Il discorso in Assemblea generale
Francia, Lecornu cerca la sponda e i voti dei socialisti per evitare la sfiducia: “sospesa” la riforma delle pensioni
Il macronismo, di cui il premier Sébastien Lecornu è espressione, doveva essere il “volto nuovo” della politica francese: alla fine, in quella che appare chiaramente come la sua fase terminale, si è ridotto ad un più italiano “andreottismo”, ovvero l’arte di tirare a campare.
È infatti una lezione di democristianità quella del primo ministro, nuovamente incaricato dal presidente Emmanuel Macron di formare un governo per arrivare ad approvare la fondamentale legge di bilancio nonostante le dimissioni di lunedì, 27 giorni dopo il primo incarico e 12 ore la presentazione della sua prima squadra di governo.
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Nel suo discorso programmatico davanti a deputati dell’Assemblea generale, Lecornu ha infatti buttato in discarica il provvedimento simbolo del macronismo, ovvero la contestata riforma delle pensioni, che aumenta da 62 a 64 anni l’età per uscire dal lavoro.
“Proporrò di sospendere la riforma delle pensioni fino alla prossima elezione presidenziale”, è il patto proposto da Lecornu. Parole rivolte in particolare ai socialisti: era questa infatti la condizione fondamentale posta dal partito di Olivier Faure per non far cadere il neonato governo Lecornu, per non votare una delle due mozioni di sfiducia che verranno presentate giovedì dal Rassemblement National di Marine Le Pen e dal La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon.
Con questa marcia indietro, salvo ulteriori sorprese, Lecornu dovrebbe ottenere i 69 voti dei socialisti, indispensabili per non fare cadere l’esecutivo e tentare di approvare le legge di bilancio entro il 31 dicembre.
Una concessione a metà, quella dell’ex ministro della Difesa. Lecornu ha infatti annunciato lo stop alla riforma delle pensioni, ma il costo di questa sospensione dovrà essere “compensato da altri risparmi” e non dovrà risolversi dunque in altro deficit: parole queste destinate invece ai gollisti, i Repubblicani di centrodestra, favorevoli alla riforma delle pensioni e che alla vigilia del discorso odierno avevano annunciato l’appoggio esterno al governo.
Dal primo ministro sono arrivate altre due concessioni ai socialisti: una è l’approvazione, seppur zoppa, della tassa Zucman, la misura proposta dall’economista francese che prevede una tassazione extra del 2 per cento sui patrimoni di 1800 super-miliardari francesi. Lecornu ha parlato nel suo discorso alla Camera bassa di “regolamentare l’ottimizzazione fiscale” e creare “un contributo eccezionale per i patrimoni elevati”, senza però che “il patrimonio professionale venga coinvolto”. L’altro punto accettato tra le richieste del centrosinistra è la rinuncia al ricorso all’articolo 49.3, che permette di far passare la legge di bilancio senza chiedere la fiducia.