Operazione 'Martello di mezzanotte'

Trump entra in guerra, bombardieri Usa attaccano i siti nucleari iraniani: Teheran minaccia “conseguenze eterne”

Stati Uniti ufficialmente in guerra. Tra i target anche Fordow

Esteri - di Redazione Web

22 Giugno 2025 alle 02:32

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Trump entra in guerra, bombardieri Usa attaccano i siti nucleari iraniani: Teheran minaccia “conseguenze eterne”

Gli Stati Uniti hanno “completato un attacco di successo contro tre siti nucleari in Iran”. Lo ha annunciato il presidente Usa, Donald Trump, in un messaggio pubblicato sulla sua piattaforma Truth Social. I siti colpiti sono quelli di Fordow, Natanz e Esfahan. “Tutti gli aerei si trovano ormai fuori dallo spazio aereo iraniano”, ha scritto Trump, aggiungendo che sul sito di Fordow è stato rilasciato “un intero carico di bombe”.

Ora “è il momento della pace“, ha poi aggiunto Trump, che solamente pochi giorni fa aveva annunciato una “pausa di riflessione” di due settimane, smentendo se stesso ed entrando pienamente nel conflitto al fianco dell’alleato israeliano scatenando contro Teheran l’operazione “Midnight Hammer” (Martello di mezzanotte, ndr), come l’ha chiamata in una conferenza stampa il capo di stato maggiore Usa il generale Dan Caine.

L’attacco Usa ai siti nucleari iraniani

In un discorso alla nazione il presidente Donald Trump ha detto che l’attacco ha “completamente e totalmente annientato” le capacità iraniane di arricchire l’uranio, minacciando di farne altri se il Paese non accetterà le sue condizioni: tesi questa smentita dal regime di Teheran, con i media iraniani che hanno sostenuto invece che i siti fossero stati evacuati e svuotati di scorte e materiale prima dell’attacco.

La Casa Bianca ha anche pubblicato alcune foto che mostrano il presidente Trump e altri membri del governo degli Stati Uniti mentre seguono in diretta il bombardamento dei siti nucleari iraniani. Sono nella Situation Room, la stanza della Casa Bianca dove vengono discusse le questioni più importanti di intelligence e sicurezza: col tycoon con in testa un cappellino rosso MAGA c’erano il segretario di Stato Marco Rubio, il vicepresidente JD Vance, il capo del Pentagono Pete Hegseth, il capo di gabinetto di Trump, Susie Wiles, insieme al capo di Stato maggiore congiunto, Dan Caine, e il direttore della CIA, John Ratcliffe.

E da Israele va segnalata la risposta di Benjamin Netanyahu, intervenuto con un video diffuso sui social in lingua inglese: nel messaggio il primo ministro sottolinea che che gli attacchi statunitensi avvenuti “in pieno coordinamento” con Israele e che le operazioni israeliane continueranno. Inoltre ha detto di aver parlato col presidente Donald Trump dopo gli attacchi.

Il ruolo dei bombardieri B-2 Usa

Gli attacchi statunitensi effettuati poco fa contro tre siti nucleari in Iran, tra cui quello di Fordow, sono stati condotti utilizzando “diversi bombardieri B-2“, che ieri erano stati spostati nelle basi statunitensi nell’oceano Indiano. Secondo fonti di intelligence però i bombardieri Usa sarebbero decollati dalla base aerea in Missouri: avrebbero fatto un volo di 37 ore consecutive durante il quale sarebbero stati riforniti più volte, senza mai fare scalo a terra. Gli Stati Uniti hanno basi sia a Diego Garcia, nell’arcipelago delle Chagos (nell’oceano Indiano), sia sull’isola di Guam (nel Pacifico occidentale). Giunti sui cieli iraniani hanno sganciato le bombe bunker buster, pesanti circa 14 tonnellate e in grado di penetrare nella roccia fino a 60 metri.

Come confermata in conferenza stampa dal capo di Stato maggiore dell’esercito Dan Caine, l’aviazione Usa ha compiuto un depistaggio nel suo attacco in Iran: dal Missouri sono decollate due squadra d’attacco, una composta da sei bombardieri B-2 col compito di depistare e distogliere l’attenzione delle difesa iraniane, l’altra con il compito di compiere il bombardamento sui tre siti nucleari.

Su X l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha sottolineato che in seguito agli attacchi statunitensi sui tre principali siti nucleari iraniani “al momento non sono stati segnalati aumenti dei livelli di radiazioni all’esterno dei siti”. “Alla luce dell’urgente situazione in Iran, convoco una riunione d’urgenza del Consiglio dei Governatori dell’Aiea per domani”, ha inoltre annunciato su X il direttore generale Rafael Grossi.

Le parole “distensive” di Hegseth e Vance

Nonostante il pesante attacco sul suolo iraniano, nel corso della conferenza stampa al Pentagono in cui le autorità Usa hanno rivelato alcuni dettagli dell’operazione “Midnitgh Hammer”, il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha negato che il Paese sia entrato in guerra con Teheran.

L’ex opinionista di Fox News ha spiegato che i bombardamenti avvenuti nella notte sono da considerare una “operazione di precisione” contro i siti nucleari iraniani e non l’inizio di un conflitto vero e proprio, anche perché non ha coinvolto truppe iraniane né civili. Hegseth ha anche aggiunto che l’obiettivo della missione non era un regime change: non era cioè finalizzata a rovesciare il regime iraniano dell’Ayatollah Ali Khamenei.

“Risponderemo se necessario” a eventuali ritorsioni iraniane, “ma il presidente ci ha dato una missione chiara, sulla distruzione delle capacità nucleari militari dell’Iran”. Trump “vuole la pace, deve esserci un accordo”, ha spiegato il capo del Pentagono.

Stessa linea fornita in un’intervista con Nbc News dal vicepresidente JD Vance. Il vice di Trump ha spiegato che gli Stati Uniti “non hanno interesse a mandare truppe sul campo” e che “non temo che questo possa diventare un conflitto prolungato”. Il vicepresidente ha sostenuto anche che gli Usa “non sono in guerra con l’Iran. Siamo in guerra con il programma nucleare iraniano”.

La reazione iraniana

E l’Iran? La prima reazione mediatica dal regime è arrivata tramite le parole del ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, che domani si recherà a Mosca per incontrare il presidente Vladimir Putin, che ha definito gli attacchi Usa “oltraggiosi e avranno conseguenze eterne“. “Ogni membro delle Nazioni Unite deve essere allarmato” per quanto successo. Il ministro ha aggiunto che in conformità con lo Statuto delle Nazioni Unite che consente una legittima difesa, l’Iran si riserva “tutte le opzioni per difendere la propria sovranità, i propri interessi e il proprio popolo”, mentre l’ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite ha chiesto che sia convocata una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza.

Alle prime luci del mattino ha ripreso i bombardamenti su Israele. Ad Haifa, città costiera nel nord di Israele, un missile balistico ha pesantemente colpito il centro. Ma oltre ad Haifa sono stati colpite decine di città, compresa Tel Aviv: il bilancio provvisorio è di almeno 86 feriti, secondo quanto riferito dal ministero della Salute israeliano citato dal Times of Israel.

Iran che sostiene, tramite un comunicato ufficiale delle Guardie della Rivoluzione Islamica, di aver utilizato per la prima volta nell’attacco compiuto questa mattina in territorio israeliano i nuovi missili balistici Kheibar, con una gittata di 2.000 chilometri. “Il missile Kheibar è stato lanciato per la prima volta verso Israele nel corso di questa operazione”, si legge nel comunicato del IRGC. Il vettore appartiene all’ultima generazione dei missili Khorramshahr, sviluppati per colpire obiettivi a lungo raggio con maggiore precisione e potenza distruttiva.

Ma soprattuto da Teheran, così come da autorevoli media Usa, viene smentita la narrativa trumpiana secondo cui l’attacco abbia provocato gravissimi danni ai siti nucleari del Paese. “Contrariamente a quanto affermato dal presidente Donald Trump” il sito nucleare di Fordownon ha subito gravi danni“, ha spiegato in mattinata Mohammad Manan Raisi, deputato del Parlamento iraniano di Qom, dove si trova l’impianto nucleare, sottolineando che “non si è verificata alcuna emissione di materiale pericoloso dal sito nucleare dopo l’attacco, poiché il materiale a rischio era stato evacuato dal sito”. Questo perché, come spiega il Washington Post, nei giorni scorsi le foto satellitari hanno rivelato un’insolita attività di camion e altri veicoli al centro atomico pronti a portare via materiale in vista di un probabile attacco.

La chiusura delle stretto di Hormuz

Altra mossa, che potrebbe incidere a livello globale, è arrivata da un voto del Majlis, il Parlamento di Teheran: la chiusura dello stretto di Hormuz,  corridoio marittimo di appena 33 chilometri nel suo punto più stretto, tra Iran e Oman, che collega il Golfo Persico con il Golfo dell’Oman e il Mar arabico. La decisione finale però spetta al Consiglio supremo di sicurezza nazionale, come comunicato dal generale dei Guardiani della Rivoluzione Esmail Kowsari, che siede nella commissione Sicurezza nazionale del Majlis.

È qui che transita la maggior parte del petrolio e del Gnl, il gas naturale liquido, esportato da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Iraq, Qatar e dallo stesso Iran. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, lo Stretto di Hormuz è “la via d’uscita dal Golfo per circa il 25% delle forniture di petrolio a livello globale” e la sua “chiusura, anche per un tempo limitato, avrebbe un impatto importante sul mercato del petrolio e del gas”.

Ipotesi questa che il vicepresidente Usa JD Vance giudica “suicida” per la Repubblica Islamica. “Tutta la loro economia passa attraverso lo Stretto di Hormuz. Se vogliono distruggere la propria economia e causare disordini nel mondo, penso che questa sarebbe la loro decisione. Ma perché dovrebbero farlo? Non credo abbia alcun senso”, le parole di Vance in una intervista all’emittente Abc.

22 Giugno 2025

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