Il piano per l'unità militare
Cosa è l’esercito europeo: il nuovo orrore che costa 100 miliardi e nasce nel silenzio di tutti
Colpisce la contraddizione tra le parole di pace che i leader europei sono soliti pronunciare, e l’intenzione di consegnare al mondo un nuovo potentissimo esercito. Dotato, ovviamente, di armi nucleari.
Editoriali - di Piero Sansonetti
C’è un piano per costruire un esercito europeo. Servono molti soldi. Deve essere un esercito potente e distruttivo. Il piano verrà presentato ufficialmente la settimana prossima, ma già si sa qualcosa. Ne ha parlato Ursula Von der Leyen a Monaco di Baviera domenica.
In termini ancora generici ma che non sembrano lasciare dubbi. Poi ne ha parlato con maggiori dettagli il commissario europeo Thierry Bretòn, uno degli uomini di punta di Bruxelles. Che viene, prima di far politica, da una lunga carriera come manager di grandi company francesi. Nella sua persona si intrecciano due responsabilità e due interessi che purtroppo spesso si intrecciano nella storia: affari e guerra.
Bretòn ha spiegato ai giornalisti che la nuova difesa europea, cioè l’esercito comune, avrà bisogno di un forte finanziamento iniziale. Poi di molti altri finanziamenti. Ha detto che servono, per partire 100 miliardi. Di questi una quindicina dovrebbero essere versati dall’Italia.
La struttura che avrà il compito di raccogliere i soldi è una struttura europea che ha già un nome: Edip. Si tratta semplicemente di una sigla (Efficient Device Integration Platform) ma effettivamente il nome suona come un riferimento a un re greco forse un po’ sanguinario.
Colpisce la contraddizione tra le parole di pace che i leader europei sono soliti pronunciare, e l’intenzione di consegnare al mondo un nuovo potentissimo esercito. Dotato, ovviamente, di armi nucleari.
E colpisce anche la contraddizione tra una Europa che in questi ultimi due anni ha dimostrato di non avere nessuna capacità politica di fronte ai teatri di guerra che si sono aperti in Ucraina e a Gaza, e un’Europa che, in assenza di progetto e unità politica, tenta l’unità militare.
Potete immaginare l’ipocrisia politica con la quale le classi dirigenti europee presentano l’idea di creare un nuovo potente esercito come un’iniziativa pacifica o addirittura pacifista. Con grande uso e abuso del vecchio detto latino “si vis pacem para bellum”, di origini incerte (forse greche) ma poi ripreso da Cicerone, che aveva una straordinaria oratoria e parlava magnificamente il latino ma disse anche alcune stupidaggini.
Tra cui questa. Al detto latino si può contrapporre un’altra frase latina che è il titolo dell’ultima enciclica scritta all’inizio del 1963 da papa Giovanni XXIII: La “Pacem in terris”. Pubblicata pochi mesi dopo che la crisi dei missili a Cuba aveva portato il mondo sull’orlo della guerra nucleare tra America e Russia.
È una enciclica sconvolgentemente rivoluzionaria. Che cancellò il “pacellismo” (cioè le dottrine di Pio XII, Eugenio Pacelli). Probabilmente i governanti europei non hanno mai letto quell’enciclica. Figuriamoci se l’hanno letta gli italiani…