L'attacco "senza avviso"
Gaza, Israele bombarda il bar dei giornalisti: almeno 39 vittime, strage al compleanno dei bambini
L'internet cafè Al-Baqa frequentato da reporter, attivisti e civili per la connessione a internet. Ucciso nell'attacco anche Ismail Abu Hatab, le sue foto del conflitto avevano fatto il giro del mondo
Esteri - di Antonio Lamorte

Almeno 39 le vittime dell’attacco israeliano che ha colpito un bar, un internet café sul lungomare di Gaza City. Bilancio che continua ad aggiornarsi e ad aggravarsi. Anche bambini tra le vittime: partecipavano a una festa di compleanno. Anche Ismail Abu Hatab, tra i giornalisti che con le sue fotografie hanno raccontato il conflitto nella Striscia. I suoi scatti avevano fatto il giro del mondo. Oltre 50 i feriti nel bombardamento. Israele proprio ieri ha ripreso a bombardare pesantemente nella Striscia.
Il locale si chiamava Al-Baqa, si trovava a nord di Gaza City. Era frequentato da giornalisti, attivisti e civili per utilizzare la connessione a internet. Attacco avvenuto lunedì 30 giugno “senza preavviso”, secondo Al Jazeera, da parte dell’Idf. L’esercito israeliano non ha commentato. “Quest’area funge da rifugio per molte persone traumatizzate e sfollate, offrendo un po’ di sollievo dal caldo opprimente delle tende”. Distrutto il locale, il bombardamento ha lasciato un enorme voragine nel terreno.
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Altre 95 vittime negli attacchi di ieri che hanno colpito anche una scuola e punti di distribuzione alimentare. Colpiti secondo Al Jazeera anche un ospedale e un deposito di distribuzione alimentare nel quartiere di Zeitoun a Gaza City, presso il quale sono morte almeno 13 persone. Colpiti anche diversi quartieri residenziali a est della città e il campo profughi di al Shati. L’esercito israeliano domenica 2 giugno aveva diffuso un nuovo ordine di evacuazione per tutta la città di Gaza e per Jabalia, nel nord della Striscia. L’avviso invitava la popolazione a spostarsi verso sud.
Le Nazioni Unite hanno condannato gli ordini di Israele. Circa 150mila persone sono state colpite dal solo ordine di evacuazione di ieri, comprese le famiglie che alloggiano in rifugi per civili già sfollati, ha dichiarato il portavoce Stephane Dujarric durante un briefing. “Le persone vengono spinte in aree sovraffollate dove già si trovano migliaia di altre persone. Questi spazi sono privi di ripari, acqua e sistemi fognari, per non parlare delle strutture mediche”. Il campo al Mawasi a sud è già sovraffollato.