L'esortazione del governo
Per ricordare il Papa dimentichiamo il 25 Aprile, Meloni chiede “sobrietà” per gli 80 anni dalla Liberazione
Quando dice di richiamarsi al messaggio di Francesco e di aver imparato da lui moltissimo, Giorgia lo pensa sul serio. Non è che si veda tanto, però.
Politica - di David Romoli

Il lutto nazionale durerà cinque giorni, fino a sabato. Gli esponenti del governo si asterranno da impegni ufficiali ma oggi il Parlamento ricorderà ufficialmente Bergoglio. Le manifestazioni per il 25 aprile si terranno, ma con un invito alla “sobrietà” che manda in bestia Fratoianni: “Sono allergici alla liberazione dal fascismo e dal nazismo”.
Cordoglio unanime, applausi corali. Qualcuno esalta il papa scomparso a buon diritto, qualcuno decisamente meno. Cosa potesse mai piacere a Donald Trump del messaggio del pontefice più attento alla base della piramide sociale che ci sia mai stato è misterioso. The Donald non ha spiegato, con un Easter Bunny al suo fianco, insomma con un tizio travestito da tradizionale coniglio pasquale, ha ricordato “il brav’uomo che ha lavorato sodo e amava il mondo”. E questo, ha aggiunto, “è un onore”. In compenso le bandiere americane sono state esposte a mezz’asta e sabato per i funerali Trump sarà a Roma. Come la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, Zelensky e Macron. Il governo italiano spera di poter sfruttare la circostanza per imprimere un’accelerazione al vertice Usa-Ue che dovrebbe tenersi a Roma, location sulla quale però non concordano pezzi da 90 come proprio Macron, lo spagnolo Sanchez, il polacco Tusk. Un incontro anche informale tra il presidente degli Usa e quella della Commissione Ue potrebbe porre le basi per il vertice e, negli auspici di Giorgia, risolvere subito la querelle sul dove organizzare il summit giocando d’anticipo.
Al funerale non ci sarà Putin, anche per evitare l’arresto su mandato di cattura emesso dalla Corte internazionale di giustizia, ma lo zar era stato tra i primi a esprimere cordoglio per “la persona eccezionale”. Ieri si è aggiunta anche la Cina. Dopo 24 ore di silenzio, Pechino ha manifestato cordoglio ricordando i “contatti costruttivi” e gli “scambi proficui”. Nel coro mondiale spicca la sola bocca che resta serrata: quella di Bibi Netanyahu. E’ l’unico a non dire una parola, neppure un secco e formale messaggio di cordoglio, a differenza del presidente di Israele Herzog che ricorda l’impegno di Francesco per la pace e per la liberazione degli ostaggi. Una ennesima pessima scelta da parte del premier israeliano, che reagisce così alla vicinanza del papa alla popolazione di Gaza: telefonava al parroco di Gaza padre Gabriel Romanelli, ancora nell’Urbi et Orbi di sabato scorso definiva la situazione della Striscia “ignobile” e proprio quella con padre Romanelli è stata una delle sue ultime telefonate, sabato scorso.
Tra i leader italiani il meno emotivamente coinvolto dovrebbe essere Salvini. Sulla famiglia certo concordava con il pontefice, però su tutto il resto no e non è che fossero particolari. Più o meno l’intera agenda politica del leghista. Onore al merito, Salvini non pecca di ipocrisia. Non si finge costernato. Non esalta un papa che non gli piaceva affatto. Laconico come mai nella sua lunga carriera di esternatore si limita a constatare che “papa Francesco ha raggiunto la casa del Padre”. Poi si allarga di più e si appiglia alla posizione del papa sulla guerra in Ucraina, al suo pacifismo molto diverso dai furori delle capitali occidentali, alle critiche riservate alla Nato: “Conto che tutti i cuori si aprano al concetto di pace che papa Francesco ci ha portato”.
La freddezza di Salvini spicca a confronto con l’emozione ostentata dalla premier. “Ci lascia un grande uomo e un grande pastore. Ho avuto il privilegio di godere della sua amicizia, dei suoi consigli e dei suoi insegnamenti, che non sono mai venuti meno neanche nei momenti di prova e di sofferenza”, aveva dichiarato a caldo. Poi era tornata sul tema al Tg1 spingendosi ben oltre: «Io e il papa avevamo un rapporto molto più assiduo di quanto si vedesse, molto oltre i nostri ruoli istituzionali per cui ci siamo visti anche solo per scambiarci qualche opinione, lui era capace di dare conforto anche nei momenti più complessi. C’era davvero una quotidianità nei nostri rapporti, porto tanti ricordi personali». Infine, con un’intervista pubblicata ieri dal Messaggero, racconta di essersi sentita con Bergoglio ancora sabato scorso.
Data la distanza tra le posizioni del papa e quelle delle premier è inevitabile sospettare che Giorgia stia tirando spudoratamente la salma dalla sua parte. Non è così. Il rapporto c’era davvero ed effettivamente molto più intenso e frequente di quanto entrambi non lasciassero trasparire. Al papa Giorgia piaceva per diversi motivi. Apprezzava moltissimo il fatto che si trattasse di una premier donna, condividevano il senso dell’umorismo. Forse, pensando a come Francesco ha interpretato il suo ruolo di capo di Stato, con quanto decisionismo e con quale centralizzazione, c’erano anche altre affinità. Ma questa forse è solo un’illazione. Di certo c’è solo che il cordoglio della premier è sincero e non propagandistico. Come è sincero quello di Sergio Mattarella, che a propria volta aveva un rapporto diretto e abbastanza stretto con il papa, anche se non così intimo, tanto da potersi definire vera amicizia, come quello che c’era stato con Giorgio Napolitano. Quando dice di richiamarsi al messaggio di Francesco e di aver imparato da lui moltissimo, Giorgia lo pensa sul serio. Non è che si veda tanto, però.