cui 10 solo nel mese di luglio e 12 nel mese di giugno. Di questo passo sarà superato il primato negativo registrato nel 2022, quando a fine anno le persone che si suicidarono in carcere furono 85. E sono all’ordine del giorno anche le proteste e le rivolte, alcune piuttosto gravi come quella di pochi giorni fa a Trieste, durante la quale alcuni detenuti avrebbero avuto accesso alle riserve di metadone custodite nell’infermeria. Un detenuto di 48 anni, l’indomani della protesta, è stato trovato morto nella sua cella per overdose di metadone. E si pensi infine agli oltre 4mila risarcimenti che ogni anno anno i tribunali di sorveglianza italiani riconoscono ad altrettanti detenuti che hanno subito condizioni di detenzione inumane e degradanti. Siamo insomma già decisamente oltre la soglia che il nostro sistema penitenziario è in grado di tollerare. Come dicevo all’inizio, questo in teoria dovrebbe essere ormai noto a tutti, ma in pratica al ministero della Giustizia paiono non essersene accorti.

24 Luglio 2024

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