Il duello con la premier

Scontro tra Meloni e De Luca, quali sono le vere cifre del Pnrr: la Campania spende meglio degli altri

Durissima replica del governatore dopo l’attacco subito a Porta a Porta. Ecco le cifre vere: Pnrr al palo mentre la Campania spende bene

Editoriali - di Carlo Forte

24 Febbraio 2024 alle 12:30

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Scontro tra Meloni e De Luca, quali sono le vere cifre del Pnrr: la Campania spende meglio degli altri

Botte da orbi tra Giorgia Meloni e Vincenzo De Luca. La presidente del Consiglio, in questo duello che va avanti da diversi giorni, ha trovato anche un alleato robusto e cioè il presidente della Repubblica.

Mattarella ha espresso piena solidarietà alla premier, stigmatizzando (con chiaro riferimento al governatore della Campania) la volgarità di linguaggio. Si riferiva a quella parola (“stronza”) pronunciata da De Luca mentre conversava con amici, ma “rubata” da una televisione e messa in rete.

Prima ancora dell’intervento del Quirinale, Meloni aveva affondato contro De Luca approfittando della tribuna Tv offertagli da Bruno Vespa in chiusura della campagna elettorale per la Sardegna, nella quale la Rai sembra abbastanza impegnata a favore del centrodestra.

Aveva detto, il presidente del Consiglio, che De Luca i soldi dei fondi di coesione li usa per fare la fiera del caciocavallo e della zampogna. Il che non è precisamente vero. Anche perché i fondi dei quali si parla ammontano a una decina di miliardi – è di quei fondi che la Campania ha bisogno – mentre i fondi che la regione ha usato per concedere contributi alle sagre locali (cosa peraltro avvenuta in tutte le altre regioni) ammontano a poche migliaia di euro.

Vespa probabilmente non lo sapeva e non ha corretto la Meloni, sicuramente lo farà questa sera. Probabilmente neanche Mattarella lo sapeva e sarà magari indignato quando è stato informato dalla Presidente del Consiglio che in Campania si spendono svariati miliardi per organizzare le sagre paesane. Comunque De Luca non è il tipo che si spezza di fronte a un’aggressione potente e accerchiante come quella subita.

Lui stesso ha spiegato di considerarsi un osso duro, usando in modo evidentemente malizioso la frase fascista (“Mi spezzo ma non mi piego”) e poi attribuendo a Giorgia Meloni un’altra espressione tipica del passato regime (“ me ne frego”) e dunque indicando in modo esplicito la natura fascista della polemica.

Quanto al linguaggio, a De Luca tutto puoi chiedere ma non di moderarsi. E infatti ha dato della “stracciarola” alla Presidente del Consiglio, forse provocando nuove ire del Quirinale. Ha detto De Luca: “E’ in atto una campagna di aggressione mirata e di falsificazione che si accompagna sempre all’aggressione politica. Non possiamo dare spazio a chi adotta uno stile da stracciarola, fatto di volgarità, approssimazione, arroganza e mistificazione”.

Poi, rivolto anche a Mattarella, ha aggiunto (ben attento a usare il maschile, secondo i desideri di palazzo Chigi): “L’unico che ha offeso con dichiarazioni insultanti è stato il premier, negli atti pubblici, non nelle stupidaggini rubate che in un paese civile non contano nulla. Ha detto a centinaia di sindaci ‘andate a lavorare’, con toni di razzismo intollerabile. Il premier avrebbe dovuto chiedere scusa ai sindaci. Dovrebbe scusarsi anche chi dice ‘me ne frego’ a qualche presidente di Regione. Abbiamo conosciuto la sottocultura del ‘me ne frego’, sarebbe consigliabile per il premier uscire da quella temperie sottoculturale. Qualche anno fa il premier guidava allegramente in via del Corso un corteo contro le vaccinazioni covid. Ricordo le sparate demagogiche sull’abolizione delle accise, il numero chiuso a medicina, si prometteva tutto a tutti…”.

Poi De Luca ha parlato del terzo mandato alla Presidenza della Regione e ha sfidato sia la Meloni che la Schlein: “Il terzo mandato? La Campania è totalmente indifferente, il terzo mandato lo può fare tranquillamente non avendo recepito la legge nazionale sui due mandati”.

Poi una una stoccata al Governo in merito ai dati sul Pnrr, con la spesa rendicontata di alcuni ministeri a percentuali di una sola cifra, “eccezionale il ministero della cultura con ben il 3,40 per cento… Invece per il 2014-2020 sui fondi di sviluppo e coesione – ha precisato De Luca – gli impegni di spesa della Campania sono all’86,94%, i pagamenti al 50,67%, il costo realizzato quasi al 60 per cento”.

E se i fondi che dovrebbero arrivare da Roma non arrivano? “Sono a rischio 12mila posti nel comparto spettacolo e audiovisivo, che non può fare programmazione. E 200 Comuni rischiano il dissesto se la Regione non copre con risorse proprie le opere non completate entro il dicembre scorso. Senza quei fondi non si possono fare le strade”.

Poi De Luca ha concluso: “Visto che il presidente del Consiglio mi ha tirato in ballo la ringrazio per l’attenzione perché mi sta facendo diventare l’antagonista principe del governo, ma io sono un modesto artigiano della politica mica come lei che è formidabile. Ora visto che mi tira in ballo, vorrei proporre un dibattito pubblico al premier, mi dia questa consolazione: o mi lascia in pace o facciamo un dibattito pubblico. Non scappate, non fate i conigli”.

24 Febbraio 2024

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