Il provvedimento dopo il caso Albania
Decreto Flussi, è legge la “vendetta” di Meloni contro magistrati e Ong: segreto sui mezzi a Paesi terzi per fermare i migranti
Il decreto Flussi è legge. Il Senato ha infatti approvato il provvedimento, che aveva già avuto il via libera la scorsa settimana dalla Camera, con l’ok definitivo che ha ottenuto 99 sì, 65 no e un astenuto.
Sul testo il governo ha posto la questione di fiducia, così come già fatto anche a Montecitorio. Questo perché al di là delle disposizioni “ordinarie” sulla questione “in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato”, quello che doveva essere il tema originale del decreto, nel provvedimento il governo Meloni ha inserito tutte le sue battaglie contro l’immigrazione, le Ong e i magistrati, una “triplice di nemici” secondo l’esecutivo di Giorgia Meloni.
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L’emendamento Musk
Tra le misure contenute nel decreto c’è il cosiddetto “emendamento Musk”, firmato dalla deputata di FdI Sara Kelany, che sposta la competenza in materia di trattenimenti dei richiedenti asilo dalle sezioni specializzate in materia migratoria alle Corti d’Appello.
Emendamento che porta il nome del Ceo di Tesla e X dopo le critiche del miliardario americano ai giudici italiani “colpevoli” di non aver convalidato il trattenimento dei migranti provenienti da Egitto e Bangladesh nei Cpr fatti costruire dal governo Meloni in Albania.
I Paesi sicuri
Sempre a proposito di migranti e Albania, nel decreto il governo ha rinnovato l’elenco dei Paesi sicuri. Nella lista ci sono Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia: nell’elenco sono stati esclusi Camerun, Colombia e Nigeria, per i quali sono stati ravvisati elementi di criticità.
La guerra alle Ong
Il decreto prevede l’ennesima stretta nei confronti delle Ong impegnate nei salvataggi nel Mediterraneo.
In particolare viene ridotto da 60 a 10 giorni il termine entro il quale possono impugnare davanti al prefetto il provvedimento di fermo amministrativo dopo aver salvato i migranti in mare. In particolare nell’ultimo anno diversi fermi sono stati revocati dalle autorità giudiziarie italiane, smontando le sequele di accuse nei confronti delle Ong da parte del governo.
“Il vero obiettivo del provvedimento non è la gestione dei soccorsi in mare ma limitare e ostacolare la presenza delle navi umanitarie e arrivare a un piano di definitivo abbandono del Mediterraneo e di criminalizzazione del soccorso in mare”, è stato il commento all’approvazione del decreto da parte di una serie di Ong che hanno firmato una nota comune, tra cui Mediterranea Saving Humans, Medici Senza Frontiere, Open Arms, Resq, Sea Watch, Sos Humanity, Sos Mediterranee.
Il segreto sui mezzi a Paesi terzi
Il provvedimento passato oggi al Senato mette poi un muro alla trasparenza sugli accordi presi dall’esecutivo di Roma con Paesi terzi sulla gestione delle frontiere esterne ed in particolare sugli aiuti concessi a governi stranieri.
Il decreto Flussi prevede infatti la secretazione degli appalti per l’affidamento a paesi terzi di mezzi per il controllo delle frontiere: in sostanza non sarà più possibile venire a conoscenza del numero di motovedette che l’Italia invia alle “Guardie costiere” di Tunisia e Libia, da tempo finanziate dall’Italia e che da tempo sono nel mirino per le ripetute violazione dei diritti umani nei confronti dei migranti intercettati in mare.
La stretta per gli stranieri
Il testo del governo prevede poi una stretta per i ricongiungimenti familiari, rendendo necessari una serie di nuovi requisiti tra cui il soggiorno legale per almeno due anni, la conformità dell’alloggio, legata alla verifica del numero degli occupanti e ai requisiti minimi di superficie ed igienico-sanitari.
Viene poi stabilita la possibilità di revoca della protezione speciale, già fortemente colpita da precedenti misure approvata sempre dal governo Meloni.