L'idea di un esercito europeo
Von der Leyen punta all’industria militare in asse coi sovranisti, la sinistra la combatta con la pace
I progetti bellicosi di von der Leyen, che punta all’industria militare in asse con i sovranisti, vanno combattuti con una nuova piattaforma progressista
Editoriali - di Roberto Rampi
L’annuncio di Ursula von der Leyen a Monaco di un piano per un un esercito europeo e di un prossimo Commissario alla Difesa, qualora lei fosse nuovamente alla guida della Commissione, apre uno scenario che dovrebbe diventare uno degli argomenti centrali della discussione politica da qui alle prossime elezioni europee, possibilmente con lo sforzo di svilupparla non solo su base nazionale.
Si discute (troppo poco) di Stati Uniti d’Europa. E si ragiona (poco) di quanto il limite di quella che ci ostiniamo a chiamare Europa sia essere un progetto economico monetario con scarsa dimensione politica.
E si inizia a capire (ancora troppo poco) quale potrebbe essere una delle alternative alla semi paralizzante alleanza innaturale che oggi vede conservatori e progressisti condannati a cogestire insieme le sorti dell’Europa: una nuova maggioranza spostata a destra. Evitare questo scenario deve essere la priorità del prossimo voto europeo.
Perché accada sarebbe fondamentale provare a scaldare i cuori dei cittadini europei provando a coinvolgerli davvero in una prospettiva che leghi il loro voto a una visione d’Europa e del mondo. A un modello alternativo che promuova il superamento degli stati nazionali, la nascita di un soggetto politico di nuovo conio che non assomigli agli Stati come li abbiamo conosciuti.
Che pratichi forme molto spinte di sussidiarietà e di autogoverno delle comunità e che favorisca forme più innovative di crescita sociale. Con una politica estera comune non neutra ma che faccia sintesi e tesoro delle miglior tradizioni dell’umanesimo, dell’internazionalismo e del transnazionalismo, dei movimenti per la pace, nonviolenti, ecologisti, dei diritti umani, partendo dalla kantiana “Pace perpetua” e attraversando Spinelli e Monnet.
In questa cornice anche la questione della difesa o dell’esercito europeo diventa un tema cruciale della visione del mondo: una occasione di politica industriale centrata sulle armi come sembra nel piano von der Leyen o la possibilità di rilanciare una antica visione, una forza di pace, di interposizione, un rinnovato modello dei caschi blu come potevano e dovevano essere?
Disarmo globale e uso legittimo della forza nell’ottica di un diritto internazionale esigente, secondo la pannelliana (e gandhiana) relazione tra nonviolenza, antimilitarismo e intervento pacificatore.
Si tratta allora di mettere in campo un pensiero e un movimento. E potrebbe giovare un’azione che veda pubblicare contestualmente su diversi giornali europei un manifesto comune che inviti le forze politiche, anche contrapposte, del campo progressista ad assumere su questi temi una posizione e una iniziativa europea comune.