La guerra Russia-Ucraina
Sumy assediata ma Zelensky rilancia con le mine antiuomo: “Putin sta fallendo”
Mosca schiera 50mila soldati. La linea del fronte si è estesa a oltre 1.200 chilometri e Sumy è diventata uno dei punti critici.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

La città ucraina di Sumy, a soli 20 chilometri dal confine russo, è diventata il nuovo epicentro della controffensiva del Cremlino. Dopo aver spinto le truppe ucraine fuori dalla regione russa di Kursk, Mosca ha concentrato circa 50.000 soldati nell’area, triplicando le forze disponibili rispetto a quelle di Kiev. Secondo il generale Oleksandr Syrskiy, comandante supremo delle forze armate ucraine, la strategia russa è chiara: «Sfiancarli con il numero».
La linea del fronte si è estesa a oltre 1.200 chilometri e Sumy è diventata uno dei punti critici. Unità d’élite ucraine, come il gruppo Timur delle forze speciali Hur, sono state dispiegate nella regione, riuscendo a fermare temporaneamente l’avanzata russa. «Stiamo cercando di organizzare i nostri contrattacchi per respingere il nemico», ha dichiarato Timur, comandante dell’unità. Ma la battaglia è durissima. «I loro numeri sono un problema enorme, anche se non bastano a sopraffarci del tutto – ha spiegato Kappa, altro comandante delle forze speciali – Perdono 300-400 uomini al giorno nella regione, ma possono permetterselo. Continuano a far arrivare riserve». A peggiorare la situazione, i soldati ucraini lamentano la mancanza di difese adeguate nella regione di confine. Dopo il ritiro caotico dal Kursk, molti si sono trovati senza trincee moderne né copertura aerea. «Sembrava si stessero preparando a un attacco di carri armati, non a una guerra fatta di droni e artiglieria», ha denunciato Kyrylo, comandante di fanteria.
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Un «attacco combinato su vasta scala» dei russi ha squarciato la notte ucraina tra sabato e domenica. Oltre 500 droni e missili lanciati in diverse regioni del Paese, inclusa Kiev e quella occidentale di Leopoli, che hanno spinto la Polonia a far alzare in volo i suoi caccia per monitorare i confini. È un nuovo record per intensità di attacco, l’ennesimo atto di questa guerra infinita senza apparenti spiragli di tregua. Le difese antiaeree di Kiev, tra sabato e domenica, sono state costrette ancora una volta agli straordinari di fronte alla potenza di fuoco del nemico. L’aeronautica ha riferito di 477 droni e 60 missili di vario tipo lanciati dai bombardieri russi. Quasi tutti i droni e 39 missili sarebbero stati intercettati, mentre quelli che sono riusciti a sfondare hanno provocato l’abbattimento di un caccia F-16 e l’uccisione del pilota e diversi feriti tra i civili a terra, secondo quanto riportato dalle autorità locali. La maggior parte (11 tra cui 2 bambini) nella regione centrale di Cherkasy, ma anche a Ivano-Frankivsk, nell’ovest.
Un uomo è rimasto ucciso a bordo di un’auto a Kharkiv. L’esercito russo invece ha affermato che sono stati colpiti soltanto siti del complesso militare-industriale ucraino e raffinerie di petrolio. Con le sue forze armate in difficoltà, Zelensky (“Putin sta fallendo”, ha commentato) ha preso una decisione controversa, che ora dovrà essere ratificata dal parlamento: ritirare il Paese dalla Convenzione di Ottawa, che vieta ai firmatari (160 Paesi, ma non Stati Uniti e Russia) di acquisire, produrre o utilizzare mine antiuomo. Ordigni che secondo le organizzazioni umanitarie mettono a rischio i civili, rimanendo inesplosi sottoterra per lungo tempo. Un passo analogo era stato già fatto nei mesi scorsi da Polonia, Finlandia, Lituania, Lettonia ed Estonia, tutti confinanti con la Russia.