L'illegittimità della norma
La Consulta boccia il 41bis: “Garantire più ore d’aria al regime del carcere duro”
Per i giudici è incostituzionale e irragionevole il limite di due ore, rispetto alle 4 che spettano ai detenuti in regime ordinario. Domani alla Camera seduta straordinaria sull’emergenza carceri. Ieri il 19esimno suicidio dietro le sbarre
Giustizia - di Angela Stella

È illegittima la norma che limita a due le ore d’aria quotidiane per i detenuti al 41 bis, al contrario di chi è detenuto in regime ordinario che può usufruire di almeno quattro ore. Lo ha sancito la Corte costituzionale che, con una sentenza depositata ieri, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale rispetto agli articoli 3 e 27 Cost. dell’articolo 41-bis, comma 2-quater, lettera f), primo periodo, della legge di ordinamento penitenziario, limitatamente all’inciso “a una durata non superiore a due ore al giorno fermo restando il limite minimo di cui al primo comma dell’articolo 10”.
La questione di legittimità costituzionale era stata sollevata da Tribunale di sorveglianza di Sassari. I giudici costituzionali hanno ritenuto che “il limite massimo di due ore al giorno, stabilito dalla norma censurata in seguito al dimezzamento operato dalla legge numero 94 del 2009, non sia ragionevole, né conforme alla finalità rieducativa della pena, in quanto, mentre comprime, in misura ben maggiore del regime ordinario, la possibilità per i detenuti di fruire di luce naturale e di aria, nulla fa guadagnare alla collettività in termini di sicurezza, alla quale viceversa provvede, e deve provvedere, l’accurata selezione del gruppo di socialità, unitamente all’adozione di misure che escludano la possibilità di contatti tra diversi gruppi di socialità”. In sostanza, la Consulta ha espunto l’imposizione di un limite massimo di due ore d’aria per i detenuti al regime di carcere duro, e ha stabilito che le ore d’aria anche per loro devono essere almeno 4 al giorno, con possibilità di ridurle a due “per giustificati motivi” o per detenuti sottoposti “a sorveglianza particolare”.
La riduzione da quattro a due ore d’aria era stata prevista appunto dalla legge 94/2009 quando presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi e Ministro della Giustizia Angelino Alfano. Inoltre secondo la Consulta, “l’ampliamento delle ore della giornata in cui i detenuti in regime speciale possono beneficiare di aria e luce all’aperto contribuisce a delineare una condizione di vita penitenziaria che, non solo oggettivamente, ma anche e soprattutto nella percezione dei detenuti, possa essere ritenuta più rispondente al senso di umanità, in conformità alle specifiche raccomandazioni espresse sul punto dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT), richiamate dalla parte nell’atto di costituzione”.
Questa sentenza si inserisce in un contesto politico che va nella direzione opposta, ossia di minori garanzie verso i detenuti, specialmente se si sono macchiati di reati di criminalità organizzata. Solo qualche giorno fa, infatti, la premier Giorgia Meloni, commentando alcune intercettazioni di mafiosi siciliani, aveva ribadito: “Il nostro impegno nella lotta alla mafia è totale. Il 41 bis e l’ergastolo ostativo restano capisaldi imprescindibili”. E nelle stesse ore erano circolate indiscrezioni secondo cui Fratelli d’Italia starebbe lavorando per il “ripristino del divieto di concedere benefici penitenziari ai condannati in regime di 4 bis (cioè per reati ostativi come mafia e terrorismo, ndr) salvo che nei casi di collaborazione con la giustizia”. Una ipotesi giuridicamente irricevibile, visto che proprio nel 2021 la Consulta aveva definito incostituzionale la subordinazione assoluta dei benefici penitenziari alla scelta, del condannato all’ergastolo, di collaborare con la giustizia.
Forse è per questo e quindi per respingere qualsiasi possibile critica ad una decisione che agli occhi dei giustizialisti in Parlamento potrebbe essere letta come un indebolimento della lotta alla mafia che la Corte Costituzionale ha precisato che la sentenza “non pone in alcun modo in discussione l’impianto complessivo del regime speciale di cui all’articolo 41-bis, ma interessa esclusivamente un segmento particolare della relativa disciplina, qual è quello concernente la permanenza del detenuto all’aperto”. Insomma, in un momento in cui chi sta al Governo non perde occasione per attaccare le decisioni sgradite, la Consulta mette le mani avanti.
Intanto ieri siamo arrivati al 19 esimo suicidio nelle carceri: presso la Casa Circondariale di Verona due detenuti si sono tolti la vita in meno di 48 ore. Dopo il suicidio di domenica pomeriggio, un altro ristretto, italiano, si è tolto la vita ieri mattina, ha fatto sapere la Uilpa – Polizia Penitenziaria: “16mila reclusi oltre i posti disponibili e più di 18mila agenti mancanti alla Polizia penitenziaria, uniti a deficienze strutturali, logistiche e organizzative, costituiscono un mix esplosivo che lungi dal fare delle prigioni luoghi di recupero e rieducazione le trasformano in strutture di mera espiazione e morte”: ha dichiarato il Segretario Gennarino De Fazio. L’emergenza carceraria dunque prosegue e per questo domani, a meno di modifiche dell’ultimo momento dei lavori assembleari, si terrà la convocazione straordinaria di una seduta dell’Aula della Camera richiesta dalle opposizioni la scorsa settimana per discutere di due mozioni atte ad impegnare il Governo a mettere in campo iniziative per ridurre il sovraffollamento e migliorare la qualità di vita negli istituti di pena, sia dei lavoratori che dei detenuti.