La storia da Firenze

Detenuto a 94 anni per reati fiscali, scarcerato da Sollicciano dal giudice: “È deperito in pochi giorni”

Giustizia - di Redazione

11 Giugno 2025 alle 11:27

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Detenuto a 94 anni per reati fiscali, scarcerato da Sollicciano dal giudice: “È deperito in pochi giorni”

È stato scarcerato martedì pomeriggio Renato Cacciapuoti, il 94enne che da giovedì era recluso nel carcere fiorentino di Sollicciano, struttura tristemente nota per le condizioni di degrado al suo interno, il sovraffollamento e anche l’inchiesta per tortura ai danni dei detenuti da parte della polizia penitenziaria.

A capo della Editoriale Olimpia, casa editrice che per decenni ha pubblicato riviste e libri su caccia, pesca, armi, difesa, tiro, cani, era finito in cella per un reato finanziario commesso 15 anni fa, quando di anni ne aveva 80 anni: era stato condannato a 4 anni e 8 mesi per bancarotta fraudolenta, eppure nonostante l’età avanzata quando il suo avvocato aveva presentato l’istanza di differimento della pena per motivi di salute o in alternativa l’applicazione della detenzione domiciliare, misura destinata per legge agli ultrasettantenni, si era visto respingere la richiesta dal giudice di sorveglianza.

Cacciapuoti, dopo che il caso era esploso mediaticamente, era stato prima trasferito nel carcere Mario Gozzini, adiacente a Sollicciano, per migliorare le sue condizioni detentive. Quindi la concessione dei domiciliari dopo un nuovo ricorso del suo legale Luca Bellezza e, soprattutto, il giudizio sulla scarcerazione affidato ad un nuovo giudice di sorveglianza.

Nella giornata di martedì il Garante regionale dei detenuti della Toscana, l’avvocato Giuseppe Fanfani, si era rivolto con un appello al ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Questo sistema è malato. Al ministro chiedo di intervenire subito. Dopo le tante parole spese sul carcere fiorentino, deve attivarsi senza perdere tempo. Sostenere che il novantenne sia socialmente pericoloso è assurdo”. “È una cosa incredibile, inumana, indegna di un paese sedicente civile. Non avrei mai creduto di vedere, in oltre 50 di avvocatura, un novantaquattrenne in carcere. Non so e non voglio sapere di chi sia la colpa, anche perché tutti si tireranno fuori, ma ritenerlo compatibile con il carcere è inconcepibile”, era stata la sua denuncia.

Quando martedì pomeriggio Cacciapuoti è uscito da Sollicciano, ad attenderlo fuori dal carcere fiorentino c’erano i figli. “In pochi giorni ho trovato mio padre deperito — il primo commento di uno dei figli raccolto dal Corriere Fiorentino – a quasi 94 anni, con evidenti fragilità fisiche e cognitive, non avrebbe mai dovuto vivere nemmeno un giorno in una cella sovraffollata e in condizioni che non sono compatibili con la sua età e il suo stato di salute”.

Una vicenda, secondo il figlio, che “ha messo in evidenza in modo brutale lo stato delle carceri italiane e le contraddizioni del nostro sistema giudiziario. Mio padre, incensurato e privo di pericolo sociale, è stato detenuto in condizioni estreme, in un ambiente non attrezzato né fisicamente né umanamente per una persona della sua età. Purtroppo, questa vicenda lascia dietro di sé anche una profonda amarezza. Sollicciano, come molte altre carceri italiane, rappresenta oggi un luogo dove la dignità umana è messa a dura prova, non solo per chi è detenuto ma anche per chi ci lavora”.

“Mi auguro che questa vicenda possa contribuire a far riflettere sul senso della detenzione nel nostro Paese – le parole del figlio dell’ex editore – sulla condizione delle carceri e sulla necessità di una riforma profonda che le trasformi in luoghi capaci di rieducare, non di annientare. Mio padre oggi è a casa. Ma resta il pensiero, amaro, per tutte le persone che continuano a vivere in quelle condizioni per anni, spesso nel silenzio e nell’indifferenza generale”.

di: Redazione - 11 Giugno 2025

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