La guerra tra bande

Ucciso Al Kikli, uno dei boia di Tripoli accolto a Roma

Voli sospesi, spari per strada, giornata di guerra attorno all’aeroporto controllato da Almasri, il torturatore riportato a casa da Meloni con volo di Stato

Esteri - di Angela Nocioni

14 Maggio 2025 alle 13:30

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Foto da X
Foto da X

La guerra delle varie bande armate che si contendono il potere a Tripoli ieri non è stata occultabile. Voli sospesi dallo scalo di Mitiga a quello di Misurata, raffiche di mitra in aeroporto e sparatorie in molti quartieri nelle 24 ore di caos armato seguite alla diffusione della notizia dell’uccisione di Al Kikli, noto come Gheniwa, capo del Ssa (Stability Support Apparatus), milizia dal 2021 sotto il controllo diretto della banda dell’attuale premier Dabaiba che ha ora in mano il controllo della parte ovest della Libia (a est, in Tripolitania, comanda Haftar).

Al Kikli, noto alla Corte penale internazionale perché accusato di crimini contro l’umanità anche da denunce dell’Onu e del Dipartimento di stato Usa, è uno dei boia libici che sono soliti scorrazzare a piacere in Italia dove si sentono tranquilli e protetti. Refugees in Lybia aveva denunciato nel marzo scorso il soggiorno lampo di Al Kikli a Roma. Sui social di suoi scagnozzi libici erano comparse le foto di lui e altri cinque uomini del gruppo di Dabaiba. Una delle foto di ritrae festanti in una stanza della clinica privata European Hospitale, nel quartiere romano dell’Eur, nel reparto lunga (e carissima) degenza attorno al letto di Adel Juma, venuto in Italia ad operarsi dopo esser stato gambizzato il 18 febbraio a Tripoli. Pare che la rappresentanza diplomatica libica a Roma abbia una convenzione con la clinica.

Al Kikli è stato ucciso il 12 maggio in quella che i suoi uomini definivano ieri “una imboscata”. E’ stato uno del gruppo di Almasri, il torturatore libico sottratto dal governo Meloni al giudizio della Corte penale con apposito volo di Stato della Repubblica Italiana che l’ha riportato il 21 gennaio a Tripoli dove ha ripreso la sua attività di capo dei torturatori delle carceri della capitale come testimoniano molti dei migranti che, scappati dalle celle sotto il suo controllo, riescono ad arrivare vivi in Italia. Anche Al Kikli è accusato di un a lunga lista di crimini, non si sa però se il suo nome sia tra quelli degli 86 ricercati la cui identità è mantenuta segreta (perché la Cpi giustamente non si fida degli Stati che teoricamente dovrebbero collaborare con la Corte dell’Aja). Le sue milizie, tra i gruppi più vecchi attivi a Tripoli, sono considerate interne al ministero dell’interno e in opposizione a quelle che hanno in mano il ministero della difesa, ma sono distinzioni fittizie perché di governo fatto da banditi si tratta e i rapporti tra i vari gruppi rimane fluido anche all’interno delle istituzioni.

Al Kikli è venuto in Italia spesso negli ultimi anni, sicuramente è venuto l’estate scorsa per assistere alla Libyan premier league, il campionato di calcio gentilmente organizzato dal governo italiano per i suoi amici libici che hanno fatto in quell’occasione numerosi capricci, lamentandosi anche dello stato dei campi di calcio. Tra i tanti report sui crimini di Al Kikli c’è quello presentato da Amnesty International, a maggio nel 2022 che racconta la milizia di Al Kikli autrice di «sparizioni forzate, torture, uccisioni illegali e altri crimini di diritto internazionale».

Anche il Dipartimento di stato Usa risultano le sue milizie responsabili di «crimini contro l’umanità nelle prigioni di Ayn Zarah e Abu Salim». Il governo italiano, per nulla imbarazzato dalle foto del boia amico in vacanza a Roma, aveva lasciato dire a febbraio che Al Kikli sarebbe titolare di un visto per i paesi Schengen rilasciato a Malta nel 2023 e valido fino al 25 novembre 2025. Ricordiamo che lo scorso 28 gennaio, con i nostri servizi ancora sotto scacco per lo scandalo Almasri, il direttore dell’Aise Giovanni Caravelli era volato a Tripoli, si suppone fosse a perfetta conoscenza dei nomi dei ricercati dall’Aja coperti da segreto.

14 Maggio 2025

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