Israele continua a bombardare
I contractors americani sparano sui palestinesi in attesa degli aiuti: la rivelazione del The Guardian
Nel frattempo, Israele continua a bombardare: colpito un bar sulla spiaggia di Gaza con un ordigno da 230 kg. L’Onu denuncia il blocco delle forniture. Albanese: “Situazione apocalittica”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

L’esercito israeliano ha utilizzato una bomba da 500 libbre (230 chilogrammi), “arma potente e indiscriminata che genera un’onda d’urto dirompente e sparpaglia schegge su un’ampia area”, nell’attacco su un obiettivo vicino a un affollato bar sulla spiaggia di Gaza. Lo rivela la versione online del The Guardian, in base “alle prove visionate”. Il riferimento è all’attacco del 30 giugno che ha colpito un internet cafè sulla costa nord di Gaza City, provocando 39 morti, tra cui un bambino di quattro anni, e decine di feriti. Numerosi i giovani e i minorenni coinvolti, tra cui un ragazzo di 14 anni e una ragazza di 12.
Le immagini mostrano chiaramente la sezione di coda di un sistema JDAM e una batteria termica compatibile con questo tipo di bomba. Il cratere lasciato dall’esplosione, ampio e profondo, conferma la potenza distruttiva dell’ordigno. Due esperti di esplosivi consultati dal Guardian hanno dichiarato che si tratta “senza dubbio” di una bomba di grande potenza, il cui impiego in un’area civile densamente popolata solleva serie questioni di legalità secondo il diritto internazionale.
Secondo il ministero della Salute, gestito da Hamas, è salito il bilancio delle vittime civili uccise a Gaza: 118 palestinesi, oltre a 581 feriti nelle ultime ventiquattro ore. Di queste vittime, secondo il ministero, almeno 12 stavano tentando di ricevere aiuti umanitari. Secondo il Guardian, 45 vittime stavano tentando di ottenere aiuti umanitari mentre contractors gli sparavano addosso.
I contractor americani, che sorvegliano i siti di distribuzione degli aiuti a Gaza gestiti dalla controversa Gaza Humanitarian Foundation, utilizzano munizioni vere e granate stordenti. Lo scrive l’Ap, che ha parlato con due operatori. I testimoni hanno affermato che il personale di sicurezza assunto era spesso non qualificato, non controllato, pesantemente armato. I video forniti da uno dei contractor mostrano centinaia di palestinesi ammassati tra il rumore di proiettili, granate stordenti e il bruciore dello spray al peperoncino. Altri video mostrano conversazioni tra uomini di lingua inglese su come disperdere la folla. Nella Striscia di Gaza, l’85% della popolazione non accede, o trova ostacoli, agli aiuti umanitari. Questa dell’85% è la percentuale di popolazione soggetta a ordini di evacuazione o che si trova all’interno di zone militari, una condizione che “compromette gravemente l’accesso della popolazione al sostegno umanitario essenziale”. Lo ha detto il portavoce dell’Onu nel corso del suo incontro quotidiano con i media internazionali.
Inoltre, Israele “ha negato il permesso di consegnare carburante” nella zona nord di Gaza, provocando il blocco di molti servizi, tra cui quelli ospedalieri. “Il rifiuto – ha spiegato il portavoce – arriva dopo che ieri (mercoledì, ndr) era stato consentito all’Organizzazione mondiale della sanità di consegnare il diesel rimanente all’ospedale Al Shifa di Gaza City, per evitarne la chiusura totale”. La struttura ospedaliera risulta priva di risorse, i letti sono pieni e i pazienti, ha aggiunto il portavoce, “vengono curati sul pavimento”. “Se le scorte di carburante – ha continuato – non verranno rifornite immediatamente, Gaza potrebbe affrontare un blackout totale delle comunicazioni, ostacolando gravemente l’accesso e il coordinamento umanitario”. L’estate aggiunge un nuovo strato di miseria alla lotta quotidiana per la sopravvivenza nella Striscia di Gaza devastata dalla guerra. Con temperature che superano i 30 gradi Celsius, all’interno delle tende degli sfollati si soffoca, mentre all’esterno l’umidità è insopportabile.
“Non c’è elettricità. Non c’è niente”, ha detto Rida Abu Hadayed, 32 anni e madre di 7 figli, “non riescono a dormire. Continuano a piangere tutto il giorno fino al tramonto”. Il caldo a Gaza è aggravato dalla ridotta disponibilità di acqua, dalle reti fognarie paralizzate e dallo spazio vitale sempre più ristretto, con il rischio di epidemie. “La nostra vita nella tenda è miserabile. Passiamo le giornate a versare acqua sulle loro teste e sulla loro pelle – ha detto il padre dei bambini, Yousef Hadayed – l’acqua è scarsa. È molto difficile procurarsela”. “La situazione è apocalittica. A Gaza, la gente continua a sopportare sofferenze inimmaginabili. Israele è responsabile di uno dei genocidi più crudeli della storia moderna”, così Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i territori occupati. “Israele ha smantellato l’ultima funzione delle Nazioni Unite a Gaza”, ha proseguito, “gli aiuti umanitari. La sua cosiddetta Fondazione Umanitaria per Gaza non è altro che una trappola mortale progettata per uccidere o costringere alla fuga una popolazione affamata, bombardata e destinata all’eliminazione”. Amnesty International ha pubblicato ieri un report in cui condanna Israele e la Gaza Humanitarian Foundation, affermando, con un’ampia documentazione, che il controverso sistema di distribuzione degli aiuti a Gaza utilizza tattiche per affamare i palestinesi per continuare a commettere un genocidio nella Striscia di Gaza.