L'anniversario della strage

Soccorso in mare, il naufragio di Cutro è stato l’inizio della fine

È il momento in cui, per la prima volta in Italia, la congerie di piccole norme, aggiustamenti di competenze, limitazioni del soccorso prodotti dal “livello politico” è diventata realtà. Ha segnato un prima e un dopo. E il dopo lo viviamo ancora

Cronaca - di Ammiraglio Vittorio Alessandro

26 Febbraio 2025 alle 13:30

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Foto Giovanni Isolino/LaPresse
Foto Giovanni Isolino/LaPresse

Cutro, due anni dopo. Era la notte fra il 25 e il 26 febbraio del 2023 quando un caicco turco carico di 180 persone andò a rompersi contro una secca nel mare in tempesta: furono 94 i morti, 11 i dispersi. Al di là dell’accertamento delle responsabilità (il procedimento è ancora in corso e le accuse di naufragio e omicidio colposo plurimo sono cadute su sei militari, quattro della Guardia di finanza e due della Guardia costiera), il naufragio di Cutro segna un prima e un dopo.

Prima di Cutro, abbiamo contato altre tragedie del mare e, tra queste, quella del 3 ottobre 2013 a Lampedusa in cui morirono 368 persone, fu la più funesta. Cutro costituisce, però, il momento in cui, per la prima volta in Italia, la congerie di piccole norme, di aggiustamenti di competenze, di limitazioni del soccorso prodotti dal “livello politico” è diventata realtà. Quel naufragio non fu un incidente, fu un effetto.

Il dopo-Cutro lo viviamo ancora: sta nel tentativo di ridurre il soccorso in mare ad azioni anni fa nemmeno immaginabili: l’appalto alle milizie libiche delle operazioni di inseguimento e di cattura dei migranti, la (fallimentare) attività di polizia per selezionare i naufraghi da deportare in Albania, il programmatico contrasto alle navi del soccorso civile. Nel dopo-Cutro le pratiche omissive o semplicemente assolutorie sono ormai una bandiera politica capace di sacrificare, con l’informazione, anche le regole del diritto.

Con queste premesse, altri naufragi saranno ancora possibili: per esempio, a settembre e a dicembre dello scorso anno, a sud di Lampedusa, due imbarcazioni sembra non siano state soccorse e, ancora qualche giorno fa, un gommone con diciassette persone (fra loro, quattro donne e due bambini di 10 e 11 anni), è stato lasciato per quattordici ore in attesa del soccorso. Non si tratta, ormai, soltanto di onorare i morti e di resistere alla demolizione del soccorso in mare, ma di mettere insieme i dati e di comporre un nuovo e diverso punto di vista unitario: serve all’informazione, agli studiosi del diritto, alla politica.

26 Febbraio 2025

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