L'orgia dei poteri

Democrazia sotto attacco: in Francia e Usa dilaga la sovversione

La sovranità popolare può essere messa in discussione da un giudice che si appiglia a un illecito amministrativo (Francia). La Costituzione da un Presidente dichiaratamente eversivo (Trump)

Esteri - di Piero Sansonetti

2 Aprile 2025 alle 13:00

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Foto collage Lapresse
Foto collage Lapresse

In Francia un’esponente della magistratura ha deciso, sulla base di una sua valutazione, di escludere Marine Le Pen dalla corsa per l’Eliseo prevista per il 2027. Ne aveva il potere. Marine Le Pen – leader indiscussa della destra francese – secondo i sondaggi, era la favorita. Cioè aveva buone possibilità di essere eletta presidente ed era praticamente certa di arrivare al ballottaggio. Negli Stati Uniti d’America l’attuale presidente, Donald Trump, ha annunciato che intende sfidare la Costituzione che vieta ai presidenti di correre per un terzo mandato, e ha già in mente un sotterfugio per riuscire nel suo intento.

Il sotterfugio consiste in questo: Trump si presenterebbe alle elezioni del 2028 come vice di un candidato fantoccio, e subito dopo le elezioni il fantoccio si dimetterebbe lasciando a Trump la terza presidenza. L’emendamento 22 alla Costituzione americana, approvato nel 1947, stabilisce esplicitamente il divieto per chiunque di essere presidente degli Stati Uniti per più di 4 anni. Era stato immaginato e approvato dopo l’esperienza della presidenza Roosevelt che era durata 13 anni. Prima di Roosevelt nessun Presidente aveva governato per più di 8 anni. Trump è l’unico, tra le 45 persone che si sono alternate alla Presidenza degli Stati Uniti, ad avere tentato di invalidare i risultati delle urne e di delegittimare il suo successore, nel 2020, mandano i suoi fans ad assaltare il Parlamento.

Siamo di fronte a due fatti allarmanti. Perché riguardano l’aspetto più solido della democrazia, che è il suo impianto formale; e riguardano i due paesi creatori della democrazia moderna. Per la prima volta dal dopoguerra, credo, ci troviamo di fronte all’ipotesi concreta che i due paesi più importanti dell’Occidente, e forse del mondo, rinuncino a un tratto essenziale della democrazia politica fondata sulla sovranità popolare. La Francia per l’intervento e la volontà eversiva di una magistrata. L’America per la scelta dichiaratamente golpista del suo presidente. In tutti e due i casi si svolgeranno elezioni che violano il diritto. La questione francese ci propone una novità notevole (anche se largamente anticipata dalle recenti vicende italiane). E cioè il fatto che l’equilibrio tra i poteri si è sgretolato. Un gruppo molto ristretto di magistrati è in grado di inceppare la macchina elettorale e di deviare i destini politici del paese.

Cosa è successo in Francia? Marine Le Pen è stata condannata perché i magistrati hanno scoperto che un po’ più di dieci anni fa alcuni militanti del partito della Le Pen furono pagati dal Parlamento europeo e svolsero poi attività politica fuori del Parlamento e a favore del partito che li aveva assunti. Non ci vuole molta esperienza per sapere che da molti decenni, o forse secoli, questo avviene in tutti i partiti, e non sembra una cosa particolarmente grave o infamante. Anche perché è molto difficile stabilire cosa sia utile per gli interessi europei di un partito e cosa invece sia utile per gli interessi nazionali. Ed è comunque un principio saldo della giurisprudenza moderna che la responsabilità di un imputato può essere solo personale. Difficile immaginare che Marine Le Pen possa essersi occupata personalmente delle buste paga di alcuni collaboratori minori del gruppo parlamentare europeo. Ed è francamente inspiegabile la pesantezza della pena. Quattro anni di prigione e fuori dalla vita politica. Una pena simile a quella che si dà a uno stupratore.

Il caso Le Pen è paragonabile a quello che in Italia è il caso Todde, governatrice della Sardegna. Le si contestano alcune irregolarità contabili nei bilanci della campagna elettorale, ma chiunque capisce che le sue responsabilità sono zero e che il reato non esiste. Al massimo può essere una irregolarità amministrativa e può essere sanzionata con una multa. Invece è a rischio la regolarità della sua elezione. In effetti i paragoni con l’Italia possono essere molti. Anche qui fu una discutibilissima sentenza (accompagnata dalla folle legge-Severino) che mise fuori gioco il capo della destra (cioè Berlusconi) e modificò radicalmente gli equilibri politici nazionali e le leadership. Parliamo di 12 anni fa.

Prima ancora c’era stata Tangentopoli. Che aveva spazzato via Craxi, Andreotti, De Mita e altri 2 o 300 leader politici. È chiaro che l’Italia è stata l’esempio. Tanto che anche in Francia in quegli stessi anni (tre o quattro anni dopo) fu approvata una legge fotocopia della legge-Severino, che si chiama legge Sapin. È evidente che questo insieme di cose mette chiara davanti a noi una domanda: può esistere equilibrio di poteri se la discrezionalità di un giudice decide chi farà il presidente della Repubblica? Penso che la risposta sia no. E che appaia ormai evidente che in tutti i sistemi politici moderni si sta realizzando uno strapotere della magistratura che limita o azzera i valori essenziali della democrazia.

Negli Stati Uniti il processo è opposto. È il potere del Presidente – che fino a ieri sembrava essere ben bilanciato da un sistema di contrappesi – ad apparire sproporzionato. Finora non lo è stato anche perché i presidenti erano controllati dai partiti, che ponevano loro dei limiti, e perché si sono sempre comportati in modo leale verso l’istituzione. Ora il meccanismo si è inceppato perché il potere è finito nelle mani di una persona certamente non leale e non equilibrata. Possibile che sia sufficiente il carattere eversivo, o il delirio di potenza di una persona a fare saltare il più importante sistema democratico del mondo?

Sarebbe da irresponsabili non ragionare su questi avvenimenti. Probabilmente le democrazie non hanno bisogno di maggior decisionismo e di maggiori poteri giudiziari. Bisogna invece, al contrario, studiare dei sistemi per limitare sempre di più i poteri. Di tutti i poteri. L’equilibrio tra i poteri si trova solo in presenza di poteri depotenziati.

2 Aprile 2025

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