In discussione al Senato

La repressione del dissenso diventa legge, il ddl sicurezza trasforma l’Italia in stato di polizia

“Il Senato riconsideri le norme di quel pacchetto, lontanissime dai principi del diritto penale liberale”. L’appello dell’Unione camere penali

Giustizia - di Angela Stella

6 Novembre 2024 alle 17:00

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Foto Giulio Lapone/LaPresse
Foto Giulio Lapone/LaPresse

“Chiediamo che il Senato riconsideri le norme segnalate non solo sotto i profili di incostituzionalità segnalati dall’Accademia ma anche sotto quelli del manifesto distacco dai principi del diritto penale liberale, che asseritamente ispira questa maggioranza, e della provata inutilità degli aumenti di pena e dell’introduzione di nuovi reati e di nuove aggravanti per la soluzione dei problemi della sicurezza dei cittadini”: Questo l’appello lanciato ieri al termine dell’evento organizzato a Roma dall’Unione Camere Penali dal titolo “No al pacchetto sicurezza. Con la costituzione in difesa del diritto penale liberale”, contro il ddl sicurezza, in discussione al Senato, dopo l’approvazione alla Camera dei deputati.

Intervenuto il garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia:l’iniziativa è molto giusta ed opportuna.  Secondo i dati del Ministero della Giustizia al 31 ottobre in carcere ci sono 62110 persone, alcune centinaia in più rispetto a quando il governo ha adottato il decreto sul carcere la scorsa estate: cominciamo a vederne gli effetti che sono nulli, 15 mila detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare. La situazione imporrebbe scelte radicalmente diverse, dovremmo discutere seriamente di un provvedimento di clemenze e indulto, unica soluzione per riportare il carcere in situazione di legalità”.

Sugli istituti di pena si è espressa Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino: “il sovraffollamento è al 133 per cento, abbiamo punte come a San Vittore che superano il 220 per cento. Nelle visite costantemente verifichiamo che le carceri sono luoghi senza alcun tipo di legalità. Faccio un esempio: Insieme alle camere penali qualche tempo fa abbiamo visitato la colonia agricola di Isil in Sardegna, dove mandano per scelta del provveditore regionale – quindi c’è un responsabile – gli internati che hanno problemi di tipo psichiatrico. Eppure lì non ci sono psichiatri, né psicologi, mancano medici sia di giorno che di notte. Ieri mi è arrivata la notizia di un ragazzo di 29 anni che ha dato fuoco alla cella. La compagna mi ha detto che non gli veniva fatta, pur essendo bipolare, la puntura per stabilizzare l’umore”.

Secondo Mauro Palma, già garante nazionale dei detenuti, “è un provvedimento soprattutto che incide su un mutato rapporto tra autorità e cittadino. C’è un implicito elemento sotteso alla norma che è quello della possibilità di sacrificare dei diritti in nome di un principio che è l’ordine sociale predefinito. Questo si pone in tutti gli aspetti in cui la norma si articola”. Ha aggiunto: “dal 22 settembre 2022, contiamo 6275 persone in più in carcere e i posti invece sono aumentati di 239, nonostante la politica parli tanto di edilizia penitenziaria”. Per il Partito democratico è intervenuto il senatore Andrea Giorgis: “Noi presenteremo molti emendamenti (la scadenza è domani alle 12) di merito, anche accogliendo gli importanti suggerimenti emersi all’evento dell’Ucpi. L’obiettivo è quello di rimediare alle tante irragionevolezze che sono presenti nel ddl, che non tutela affatto quella sicurezza che è il presupposto per l’esercizio delle fondamentali libertà civili e politiche. Si tratta di un provvedimento illiberale, di dubbia legittimità ed eterogeneo, basti pensare al divieto e commercializzazione della canapa, alle misure che intervengono sulla resistenza passiva in carcere, alle aggravanti in base ai luoghi in cui alcuni reati vengono commessi, o al divieto delle Sim (per il cellulare) per i migranti, una misura quest’ultima inutilmente limitatrice di una libertà fondamentale come quella di comunicazione”.

Molto critico l’intervento del giurista Luigi Ferrajoli: “Dobbiamo prendere coscienza dell’allarmante minaccia che pesa sullo stato di diritto nel nostro Paese. Non si tratta solo dell’involuzione illiberale del nostro sistema penale generata da questo pacchetto sicurezza e dai tanti altri che l’hanno preceduto in questi ultimi decenni. Questo disegno di legge è solo uno dei tanti aspetti della vera e propria aggressione allo Stato di Diritto messa in atto da questo Governo. I segni e i fattori di questa aggressione, che sta trasformando il nostro Stato di diritto in uno stato di polizia sono molteplici”. Ne ha identificati quattro: “repressione del dissenso politico”, “aperta violazione della separazione dei poteri”, “negazione dell’identità di persona dei migranti – la deportazione dei migranti in Albania è chiaramente un sequestro di persona, “garantismo della disuguaglianza e del privilegio, che pretende l’impunità per i ricchi e i potenti e promuove la disumanità nei confronti dei poveri e degli emarginati”. Ddl sicurezza stigmatizzato pure dal costituzionalista Michele Ainis, “siamo all’ultimo giro di una stretta illiberale; questa mannaia del pacchetto sicurezza si abbatta sugli ultimi, sui diseredati e su chi canta fuori del coro, come i dissidenti. Sta soffiando un vento autoritario che sta spazzando le nostre libertà”.

Ha concluso l’iniziativa il presidente Francesco Petrelli: “L’Unione delle camere penali esprime la sua forte contrarietà al “pacchetto sicurezza“ che introduce nuovi reati e nuove aggravanti che colpiscono fenomeni di disagio e di marginalità sociale che non possono essere affrontati con lo strumento del diritto penale. Un intervento connotato da una matrice illiberale e autoritaria caratterizzata da un ingiustificato rigore punitivo. Viviamo in un momento di forte polarizzazione e di contrasto tra governo e magistratura, nel quale ciascuno ha le sue colpe ed ha al contempo interesse ad alzare i toni del confronto. L’unione che come sempre esprime le proprie ragioni in modo chiaro fermo e motivato fuori da ogni polemica e da ogni schieramento deve constatare che l’associazione nazionale magistrati, sempre pronta a intervenire su temi di politica giudiziaria, tace sul “pacchetto sicurezza“, e sul tema della sua manifesta contrarietà ai fondamentali principi della nostra Costituzione”.

6 Novembre 2024

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