La visita del tycoon in Arabia Saudita
Gli affari di Trump in Medio Oriente: The Donald incassa commesse per armi e porta a casa un aereo extralusso
1,4 miliardi di dollari in armamenti: è questa la mega commessa che. Donald incassa dagli Emirati. E in regalo porta casa un aereo extralusso
News - di Umberto De Giovannangeli

Vede bin Salman. Si fa garante di un possibile incontro sul Bosforo tra Putin e Zelensky. Incassa il mega regalo – l’aereo extra lusso da 400 milioni di dollari, dell’emiro del Qatar e snobba l’amico (o forse ex) Netanyahu. Da Riad a Istanbul: è il Trump show. Da Gaza all’Ucraina. Può piacere o no, ma il player su scala internazionale è il tycoon, anche per mancanza di competitor decenti.
Arrivato a Riad, Donald Trump è stato accolto all’aeroporto dall’erede al trono saudita, il principe Mohammed bin Salman. Dopo lo scambio dei saluti, il presidente americano e Msb sono entrati in una sala dell’aeroporto, dove si sono seduti su lussuose sedie viola con finiture dorate sotto i ritratti dei membri della famiglia reale saudita. Da parte americana con Trump c’erano il segretario di Stato Marco Rubio, il segretario alla Difesa Pete Hegseth, al Commercio Howard Lutnick e all’Energia Cjris Wright. La geopolitica s’intreccia indissolubilmente con la diplomazia degli affari. Gli Stati Uniti hanno venduto armi agli Emirati Arabi Uniti per un valore di oltre 1,4 miliardi di dollari. L’annuncio, dato dal Dipartimento di Stato Usa, arriva mentre il presidente americano Donald Trump è impegnato in un tour regionale che lo porterà negli Emirati, dopo aver visitato Arabia Saudita e Qatar. La vendita delle armi destinate agli Emirati Arabi Uniti, che è stata approvata e notificata al Congresso, comprende 1,3 miliardi di dollari per elicotteri Chinook e 130 milioni di dollari per parti e supporto per i caccia F-16. La Cnn ricorda inoltre che gli Emirati Arabi Uniti si sono impegnati a spendere 1,4 trilioni di dollari in investimenti statunitensi in 10 anni.
Da un fronte all’altro. Coloro che “vogliono male” alla Russia sono pronti ad adottare nuove sanzioni contro Mosca anche “a loro discapito” perché sono “deficienti”. Lo ha affermato il presidente Vladimir Putin in una conferenza sull’economia, riferendosi alle minacce della coalizione dei cosiddetti Volenterosi di inasprire le sanzioni. “Quindi – ha detto ancora Putin – ovviamente dobbiamo tenerlo a mente, che potrebbero fare ciò di cui parlano pubblicamente, e, naturalmente, dobbiamo ridurre al minimo gli effetti negativi su di noi”. «Se Putin non viene, significa che non vuole finire la guerra». «Io sarò in Turchia – ha spiegato il presidente ucraino -. Ci sarà anche il presidente Erdogan. Tutti sono pronti a incontrare il leader russo. Farò di tutto per incontrarlo, ovunque in Turchia». Così il presidente ucraino. Ma, ha aggiunto Zelensky, «penso che Putin non voglia che la guerra finisca, non voglia un cessate il fuoco, non voglia negoziati». “Non conosco la decisione del presidente degli Stati Uniti, ma in ogni caso, se confermasse la partecipazione, penso darebbe una spinta ulteriore all’arrivo di Putin”, afferma ancora Zelensky, parlando con i giornalisti nel corso di un briefing riferendosi ai colloqui attesi in Turchia.
“Penso che Volodymyr Zelensky abbia fatto bene a dire ‘Ok, sono disposto a incontrare Putin’, penso che sia una buona mossa se si siedono al tavolo”. A sostenerlo è l’Alto rappresentante Ue Kaja Kallas alla conferenza sulla democrazia a Copenaghen. “Ma non credo che Putin oserà farlo”, ha aggiunto. L’agenzia azera Apa e la tv cinese Cgtn sostengono che dovrebbero essere il ministro degli Esteri Lavrov e il consigliere per gli affari internazionali Ushakov a guidare la delegazione russa. Zar o non zar, Mosca detta le sue condizioni. Nei negoziati per la fine del conflitto in Ucraina bisognerà discutere «l’entrata nella Federazione russa» dei «nuovi territori», vale a dire delle regioni ucraine che attualmente sono parzialmente occupate dalle forze russe. Lo ha detto il viceministro degli Esteri Serghei Ryabkov, citato dall’agenzia Ria Novosti. Le trattative, ha sottolineato Ryabkov, devono «garantire il riconoscimento delle realtà che si sono create negli ultimi tempi».
«L’Ucraina è aperta a qualsiasi formato negoziale con la Russia, ma il cessate il fuoco deve essere la prima condizione, la principale». È il messaggio arrivato da Andriy Yermak, capo dell’Ufficio del presidente ucraino, come rende noto la presidenza ucraina dopo un intervento di Yermak in videocollegamento al Copenaghen Democracy Summit 2025. «Abbiamo confermato che il presidente Zelensky è pronto e sarà in Turchia. Ieri (lunedì, ndr) il presidente Trump ha fatto una dichiarazione molto forte e molto chiara, affermando che si aspetta entrambi i leader siano presenti in Turchia – ha aggiunto – Valuta anche una visita là. Ritengo che se Vladimir Putin si rifiutasse di venire in Turchia, sarebbe il segnale definitivo del fatto che la Russia non vuole porre fine a questa guerra, che la Russia non vuole negoziati né è pronta».
“Il presidente Donald Trump prima era irritato con Kiev, ora lo è con Mosca”. Lo ha detto l’Ambasciatore Usa alla Nato Matthew G. Whitaker alla vigilia della ministeriale esteri di Antalya. “Siamo più vicini che mai a trovare un accordo e mettere fine alla guerra e alla carneficina ma non posso prevedere cosa accadrà giovedì”, ha aggiunto. “Nessuna delle parti sarà felice al 100% della accordo ma l’accordo deve tenere”, ha sottolineato. Alla domanda se gli Usa sono disposti a fornire il cosiddetto backstop alla coalizione dei volenterosi ha risposto: “Queste sono decisioni del presidente”.
Lunedi mattina, poco prima di partire per l’Arabia Saudita, Trump ha commentato così il tira e molla in corso sul vertice in Turchia: «Sto pensando di volare a Istanbul. Ho un sacco di incontri in programma, ma c’è una possibilità di andare, se penso che accadranno delle cose». Quindi ha ammonito i giornalisti a non sottovalutare l’opportunità: «L’incontro in Turchia sull’Ucraina giovedì sarà molto importante, ne usciranno cose buone». E se lo dice lui…