La guerra tra bande

Caos in Libia, italiani verso l’evacuazione ma per Tajani “la situazione va migliorando”…

Fragile cessate-il-fuoco dopo gli scontri tra milizie rivali dei giorni scorsi. A Tripoli le forze di sicurezza del governo di unità nazionale hanno sparato su centinaia di giovani che protestavano di fronte alla residenza del premier Abdelhamid Dbeibah per chiederne le dimissioni

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

16 Maggio 2025 alle 15:00

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AP Photo/Yousef Murad
AP Photo/Yousef Murad

Uno Stato fallito spacciato, da chi governa a Roma, per un Paese sicuro. Un Paese in mano a signori della guerra in combutta con trafficanti di esseri umani, dove stupratori seriali, leggi Almasri, vengono considerati interlocutori affidabili nel contrasto ai migranti. La Cirenaica contro la Tripolitania, Bengasi versus Tripoli. Libia, dove impera il caos armato.

A Tripoli le forze di sicurezza libiche del governo di unità nazionale hanno aperto il fuoco sui dimostranti che stavano protestando di fronte alla residenza del premier Abdelhamid Dbeibah per chiederne le dimissioni e davanti alla sede dell’ex Apparato di supporto alla stabilità, occupata dopo l’uccisione di Al Kikli della Brigata 444 ad Abu Slim. Lo riportano media e attivisti locali, secondo i quali erano diverse centinaia i giovani che stavano manifestando nella capitale libica dove da mercoledì è entrato in vigore un fragile cessate il fuoco dopo gli scontri tra milizie rivali dei giorni scorsi. La protesta è iniziata nel quartiere Souq el-Joumaa della capitale della Libia, dove il gruppo armato Radaa ha la sua roccaforte, e si è poi diretta verso piazza dei Martiri. Secondo funzionari della sicurezza, ci sono stati nuovi scontri a fuoco tra due potenti gruppi armati un giorno dopo che le autorità avevano dichiarato la fine dei combattimenti. Gli scontri sono scoppiati tra la forza Radaa e la Brigata 444 in aree chiave della città, tra cui il porto. Non sono state rilasciate cifre ufficiali sulle vittime, ma la Mezzaluna Rossa libica ha dichiarato di aver recuperato un cadavere in una strada principale di Tripoli.

Annota Nello Scavo, inviato di Avvenire, tra i più profondi conoscitori della realtà libica e dei risvolti criminali: “Le autorità centrali guidate dal presidente Dbeibah negano che il bilancio delle due giornate di battaglia tra milizie sia così grave, ma in Libia sta tornando lo spettro della guerra tra bande camuffate da milizie affiliate alle istituzioni. Le forze regolari, in coordinamento con le autorità di sicurezza competenti, hanno iniziato a prendere le misure necessarie per garantire la calma, compreso il dispiegamento di unità neutrali’, ha dichiarato il ministero della Difesa. E il solo fatto che venga richiamata la ‘neutralità’ spiega che quasi nessuna delle milizie affiliate al governo abbia a cuore il bene pubblico”. E queste divisioni, concordano analisti e fonti diplomatiche, possono giocare a favore del contestato primo ministro. Tutti i manifestanti hanno chiesto le dimissioni di Dbeibah, ma alcuni inneggiavano al comandante della Rada; altri al maresciallo Haftar, il signore della Cirenaica; altri al figlio di Gheddafi, Saif. Non sono mancati cori che invocavano l’unità nazionale: “Né est, né ovest: la Libia è una sola”.

A causa della situazione di tensione crescente, Italia, Spagna e altri Paesi stanno valutando l’ipotesi di evacuare i propri connazionali che si trovano in Libia per lavoro. Dice la sua anche l’Unione europea che esorta tutte le parti a contribuire alla mediazione tra le parti e ad una necessaria de-escalation. Impegno poi di Bruxelles a collaborare con tutti i partner libici e internazionali per garantire il ritorno della calma a Tripoli e la rapida ripresa del processo di pacificazione nel Paese nordafricano. Di questo caos imperante non sembra aver contezza il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani. La situazione in Libia “sembra in lento ma continuo miglioramento, si sta lentamente stabilizzando”, afferma il titolare della Farnesina in un punto stampa a margine della ministeriale informale della Nato, ad Antalya. “Gli sforzi che sta facendo l’Italia con gli altri paesi come gli Stati Uniti, la Germania, l’Egitto e la Turchia è quello di lavorare per una riconquista della pace, arrivare a un cessate di fuoco”, ha aggiunto il ministro. “Mi pare che le cose stanno andando in questa direzione”.

Ma se le cose stanno così, perché è iniziato il piano di evacuazione dei nostri connazionali dalla Libia? La Libia, un Paese rimane diviso tra un governo, riconosciuto dalle Nazioni Unite a Tripoli, guidato dal primo ministro Abdulhamid Dbeibah, e un’amministrazione rivale nella parte orientale, controllata dalla famiglia Haftar. La Brigata 444 controlla parti del Sud di Tripoli ed è allineata con Dbeibah. Radaa controlla invece alcune zone a Est della capitale e detiene diverse strutture statali chiave. I combattimenti si sono estesi nel Sud e nell’Ovest di Tripoli, mentre Radaa ha portato rinforzi per combattere la Brigata 444, ha dichiarato una fonte del ministero degli Interni.

Le truppe della Libyan national Army di Khalifa Haftar, dominus della Libia orientale, si stanno spostando da Bengasi a Sirte, ovvero verso ovest in direzione della capitale Tripoli. Lo riferiscono fonti militari all’agenzia russa Ria Novosti. “Le colonne militari delle forze al comando del maresciallo Khalifa Haftar si stanno ora spostando da Bengasi verso Sirte”, si afferma. A quanto si apprende, diverse milizie dell’ovest libico, a cominciare da quelle di Misurata, sarebbero in stato di “massima allerta”. Qualcuno informi il ministro degli Esteri e, visto che c’è, anche la presidente del Consiglio.

16 Maggio 2025

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