Obiettivo legge di bilancio
Lecornu ci riprova, il bis del macroniano per uscire dalla crisi in Francia: chi sono i ministri tra riconferme e tecnici
Esteri - di Carmine Di Niro
Sébastien Lecornu deve riprovarci. Nel giro di pochi giorni l’ex ministro della Difesa e fedelissimo del presidente Emmanuel Macron ha presentato nuovamente la sua squadra di governo che tenterà quella che appare una mission “quasi impossible”: presentare nel giro di poche ore la legge di bilancio che dovrà tirare fuori dalle sabbie mobili una economia francese in profonda crisi.
Lecornu si era dimesso lunedì mattina, 12 ore dopo la presentazione della sua prima squadra di governo e 27 giorni il conferimento dell’incarico da parte di Macron per formare un esecutivo capace di approvare la legge di bilancio, passaggio su cui erano caduti gli ex premier Michel Barnier e François Bayrou: un passo indietro arrivato dopo le critiche arrivate sia dai partiti centristi macroniani che dai Repubblicani di centrodestra, di fatto la maggioranza che doveva reggere quel governo.
Dopo le dimissioni c’erano stati giorni di fibrillazioni e consultazioni, in particolare nel tentativo di allargare il perimetro della maggioranza ai socialisti e ai verdi. Invece il nuovo governo Lecornu, incaricato a sorpresa da Macron, ricalca sostanzialmente quello precedente: ne fanno parte alcuni ministri che erano già nel suo precedente esecutivo e diversi “tecnici”.
Chi sono i nuovi ministri
Dodici ministri provengono dal precedente governo, sei erano già stati ministri durante la presidenza Macron: in particolare sono stati riconfermati il ministro della Giustizia Gérald Darmanin, quello degli Esteri Jean-Noel Barrot e quella della Cultura Rachida Dati. Tra i volti nuovi ci sono il prefetto di Parigi Laurent Nuñez, che è stato nominato ministro dell’Interno al posto di Bruno Retailleau (il leader dei Repubblicani), il direttore generale della società ferroviaria SNCF Jean-Pierre Farandou, nominato ministro del Lavoro, e l’ex direttrice di WWF Francia Monique Barbut al ministero della Transizione ecologica.
Roland Lescure è stato nominato ministro dell’Economia, l’ex ministra del Lavoro Catherine Vautrin è la nuova ministra della Difesa, Serge Papin è stato nominato ministro delle piccole e medie imprese e del Turismo mentre Annie Genevard è la nuova ministra dell’Agricoltura. Edouard Geffray è il nuovo ministro dell’Istruzione e sostituisce l’ex premier Elisabeth Borne.
Stéphanie Rist è la nuova ministra della Salute mentre Naïma Moutchou è la nuova ministra dell’Oltremare e sostituisce l’ex ministro Manuel Valls. Françoise Gatel è stata nominata ministro al Territorio mentre Amélie de Montchalin è stata nominata ministro dei Conti pubblici. Philippe Baptiste è il nuovo ministro dell’Università e della Ricerca mentre Marina Ferrari è la nuova ministra dello Sport. Philippe Tabarot è il nuovo ministro dei Trasporti mentre Vincent Jeanbrun è il nuovo ministro della Città.
Un governo debole
Un governo politicamente molto debole e che dovrebbe essere sostenuto dalla coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron con l’appoggio esterno dei Repubblicani, che avevano criticato apertamente la prima squadra di governo presentata da Lecornu per la poca discontinuità rispetto all’esecutivo Bayrou.
Il bis di Lecornu ha aperto una crisi all’interno dei gollisti. I sei ministri dei Repubblica entrati nel nuovo governo Lecornu, nonostante le indicazioni del partito, sono stati espulsi e “cessano immediatamente le loro funzioni nei nostri organi direttivi” del partito.
“Imembri Lr che hanno accettato di entrare nel governo non possono più rivendicare l’appartenenza ai Républicains”, afferma il partito, precisando che i suoi organi direttivi si riuniranno “nei prossimi giorni per decidere in modo definitivo”. I sei ministri Lr sono Annie Genevard (Agricoltura), Rachida Dati (Cultura), Vincent Jeanbrun (Edilizia abitativa), Philippe Tabarot (Trasporti), Sébastien Martin (Industria) e Nicolas Forissier (Francofonia).
Contro Lecornu sono già state presentate due mozioni di sfiducia, uno dalla sinistra radicale di La France Insoumise e una dall’estrema destra del Rassemblement National. Va ricordato che, a differenza dell’Italia, in Francia i governi sono immediatamente operativi e non hanno bisogno di superare un voto di fiducia parlamentare.