La sentenza di Parigi
Marine Le Pen è una nemica, ma ha diritto di difendersi
Non lasciamo che la Le Pen e il suo partito si presentino come vittime, proprio loro che chiedono sempre più severità nelle sanzioni contro le proteste popolari
Esteri - di Jean-Luc Mélenchon

L’azione della France Inoumise (il partito di sinistra fondato da Melénchon nel 2016) contro l’estrema destra si inserisce in un calendario politicamente ben ponderato. Alla fine della sequenza dei cinque rifiuti da parte del Partito socialista di votare la censura (la mozione di sfiducia n.d.r.) del governo Bayrou, è diventato chiaro che il signor Macron era fuori dall’impasse in cui lo avevamo bloccato con la censura del governo Barnier. E su questo fallimento, il Raggruppamento nazionale (il partito di Marie Le Pen n.d.r.) e le sue idee potevano costruire lo spazio per riprendere l’iniziativa nella situazione politica. Questo è ciò che è stato dimostrato dalle dichiarazioni del Primo Ministro e del Ministro dell’Interno che copiano i principali elementi del linguaggio dell’estrema destra.
Da allora, ci siamo preparati ad affrontare questo nuovo inizio di attività e di influenza da parte dell’estrema destra. Tanto più che, in tutta la Francia, si moltiplicavano le aggressioni e le azioni di commando dei loro militanti più estremisti. Ecco perché, non appena si è constatata la distruzione del Nuovo Fronte Popolare (alleanza elettorale di partiti francesi di sinistra nata in vista delle elezioni legislative anticipate convocate da Macron per il 30 giugno ‘24) da parte della complicità con il potere del Partito socialista (che ne faceva parte n.d.r.) ci siamo impegnati sulla strada della mobilitazione sociale. (…)
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Decine di migliaia di persone hanno marciato in tutte le grandi città della Francia contro il razzismo e l’estrema destra. Sapevamo allora quanto il 31 marzo, giorno della pronuncia del giudizio della signora Le Pen e dei suoi complici, sarebbe stata una data chiave. Il fascicolo processuale e ciò che abbiamo seguito dello svolgimento del processo ci hanno fatto pensare che il Rn non avrebbe potuto evitare la sanzione. E che la sua principale dirigente, la stessa signora Le Pen, non ne poteva uscire bene a causa del coinvolgimento personale nell’organizzazione del reato. Abbiamo quindi pensato che l’estrema destra si sarebbe impegnata in un’azione di mobilitazione che potrebbe ancora assumere una forma sediziosa. Non vogliamo mai essere colti alla sprovvista.
Naturalmente, avevamo visto come il Rn aveva, al fianco del Ps, rifiutato la mozione di sfiducia al governo. Naturalmente, avevamo visto come il Rn ha permesso l’elezione del signor Ferrand a capo del Consiglio costituzionale. Ma non abbiamo mai creduto che i meccanismi giudiziari si verifichino per effetto delle cinture di trasmissione. Tranne nei casi di “lawfare”, cioè quando il potere e i media si impegnano direttamente in asse, come è stato il caso in modo spettacolare in Brasile contro Lula, per prendere un esempio conosciuto in tutto il mondo. Non abbiamo quindi dubitato che in ogni ipotesi il Rn sarebbe stato sanzionato e che sarebbe stata applicata la pena di ineleggibilità. Quello che non avevamo considerato è che la pena sarebbe stata “esecutiva”. Cioè immediatamente applicabile e senza alcun ricorso legale contro questa applicazione immediata. Ma il nostro disaccordo su questo punto non toglie nulla alla nostra determinazione a non lasciare che il Rn si presenti come vittima per liberarsi delle sue responsabilità, proprio loro, il partito che richiede sempre più severità nelle sanzioni contro le azioni popolari.
Non appena questa decisione è stata evidente, ci siano convinti che fosse necessario mobilitarsi e mantenere una vigilanza militante di alto livello nei confronti del Rn, tenendo conto di tutto ciò che la storia della Francia ci insegna sulla capacità dell’estrema destra di mobilitarsi contro le istituzioni della democrazia. Per quanto imperfette siano, il nostro dovere è difenderle. Abbiamo un precedente. Ricordiamo la manifestazione della polizia contro la giustizia a cui si erano associate in modo assolutamente sconsiderato non solo tutta la destra, ma anche tutta la sinistra tradizionale. Anche se gli slogan puntavano il dito contro la giustizia e “i giudici” stessi, senza che questo disturbasse coloro che hanno sostenuto questa manifestazione come il Ps e il Partito comunista francese. Fortunatamente noi della France Insoumise siamo rimasti saldi in difesa dei valori fondamentali, da soli!
Oggi difendiamo i giudici minacciati fisicamente dai teppisti di estrema destra. Ma non abbiamo nemmeno intenzione di rinunciare al nostro rapporto critico a questa giustizia se ricordiamo le ottocento condanne al carcere contro i gilet gialli e le 750 contro chi ha partecipato alle rivolte urbane. Nell’immediato, la mobilitazione deve essere pensata come una mobilitazione collettiva, il più unitaria possibile per poter essere la più profonda e la più riuscita. Questo è il senso della scelta della data del 1° maggio poiché tutti i rami della nostra grande famiglia politica la rivendicano e vi si associano ogni anno. Ci è sembrata la data più semplice e più ovvia per un tale obiettivo. Il 1° maggio è tradizionalmente il giorno di celebrazione delle lotte dei lavoratori e di presentazione delle loro rivendicazioni essenziali. Certamente, in Francia, è raro che si arrivi all’unità sindacale quel giorno. Ma la nostra idea è che in ogni caso la data è nota a tutti. Nella storia, è stato dimostrato che poteva essere il momento del raduno contro l’avversario di estrema destra. Ecco perché abbiamo annunciato che vi parteciperemo in gran numero. E abbiamo invitato tutte le nostre organizzazioni di base a che sia così. Ciò significa che faremo più di quello che facciamo da anni quel giorno associandoci alla sfilata tradizionale. Vogliamo che la gran maggioranza delle persone si trovi lì. E che la sua protesta si esprima nel modo più forte e coerente possibile.
Un 1° maggio che dovrebbe tenere insieme le rivendicazioni contro la guerra sociale intrapresa in questo paese dall’oligarchia del governo contro gli ambienti popolari, di cui il Rn è il braccio politico. Ma anche una manifestazione per la pace, contro la guerra, e l’economia di guerra poiché si finanzia sui bilanci sociali. E contro tutto ciò che è una preparazione della guerra stessa, poiché ai nostri occhi, preparare la guerra non è volerla evitare, è al contrario prepararsi a doverla subire. Su questi due assi, sembra che tutti possano essere d’accordo e trovarsi presenti. Si tratta di opporsi concretamente all’estrema destra e far valere gli obiettivi che sono tradizionalmente quelli della società di pace e di giustizia sociale che la sinistra politica, i sindacati e le associazioni di difesa dei diritti umani incarnano.
Ecco perché questa data diventa un nuovo simbolo ai nostri occhi. E la sua vocazione ad essere un evento è rafforzata. Ognuno si trova ormai di fronte alla responsabilità del proprio impegno personale in questa causa comune. (…) Bisogna non lasciare che i giovani soli portino l’onere del rifiuto dell’estrema destra. Il nostro dovere è quello di non lasciare mai che le nostre basi siano divise da competizioni astratte e mortali, come il Ps cerca di crearne continuamente su tutti gli argomenti per proteggere il suo accordo con il governo di Macron, consentendo commenti mediatici sulla “sinistra divisa”.