Il dl sicurezza

Perché la Cassazione ha bocciato il dl sicurezza: “Panpenalista e autoritario”

In 129 pagine l’anatema contro il provvedimento governativo. Bocciato nel metodo per la scelta di trasformare il ddl in decreto e nel merito, dal reato di rivolta in carcere alla norma sulle detenute madri

Giustizia - di Angela Stella

28 Giugno 2025 alle 19:00

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Foto di Cecilia  Fabiano/LaPresse
Foto di Cecilia Fabiano/LaPresse

L’Ufficio del Massimario della Cassazione ha lanciato in 129 pagine un anatema sul dl sicurezza da poco approvato. La bocciatura arriva rispetto al metodo e al merito del provvedimento. Attraverso la riproposizione testuale di contributi dottrinari, delle valutazioni del Csm, dell’Anm e dell’Ucpi, tra gli altri, gli ermellini censurano la norma rilevando che “nessun fatto nuovo configurabile come ‘casi straordinari di necessità e di urgenza’” è “occorso tra la discussione alle Camere del d.d.l. sicurezza e la scelta di trasformarlo in un decreto-legge dal medesimo contenuto”, tanto da provocare un “vulnus” alla funzione legislativa delle Camere.

Inoltre “le dichiarazioni con cui i membri del governo hanno spiegato il ‘cambio di cavallo’ danno manifesta evidenza del fatto che l’uso del decreto-legge ha rappresentato un espediente procedurale per far fronte a una impasse politico-istituzionale”. Piazza Cavour sottolinea altresì che “il provvedimento d’urgenza nasce eterogeneo, così come lo era l’originario d.d.l. sicurezza che ha interamente trasfuso: di qui l’ulteriore – denunciato – profilo della disomogeneità, vizio considerato ‘figura sintomatica’ dell’insussistenza dei presupposti giustificativi del provvedimento d’urgenza”. A ciò si aggiunge il fatto che “la pur discrezionalità del legislatore ‘nella definizione della propria politica criminale e, in particolare nella determinazione delle pene applicabili a chi abbia commesso reati, così come nella stessa selezione delle condotte costitutive di reato […] non equivale ad arbitrio’”. Si legge poi di approccio “panpenalista”, “autoritario”, “simbolico” rispetto al diritto penale.

Il Massimario passa poi alla disamina dei singoli articoli del dl sicurezza. Ad esempio, sull’introduzione del nuovo reato di “Rivolta all’interno di un istituto penitenziario” e in particolare sulla punibilità della rivolta passiva, si parla di approccio “sproporzionato, soprattutto se utilizzato come mezzo per punire l’espressione pacifica del dissenso. Per quanto riguarda la nuova disciplina dell’esecuzione penale per le madri detenute, la relazione evidenzia “la presenza di deviazioni da un diritto penale del fatto, inteso come fatto offensivo di un bene giuridico, a favore di un diritto penale d’autore”. Ricordiamo che la modifica è stata pensata per le donne di etnia rom, resesi responsabili, ad esempio, di furti sui mezzi di trasporto delle grandi città. “In questa scelta operata dal decreto sicurezza” si scorge “una patente violazione dei principi costituzionali di tutela della maternità e dell’infanzia e di umanità della pena, tanto più in considerazione delle condizioni in cui versano le carceri italiane e dei pochi posti disponibili nei soli quattro istituti a custodia attenuata per detenute madri”. Il dl sicurezza autorizza anche gli agenti delle forze dell’ordine a portare armi private senza licenza quando non sono in servizio. A tal proposito “si favorisce la proliferazione delle armi nelle strade e, più in generale, nei luoghi pubblici, consentendo a circa 300 mila appartenenti alle forze dell’ordine di usare un’altra arma, diversa da quella di servizio, mettendo a rischio la sicurezza delle persone”.

Diverse le reazioni politiche. Per Simona Bonafè, capogruppo del Partito democratico in Commissione Affari costituzionali della Camera, “ancora una volta il Governo va a sbattere e lo fa perché resta ideologicamente bloccato sulle proprie posizioni, incapace di aprirsi a un confronto serio e costruttivo: né con le opposizioni in Parlamento, né con il mondo del diritto e i giuristi, né con il terzo settore e l’associazionismo”. “A smontare il decreto ci penserà la Corte Costituzionale – ha detto il segretario e deputato di +Europa Riccardo Magima a pagare il prezzo della propaganda sono i cittadini che vedono compresse le loro libertà. Persino sul divieto di cannabis light, di cui questo governo ha fatto la sua ridicola bandiera ideologica proibizionista, la Cassazione è definitiva: lo stop alla vendita mina i principi costituzionali della libertà di iniziativa economica e della certezza della legge penale. Insomma, Meloni e Salvini promettevano sicurezza, hanno prodotto una schifezza”.

Infine per Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, siamo dinanzi “all’ennesima conferma di come questa destra stia trasformando la legge penale in uno strumento di propaganda, colpendo la marginalità, la povertà e persino la libertà di dissenso”. A parlare anche la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione:Lo abbiamo denunciato mesi fa, la Cassazione lo conferma rilevando le criticità del decreto sicurezza: quelle norme sono sbagliate, scritte male, concepite peggio, e danneggiano le cittadine e i cittadini”. Infine i rappresentanti del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato – Carmela Auriemma, Vittoria Baldino, Roberto Cataldi, Alfonso Colucci, Felicia Gaudiano, Alessandra Maiorino e Pasqualino Penza – hanno scritto in una nota che quella del Massimario è “una bocciatura senza appello che con alta probabilità è solo il primo tassello di una serie di pronunciamenti che ristabiliranno lo Stato di diritto in Italia e spazzeranno via le misure liberticide, repressive e irresponsabili del governo Meloni”.

28 Giugno 2025

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